(Adnkronos) – “Ancora oggi circa 2,5 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano legna da ardere, residui colturali, carbone o sterco essiccato per cucinare, mentre il resto della popolazione fa uso di gas naturale, cherosene, Gpl, elettricità. La combustione generata dalla cottura dei cibi dà origine all’interno degli ambienti domestici a fumi con un livello di contaminanti nettamente superiore a quello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Una forma di inquinamento indoor che causa non solo malattie respiratorie, cancro ai polmoni, broncopneumopatia cronica ostruttiva, polmonite, problemi cardiovascolari, fino alla cataratta, ma anche ben 4 milioni di morti premature all’anno su scala globale”. Lo segnala Alessandro Miani, presidente della Sima – Società italiana di medicina ambientale che ha stilato la classifica dei cibi più inquinanti (manzo e agnello sul podio, dalla produzione alla vendita) e delle tecniche di cottura più a rischio.
“In particolare – precisa la Sima – l’utilizzo del carbone come metodo di cottura arreca il massimo danno sia sul fronte ambientale che su quello della salute umana, mentre la carbonella rappresenta il più elevato pericolo per la qualità dell’ecosistema. Nel dettaglio, uno studio sull’impatto ambientale dei principali sistemi di cottura domestici pubblicato sull”Italian Journal of Food Science’ segnala come la formazione di polveri sottili risulti massima per i sistemi di cottura a carbone (7,5 kg Pm2,5e pro-capite/anno), con un impatto da 1.210 kg di CO2e (anidride carbonica equivalente, ndr) pro-capite/anno; 607 kg CO2e/anno la carbonella. Questo non significa – puntualizzano i medici ambientali – che le cucine a gas, presenti nel 68,7% delle case italiane, siano esenti da rischi e pericoli: queste emettono infatti biossido di azoto (NO2), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica e metano incombusto (CH4), che possono permanere negli ambienti anche per ore dopo l’uso dei fornelli, generando inquinamento con effetti diretti sulla salute”.
“Circa 700mila bambini nell’Ue e 234mila in Italia – evidenzia Miani – presentano ogni anno sintomi dell’asma riconducibili all’uso del gas per le cotture degli alimenti, con costi sanitari in Europa pari a 3,5 miliardi di euro all’anno. Una famiglia che sceglie di sostituire i fuochi tradizionali a gas con un piano cottura ad induzione risparmia in media 245 kg di CO2, l’equivalente della quantità di anidride carbonica assorbita da 13 alberi. Il rendimento di un piano a induzione non solo è pari in media al 90% contro una media dal 40% al 65% delle cotture a gas, ma per cucinare la stessa pietanza impiega fino al -50% di tempo, con benefici diretti sull’ambiente e sulla salute umana”.