Perché leggere questo articolo? Elena Basile è la nuova star dei talk show italiani. In meno di una settimana dallo scoppio della guerra tra Israele e Palestine ha già fatto discutere. E non solo per le proprie posizioni sul conflitto.
Tra i danni collaterali della guerra dovrebbero rientrare anche le ospitate televisive degli esperti di geopolitica. Non bastava Alessandro Orsini, “io professore mitomane” a cui la guerra in Ucraina è valsa un’estenuante collezione di gettoni tv e una collaborazione col Fatto Quotidiano. Il riesplodere del conflitto israelo-palestinese ha accesso i riflettori su una collega di redazione. Elena Basile è la nuova star delle cagnare nei salotti televisivi italiani. In meno di una settimana è già al centro delle discussioni, non solo per le sparate sulla guerra.
Basile, la nuova “io professione mitomane” della guerra e romanziera
Basile è nata a Napoli nel 1959. Si è laureata all’Orientale in Scienze Politiche e da li ha intrapreso una carriera diplomatica che in queste ora sta facendo discutere. Ma ci torneremo. E’ in pensione dallo scorso giugno e da tempo si è dedicata all’attività editoriale. Lo testimoniano anche le biografie social scelte da Basile. Il profilo Linkedin recita: “Scrittrice di narrativa e commentatrice di politica Internazionale“. Su quello Facebook aggiunge pure “creator digitale“. Basile ha pubblicato diversi romanzi: il più celebre è “In famiglia”. Hanno però avuto un discreto successo anche “Miraggi” e “Una vita altrove”, del 2014, finalista al Premio Roma.
Basile ha motivato questo avvicinamento senile alla scrittura con la solitudine. Ha dichiarato di essersi sentita sola, dovendo cambiare abitudini e luoghi per lavoro. In un’intervista rilasciata a Il Riformista dell’aprile del 2022 aveva sostenuto che “la scrittura che deve essere innanzitutto libera. Nel momento storico ed esistenziale che viviamo credo che le donne siano protagoniste“.
Col pensionamento, l’ex diplomatica ha alternato ai libri la pubblicazioni di articoli sul Fatto quotidiano. Nella testata che ospita le analisi di Alessandro Orsini, Basile ha iniziato a scrivere con lo pseudonimo di “Ipazia“, poi sostituito dal nome vero. Non dovrebbero stupire – visto l’orientamento sul conflitto del quotidiano diretto da Marco Travaglio – le posizioni filorusse della nuova regina dei talk show. Eppure, sono riuscite a ritagliarsi un posto di spicco nel pacato e per nulla confusionario dibattito nostrano sulla guerra di Putin. In “La posizione di Kiev mette a rischio tutti gli ucraini“, del 5 luglio scorso, Basile indicava Zelensky come colpevole di “aver mandato a morte 250mila giovanissimi (arrotondo per difetto) e sta per farne massacrare altri assecondando la volontà della Nato”.
La (quasi) “ex ambasciatrice” fa discutere
E potevamo noi venire lasciati senza un’opinionista di questo calibro? Certo che no. E infatti, fatto calare il sipario mediatico sulla guerra in Ucraina – tutt’altro che prossima alla conclusione, ma è la legge dello share, baby – che ci ha portato in dono il professor Orsini, ecco Basile pronta a raccogliere lo scettro del testimone per infiammare il dibattito sul Medio oriente. Le sue ospitate televisive stanno facendo discutere, proprio perchè giustificate dalla carriera diplomatica di Basile.
La qualifica di “ex ambasciatrice” che compare in sovraimpressione nei sottopancia a ogni piè sospinto non va proprio già alle rappresentanze diplomatiche italiane. Al punto che il Sndmae, Sindacato dei diplomatici italiani, è intervenuto sul titolo di “ambasciatrice” scelto da Basile – per questioni ideologiche, visto che fino a poco tempo fa era riservato solo alle mogli degli ambasciatori. La definizione per l’Sndmae sarebbe scorretta, in quanto Basile – si legge nel comunicato – “non è mai pervenuta al grado apicale della carriera, come un utilizzo improprio del titolo di ambasciatrice farebbe presumere“.
“La dottoressa Basile – puntualizza il sindacato – si è infatti dimessa dalla carriera diplomatica con il grado di ministro plenipotenziario, e sebbene, dopo aver servito a Tananarive, Toronto, Budapest e Lisbona abbia svolto nel corso della sua carriera anche le funzioni pro tempore di capo missione in Svezia e Belgio non è mai stata promossa al grado di ambasciatrice. Non si tratta di una mera distinzione formale, ma di una corretta informazione del pubblico, dal momento in cui l’appellativo di ambasciatore/ambasciatrice incide direttamente sulla percezione dell’autorevolezza dell’interlocutrice».
Basile, diplomatica e non ambasciatrice, che fa discutere
Non sono certo queste sottigliezze – o “burocrazia ridicola, meschina. Macchina del fango” a detta dell’ex diplomatica – a fermare Basile dal prendersi la scena tv. In meno di due giorni l’ex diplomatica ha bucato lo schermo di La7. Prima nel salotto di Lilli Gruber, dove ha mandato su tutte le furie Beppe Severgnini invitando a smettere “di descrivere le democrazie occidentali come un giardino di fiori e di rose“; poi facendo arrabbiare Aldo Cazzullo per il cinismo nel definire “pochissimi” gli ostaggi americani di Hamas perchè possano avere un peso negli scambi. Ieri sera la ruota dell’incazzatura è toccata proprio a Basile, che ha abbandonato lo studio – sempre di La7 – di Piazza Pulita. L’ex diplomatica ha minacciato di abbandonare il tavolo condotto di Corrado Formigli, che fortunatamente (?) è riuscito di riportarla alla calma. Non c’è niente da fare: le guerre portano con sé immani tragedie, ma anche nuove stelle del firmamento televisivo.