Fermi tutti, stavamo scherzando. Sembra questa la posizione del governo italiano rispetto al Green Deal europeo, il pacchetto di riforme e leggi per la transizione ecologica. E non è l’unica voce contraria in Europa, a questo punto.
Green Deal europeo, un muro divide l’Unione. Anzi, due
L’Unione sembra infatti divisa in due filoni che in qualche modo vogliono cambiare il Patto per l’ambiente. Da una parte il blocco centrale composto da Francia, Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo, che chiedono modifiche soprattutto per difendere le proprie industrie. L’altro, più prevedibilmente, è il blocco d’oriente, trainato da governi sovranisti quali Polonia e Ungheria.
I fronti principali sono energia e trasporti: il previsto aumento del prezzo del carburante è malvisto, così come quello delle bollette del riscaldamento. Gas e petrolio, del resto, finirebbero nel mirino del Green Deal, e sarebbero ulteriormente tassati. Il Green Deal prevede anche l’aumento del prezzo degli Ets, l’Emissions Trading System, il sistema di certificati che danno diritto a rilasciare CO2 nell’ambiente, e che preoccupa le aziende.
Le conseguenze della disastrosa alluvione in Germania
Ogni Paese ha il suo cavallo da difendere: la Francia ha il problema dei gilet gialli, movimento di protesta nato proprio in reazione all’aumento del prezzo della benzina. E persino la Svezia ha avuto da ridire sul trattamento delle foreste, settore strategico di un paese altrimenti noto per la sua anima green.
Polemiche e proteste con cui si cerca di ritardare o mitigare l’avvento del Piano. E mentre leader e imprenditori si preoccupano, ecco che la Natura ha ricordato al mondo a cosa serve davvero un Green Deal Europeo. Il disastro che ha interessato nella scorsa settimana Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo causando più di 150 vittime è figlio proprio del cambiamento climatico. Dopo giorni di pioggie intensissime – di cui non c’erano precedenti storici –, è arrivata l’alluvione, che ha distrutto paesi interi.
Una tragedia che finirà per influenzare il dibattito, magari mettendo a tacere alcune critiche al programma. Di sicuro avrà conseguenze in Germania, dove il governo potrebbe essere spinto a raddoppiare il proprio impegno ambientalista.
La politica divisa nel momento più delicato
Intanto, racconta Repubblica, c’è chi teme che il Fondo sociale per il Clima possa favorire i Paesi più in ritardo sulle decarbonizzazione, ovvero proprio Polonia e Ungheria, che più di ogni altro hanno ancora centrali a carbone. Parte dei fondi verrà infatti usata per smantellare centrali “sporche” e costruire impianti di nuova generazione. Proprio quello che potrebbe succedere nell’ex blocco sovietico, insomma, lo stesso che fa più resistenze a questo tipo di riforme.
È tutta questione di equilibri politici, ovviamente. Se Mario Draghi è a guida di un governo multicolore, Macron si gioca le elezioni nel 2022. E in Germania il partito dei Verdi fa davvero sul serio, tanto da superare la Cdu di Angela Merkel in un recente sondaggio.
Ce la farà Ursula von der Leyen a salvare il Green Deal europeo?
Per la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si apre quindi una delicata stagione diplomatica, in cui ogni paese cercherà di difendere i propri interessi industriali. Il tutto, mentre il Covid-19 torna a far paura anche in piena estate e il sovranismo controlla alcuni paesi chiave.
Nessuno ha mai pensato che la battaglia per un domani più verde fosse facile, ma si preannuncia davvero dura.