Perché leggere questo articolo? Gli Studenti in tenda tornano a protestare, stavolta contro Coima. Il fondo immobiliare, fondato da Manfredi Catella, viene additato di speculazione dagli universitari. Che però non risparmiano nemmeno Comune e Statale, che permettono queste operazioni ai privati. L’intervista di True-news.it a Tende in piazza Milano che ha protestato contro il fondo e l’Università.
Gli studenti tornano in tenda. Non solo fuori dalle università, ma di fronte alla sede di quelli che additano come “primo colpevole di questa situazione“. Martedì 17 ottobre, nella giornata di mobilitazione indetta contro il caro-affitti, hanno svolto un’azione dimostrativa di fronte alla sede di Coima, il fondo immobiliare di Manfredi Catella, in Porta Nuova. True-news.it ha intervistato alcuni studenti del movimento che è tornato a mettere le tende fuori dalle università, per capire le ragioni profonde di questa protesta.
Le accuse degli studenti a Coima e al pubblico
Giorgia Salvati, membro di Tende in piazza ha partecipato all’azione dimostrativa sotto la sede di Coima martedì. “La questione della speculazione edilizia e immobiliare è avvallata sempre di più dalle politiche portate avanti nazionale, regionale e comunale, con la connivenza delle università”. Per il movimento di studenti e precari, nato per protestare contro il caro-affitti, dietro la speculazione edilizia dei privati ci sarebbe anche la connivenza del pubblico.
Lo scorso 27 settembre, l’Università di Milano ha organizzato una Giornata del diritto allo studio. Di fronte al Rettore e alle istituzioni aveva preso la parola anche un rappresentante di Cambiare Rotta, per criticare gli squilibri nella partnership tra pubblico e privato sulle residenze universitarie. “L’università dagli anni Novanta segue i dettami dell’Unione europea per dare vita alla cosiddetta economia della conoscenza. Così è iniziato il passaggio che ha aperto l’università ai privati”. Senza astrattismo, servono meno chiacchiere sul diritto allo studio. L’università, se inserita nella filiera produttiva privata, non può garantire questo diritto agli studenti. Ci vogliono investimenti solo su residenze pubbliche, senza co-housign sociale e residenze diffuse”.
Cosa non funziona nella partnership pubblico-privato sulle residenze
Gli studenti di Tende in piazza considerano la carenza di residenze universitarie e il caro-affitti una questione strutturale. Che comincia in un momento preciso. “La legge 338 del 2000 ha impedito qualsiasi forma della regolamentazione dei privati nella creazione di studentati. Non c’è una forma di regolamentazione a livello legislativo, e per questi i privati possono accedere al mercato immobiliare edilizio e renderlo insostenibile” prosegue Giorgia Salvati.
“Oggi paghiamo sulla nostra pelle anche una serie di scelte politiche fatte in passato“. Secondo il movimento di protesta “c’è stata la volontà dichiarata di non ostacolare il mercato privato. La logica è sempre quella metter in moto il denaro. In una sorta di “sgocciolamento” secondo cui a cascata il privato potrebbe generare benefici alla collettività. Dopo tanti anni di smantellamento del bene pubblico è emerso chiaramente il contrario. Oggi siamo schiavi del mercato e le università stesse non sanno come investire i fondi“.
Le università non investono sul sostegno, ma…
Fondi – come True-news.it ha avuto modo di analizzare attraverso i bilanci di molti atenei – di cui le università non sono certo carenti. Tra i motivi per cui le università non investirebbero nel diritto allo studio, secondo gli studenti in piazza c’è anche il sistema della meritocrazia. “Col criterio dell’efficienza, si sono create università di Serie A e di Serie B. Gli atenei più efficaci dal punto di vista produttivo ricevono molti più fondi di quelli classificati a livello inferiori. Questa è la meritocrazia che crea una forbice e un circolo vizioso“.
Salvati individua poi una seconda questione che intoppa la corretta erogazione del diritto allo studio. Ovvero, come questi soldi vengono effettivamente utilizzati? Le università scelgono consapevolmente di dirigere questi fondi su altro. Nei fondi strategici: green, STEM e pure militari. La Statale ad esempio ha accordi con aziende della Difesa che si occupano di dispositivi militari, come Leonardo e Finmeccanica. Di conseguenza i soldi per il diritto allo studio non vengono aumentati. Per stessa ammissione delle istituzioni accademiche nella Giornata per il diritto allo studio, i posti letto sono ben inferiori alla cifra delle persone che ne hanno fatto richiesta”. Gli studenti denunciano di essere di fronte a “un’università d’eccellenza che non riesce a garantire un diritto fondamentale: quello all’abitare“.
I possibili interventi secondo gli studenti
Gli studenti non si limitano a criticare privati come Coima o gli enti pubblici. Provano anche ad apportare soluzioni. “Bisogna intervenire a livello strutturale. Per prima cosa, va abolita legge 431 del 1998 che ha liberalizzato il mercato degli affitti. Serve reintrodurre l’equo canone, così come regolare l’acceso dei privati alle legge 338. Vanno poi ripensate le modalità di assegnazione dei fondi alle università, che oggi sono totalmente in mano all’Anvur. Le università dovrebbero ricevere stesso ammontare di fondi, che devono essere reinvestiti sulle priorità degli studenti e non dei privati. Soldi e spazi ci sono per risolvere l’emergenza abitativa e il caro-affitti, ora serve la volontà politica di fare“.