E alla fine Giovanni Gorno Tempini è ancora lì. Impermeabile a tutto. Anche alle polemiche che ormai da mesi si addensano sopra la sua testa. Calati juncu chi passa la china. Il presidente del cda di Cassa Depositi e Prestiti lo sa bene. E resta saldo al suo posto. Aspettando che si spengano i riflettori su Tim e Open Fiber e che la tempesta passi altrove. Facendo dimenticare il clamoroso conflitto di interesse che lo vede protagonista nella vicenda. O i mal di pancia nella stessa CDP (e a Palazzo Chigi) per il suo corposo stipendio.
Open Fiber e Tim. E Gorno Tempini nel mezzo
Contestualizziamo: Open Fiber è posseduta al 60% da Cassa Depositi e Prestiti e al 40% dal fondo australiano Macquarie. La società fu creata a suo tempo da Enel per la messa in opera di infrastrutture di rete, in concorrenza a Tim. In quanto presidente di CDP, Gorno Tempini fa parte del comitato nomine di Open Fiber. Bene, l’anomalia dove è? Gorno Tempini è anche consigliere di amministrazione di Tim, proprio il principale competitor. Un intreccio particolarmente bollente un mese fa, quando da una parte in Open Fiber si stava giocando la partita della costituzione dei nuovi vertici (l’ha spuntata Giuseppe Gola, nuovo ad), mentre Tim era già alle prese con la (infinita) soap opera dell’offerta KKR. E con Open Fiber tutt’altro che semplice spettatore: come noto a inizio giugno è stato firmato un Memorandum per l’integrazione tra le due reti. Insomma, un groviglio inestricabile. Con Gorno Tempini nel mezzo.
Gasparri la tocca piano: “Open Fiber, pozzo senza fondo”
L’umore del Governo verso Open Fiber, CDP ed il suo presidente Gorno Tempini è stato ben sintetizzato da una dichiarazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Il problema di Open Fiber non è quello di cambiare qualche dirigente, ma quello di chiudere la storia di questo pozzo senza fondo. Sarebbe inimmaginabile che la Cassa Depositi e Prestiti destinasse a questa impresa inutile e sostanzialmente fallita centinaia di milioni di euro. La ipotetica opera di riordino della rete di telecomunicazione, con la nota vicenda dello scorporo della rete TIM, è l’occasione per far confluire i dipendenti e le poche strutture di Open Fiber in questa società della rete. Il resto vorrebbe dire fare un’irresponsabile scelta di distruzione di risorse. C’è il problema della responsabilità di chi ha voluto, fondato e diretto Open Fiber in questi anni (…) E invito la Cdp alla massima cautela. Perché se si buttano i soldi poi se ne risponde”.
Gorno Tempini e i malumori in CDP per il suo stipendio
A proposito di soldi. Come raccontato dal Domani qualche mese fa, Giovanni Gorno Tempini prende come presidente di CDP quasi 300mila euro l’anno, cui si aggiungono 40mila euro come membro del cda di Cpd Equity e altre 20 mila per Cdp reti. Decisamente ben retribuito anche il ruolo da consigliere di Tim: altri 75mila euro. Ma a infastidire molti anche all’interno di Cassa (soprattutto, a quanto pare, l’ad Dario Scannapieco con cui i rapporti sono gelidi) è la scelta di Gorno Tempini di non riversare in azienda i gettoni del cda come sarebbe consuetudine. Con un acrobatico volo, il suo ufficio stampa ha spiegato che questo non avverrebbe perchè Gorno Tempini è stato messo nel cda della telefonica in quota Vivendi, in segno di benevolenza da parte dei soci francesi nei confronti di CDP. Questo, prima che i rapporti tra le due parti naufragassero. Con l’occasione il consigliere per la comunicazione ha fugato ogni nube anche sul potenziale conflitto di interessi di Gorno Tempini: “In Tim lui si astiene su ogni argomento che riguarda Cassa o rete unica, quindi il problema non esiste”. A posto così, allora.
La carriera di Gorno Tempini e la buona stella di Bazoli
Eppure anche lo stesso Gorno Tempini pochi mesi doveva sentire qualche fastidio se, come pare, aveva accarezzato l’idea di volare in Fondazione Cariplo, liberando il suo posto in CDP per Francesco Profumo. Poi qualcuno si è messo di traverso. Con scorno di entrambi. E quindi Gorno Tempini è ancora lì. Ma come ci è arrivato, lì? Con una sintesi brutale e probabilmente anche un po’ ingenerosa: Bazoli. Bresciano come lui, il presidente emerito di Intesa Sanpaolo ha da sempre sostenuto la crescita professionale del più giovane concittadino. Che, dopo essersi fatto le ossa in JP Morgan, è sbocciato nei sei anni trascorsi in Intesa Sanpaolo a partire dal 2001, di cui nel biennio 2006-2007 è stato responsabile dell’area Finanza e Tesoreria. E’ stato anche ad e direttore generale di Banca Caboto (ora Banca Imi, istituto incorporato in Intesa nel 2020).
Gorno Tempini, che flop in Mittel
L’ingresso nel giro dei big è stato sancito dall’immancabile inchiesta giudiziaria. Assieme a Giovanni Bazoli, a Corrado Passera, ad Enrico Salza ed altri fu accusato per una presunta truffa dei prodotti derivati. Sono stati assolti. Nel frattempo Gorno Tempini si è trovato a capo di Mittel, società finanziaria di investimento presieduta proprio da Bazoli. E qui si è reso suo malgrado protagonista di una sfortunatissima operazione: l’acquisto nel 2008 della società di consulenza specializzata in finanza etica, E.Capital Partners. Fatturava 16 milioni, la acquistò per 50 milioni. La società in un anno perse ben 38 milioni. Ai vertici di Mittel nel settembre del 2010 non restò che rivenderla agli stessi fondatori per appena 17,8 milioni. Ma non era più un problema di Gorno Tempini, a quel punto chiamato dall’allora ministro Giulio Tremonti a guidare come ad Cassa Depositi e Prestiti. L’inizio di una lunga relazione messa in stand by solo tra il 2015 ed il 2019, con il ritorno di Gorno Tempini come presidente.