Ora che le luci della premiazione sui Campi Elisi si sono spente sarebbe ora di tirare le somme su quello che è stato il Tour de France 2021. E non stiamo parlando del vincitore, Tadej Pogacar, talmente superiore che la classifica di fatto si è chiusa alla prima tappa di montagna con una progressione alla Pantani che ha surclassato le gambe e la testa dei suoi avversari. Talmente superiore da far nascere qualche dubbio sulla regolarità della corsa…
La crisi profonda del ciclismo italiano
Parliamo del Tour de France in salsa italiana. E qui siamo al disastro. Uno zero assoluto, specchio dello stato attuale del nostro ciclismo.
Per trovare un azzurro in classifica generale bisogna arrivare alla posizione numero 13 dove si trova Mattia Cattaneo, con i suoi belli 24 minuti di ritardo. Eternità.
Ma la cosa ancor più grave è lo zero nella casella delle vittorie di tappa. E non ci siamo nemmeno andati vicino…
A certi livelli il ciclismo non mente. Le lacune non si mascherano ma emergono con tutta la loro drammatica forza.
Ciclismo italiano in crisi: dopo Nibali nessun corridore da corse a tappe
In Italia non c’è più un corridore da corse a tappe; dopo Nibali, che ormai si avvia alla fine di una gloriosa carriera e che ha candidamente ammesso di non potere più nulla contro gli avversari della nuova generazione, non ne è nato un altro. E non si vede nulla all’orizzonte. La morale è che a meno di miracoli per i prossimi 5 anni, Giro, Tour, Vuelta sarà terreno di caccia per gli stranieri.
Il ciclismo spera nella riscossa olimpica (ma con scarse possibilità)
E non è che le cose migliorino se si pensa alle grandi corse a tappe. Alberto Bettiol dopo il clamoroso trionfo al Fiandre 2019 si è un po’ perso. Di sicuro non può nulla contro i fenomeni di oggi: Van Aert, Alaphilippe, Van der Poel hanno altro passo, fanno gara a parte. Si spera nella gara in linea olimpica di Tokyo, disertata da qualche big, ma le possibilità sono piuttosto scarsine.
Le speranze di vittoria riposte in Filippo Ganna
Ci resta solo Filippo Ganna, autentico fenomeno mondiale ma purtroppo limitato alla cronometro o all’inseguimento in pista. Importante, importantissimo, ma nulla a che fare con le gare monumento o i grandi giri.
Il nostro ciclismo è in crisi, profonda, forse senza precedenti. E purtroppo con la programmazione si possono creare buoni corridori, non i fenomeni. Quelli che servirebbero come il pane e che oggi non abbiamo.