Perché leggere questo articolo? In Sardegna Fdi vuole scalzare Solinas? Ecco perché l’Isola è l’unica Regione dove i meloniani possono espandersi nel 2024.
Giorgia Meloni vuole “giubilare” Christian Solinas in Sardegna. Il sentore politico è sempre più diffuso. Sarebbe del resto strano che nell’epoca del conservatorismo nazionale e dello sbarco del sovranismo post-fascista a Palazzo Chigi il centrodestra a trazione Fratelli d’Italia possa, a cuor leggero, lasciare una regione in mano al Partito Sardo d’Azione. Il Partito di Emilio Lussu, dei veterani della Grande Guerra fattisi autonomisti. Alleatosi nel 2018 al progetto di Matteo Salvini di “Lega nazionale” considerandolo un fattore di esaltazione dell’autonomia. Capace, un anno dopo, di portare Solinas a essere il primo presidente sardo del Psdaz in oltre trent’anni.
Perché Meloni punta la Sardegna
Fumo negli occhi per Meloni e Fratelli d’Italia. I quali nella prossima tornata di Regionali si trovano di fronte alla prospettiva di poter ampliare solo a scapito di Solinas il loro manipolo di presidenti di Regione. Nel 2024, infatti, il centrodestra inizierà a difendere le regioni conquistate nel 2019. A blindare l’esponente Fdi Marco Marsilio in Abruzzo e la leghista Donatella Tesei in Umbria sono gli alti consensi personali. In Piemonte Alberto Cirio è garantito dall’assenza reale di volontà nei partiti di riaprire un fronte, con Lega e Fdi che preferiscono che la presidenza resti a Forza Italia piuttosto che vederla andare all’altra formazione. Restano il forzista Vito Bardi in Basilicata e, appunto, Solinas.
Tra Bardi e Solinas è il secondo il presidente più sostituibile per il centrodestra. In primo luogo, perché Bardi risponde al physique du role legalitario e conservatore della coalizione: ex generale della Guardia di Finanza, è maggiormente gradito a Meloni. In secondo luogo, chiaramente, per il peso ben diverso della Sardegna per temi come la sanità, il turismo, l’economia locale rispetto alla piccola Lucania. Infine, per la natura regionalista del Psdaz, formazione federata in Parlamento alla Lega di Salvini ma di fatto indipendente. Su questo lavora, da diversi mesi, la coordinatrice regionale di Fdi, la senatrice Antonella Zedda, che ha conosciuto da vicino la giunta Solinas avendo ricoperto dal 2019 al 2022 il ruolo di assistente diretta dell’assessore all’Ambiente Gianni Lampis.
In Sardegna Fdi spinge Truzzu
Zedda da mesi sta creando le condizioni per far sì che Fdi acquisisca un ruolo centrale nella coalizione di centrodestra in Sardegna. Ha strappato, a inizio 2023, alla Lega prima sostenitrice di Solinas le consigliere regionali Annalisa Manca e Sara Canu. In secondo luogo, ha legato l’azione del governo nazionale alle prospettive regionali. Zedda, ricorda Italia Oggi, “ha sostenuto l’accordo sottoscritto dal premier in Algeria per l’acquisto di metano, idrogeno e ammoniaca che potrebbe porre la Sardegna al centro del Mediterraneo grazie al gasdotto Galsi“. Sottotesto: l’autonomia si difende meglio in sinergia col governo nazionale. Terzo punto, ha colpito le scelte di Solinas e dell’assessore alla Sanità Carlo Doria sulla scelta di preferire la costruzione di nuovi nosocomi alla manutenzione di quelli già esistenti.
La morale? Fdi di fatto ha già sfiduciato Solinas. A cui in primavera si è inoltre imputato la fuoriuscita della coalizione per le amministrative dei Riformatori Sardi e dell’Udc, che sono costati al centrodestra due sconfitte nei voti locali di Iglesias e Assemini. A febbraio, dunque, Fdi vuole celebrare la sua avanzata imponendo il candidato per affermarsi sia sulla Lega che sul resto della coalizione ritenendo Solinas un’opzione poco spendibile per una nuova vittoria. Il favorito per succedere a Solinas, in quest’ottica, è il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, stimato da Meloni. E in ottimi rapporti anche con la coordinatrice Zedda. Truzzu è ritenuto l’uomo capace di respingere l’assalto dell’asse PD-M5S e soprattutto il timore di un ritorno in campo dell’ex governatore e imprenditore Renato Soru.
La strategia di Fdi con gli autonomisti
In quest’ottica, dunque, Meloni vuole far pesare il ruolo di Fdi come “regista” anche a scapito della rendita di posizione costruita nel 2019 sull’asse Psdaz-Lega. Decisivo nel 2019 per l’elezione dello stesso Truzzu a sindaco, che passò per 91 voti al primo turno a Cagliari col 50,12% dei consensi. Ma in politica cinque anni sono un’eternità. E la politica ha le sue logiche e le sue illogicità. Fdi vuole, prima di tutto, posizioni di rilievo. E questo può voler al contempo perseguire l’alleanza col Sudtirol Volkspartei in Alto Adige, cercando la sponda autonomista, mentre al contempo in Sardegna si fanno le scarpe ad altri autonomisti già alleati. Nella corsa complessa delle amministrative, lo sappiamo, la coerenza viene dopo l’efficienza. E in corse dove si vince con un voto in più dell’avversario, le regole del gioco spesso cedono il passo ai rapporti di forza.