Quarantotto ore per decidere. Qualche malumore nella maggioranza di centrodestra a Palazzo Lombardia, ma il grosso del lavoro sembra ormai cosa fatta.
Rush finale per la riforma della legge 23 che modifica l’assetto del sistema socio-sanitario lombardo. “Prima legge agganciata al Recovery Plan” ha detto l’assessore al Welfare, Letizia Moratti. I numeri, le infrastrutture sanitarie e la dotazione finanziaria in effetti ricalcano per lunghi tratti quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione salute, per la Lombardia. A numeri e misure della legge True Pharma ha dedicato ampi approfondimenti in questi mesi su base di documentazione acquisita e interviste.
Cosa dice la bozza della legge 23
Dalla bozza della riforma trapela da Regione Lombardia in queste ore e che tra il 22 e 23 luglio va in giunta, emergono però nuovi punti fermi. Non è solo una legge sulla sanità o sul sistema di welfare. Le principali novità rispetto al passato riguardano la ricerca. Pubblica e privata.
Si va dalle misure infrastrutturali e anche simboliche come la nascita dell’Osservatorio epidemiologico con il compito di istituire connessioni funzionali con i laboratori della regione e del resto d’Italia con l’Istituto superiore di sanità, università e enti di ricerca anche internazionali. L’obiettivo? Produrre rapporto periodici sul quadro epidemiologico in cui il confronto cronologico e territoriale dei dati offra risultati in grado di indirizzare scelte di politica che riducano la mortalità, l’incidenza delle malattie e valuti i livelli di assistenza e gli indicatori in termini di obiettivi salute. Tra le principali novità connesse a questo capitolo anche la genesi del nuovo Piano pandemico regionale – declinazione di quello nazionale che tanto ha fatto discutere in questi mesi lungo l’asse Ministero della Salute e Oms e con tanto di inchieste aperte dai magistrati di Bergamo – da aggiornare ogni cinque anni.
Il ruolo della Fondazione regionale per la ricerca biomedica
Ma per sperimentazione e innovazione c’è il ruolo chiave della Fondazione regionale per la ricerca biomedica che deve in primis sostenere economicamente (ma anche sperimentare, innovare e coordinare) le attività della rete di strutture specialistiche e della regione e l’autonomia scientifica degli Irccs. L’obiettivo finale è quello di mettere a disposizione gli esiti della ricerca clinica per il trasferimento tecnologico – voce sulla bocca di molti in Italia che punta a indirizzare la ricerca in chiave brevettuale e di mercato europeo e globale. In generale l’impostazione è volta a consolidare il rapporto università-industria e sistema di welfare e assistenziale con la formazione scolastica ed extra curricolare, indirizzando la programmazione dei corsi sulla base dei bisogni sanitari e socio-sanitari in termini di risorse umane come numeri e come professionalità.
Il ruolo degli Ircss
Agli Ircss anche il compito di realizzare la “Rete regionale della ricerca e dell’innovazione nelle scienze della vita”. Focus dunque sulle Life Science e sulla collaborazione con le imprese del comparto associate soprattutto in Assolombarda, che costituiscono un distretto produttivo – per quanto a macchia di leopardo a livello geografico – che compete a livello internazionale con i propri equivalenti in Germania (Baden-Wurttemberg), Spagna (Catalogna) e la Île de France.
I requisiti per l’accreditamento e la contrattualizzazione
Tra le leve che Regione Lombardia intende utilizzare per l’innovazione c’è proprio il sistema cardine della sanità: quello dei requisiti per l’accreditamento e la contrattualizzazione, ovvero il rimborso delle prestazioni sanitarie. Pur mantenendo inalterato il principio di autonomia e flessibilità dei soggetti erogatori, con l’aggiunta di un comma si è deciso di favorire chi punta su innovazione tecnologica e investimenti in ICT (Infotmation Communication Technology) in particolare premiando i sistemi di rete e promuovendo l’utilizzo di intelligenze artificiali e big data.