Quotidianamente nella stessa trincea nel confronto con un Governo, quello guidato da Giorgia Meloni, che un anno fa di questi tempi pareva intenzionato a fare piazza pulita dei vertici e imporre una nuova strategia. Eppure allo stesso tempo anche isolati quando non spesso in contrapposizione tra loro. E’ lo scomodo destino in Cassa Depositi e Prestiti dell’amministratore delegato Dario Scannapieco e del presidente Giovanni Gorno Tempini. Il primo è stato nominato nel maggio 2021 dall’allora premier Mario Draghi. Il secondo è in sella dal novembre del 2019, quando le 61 fondazioni bancarie azioniste di Cdp lo individuarono come erede di Massimo Tononi. Fun fact: Tononi si dimise per irriducibili contrasti con l’allora ad Fabrizio Palermo. Insomma: se anche tra Scannapieco e Gorno Tempini non mancano gli attriti, in parte sembra quasi il ruolo ad imporlo.
Cdp, il bilancio 2022 record ed il nodo Tim-Open Fiber
A dominare il panorama, la logorante vicenda Tim-Open Fiber. Cdp è parte decisamente in causa, detenendo il 9,81 per cento di azioni di Telecom e – tramite CDP Equity – il 60% di Open Fiber Holdings. Come noto, ora il cda di Tim ha approvato la vendita di Netco al fondo americano KKR per 20 miliardi di euro che salirebbero a 22 se andasse in porto la fusione proprio con Open Fiber. Partita oltremodo delicata e complessa. Il cda di Cassa sembra nel frattempo essere riuscito a puntellare la propria posizione agli occhi del Governo quantomeno grazie a bilanci decisamente positivi. Il 2022 è stato chiuso con un utile netto di 6,8 miliardi di euro, +28% sul 2021 grazie principalmente alle performance di Eni e Autostrade, e con lo sviluppo di prodotti efficaci con Poste italiane. Trend confermato dal primo semestre 2023, con un utile netto in ulteriore crescita di 416 milioni rispetto allo stesso periodo del 2022. Ma certo questo non basta per dormire sonni tranquilli. Anche perchè più d’uno sono stati i fronti interni apertisi in questi ultimi mesi.
Scannapieco VS Gorno Tempini: la nomina di Barchiesi
True News ha riportato pochi giorni fa gli ultimi rumors legati alla vicenda dei gettoni che Gorno Tempini percepisce come membro del cda di Cdp Equity e Cdp reti e che, diversamente dai suoi predecessori non riversa in azienda . Con rinnovati malumori che vanno a fornire ulteriore materiale all’ormai corposo dossier che potremmo nominare “Scannapieco VS Gorno Tempini”. Andiamo a mettere in ordine gli altri temi caldi, così come sono stati raccontati dalle cronache degli ultimi 48 mesi.
Aveva fatto rumore a fine 2022 lo stop di Gorno Tempini alla nomina di Fabio Barchiesi a presidente di Greenit: il pupillo di Scannapieco si è dovuto accontentare di un posto come consigliere di amministrazione. Del resto, questo il ragionamento evidentemente fatto proprio anche da Gorno Tempini, Barchiesi non aveva alcuna specifica expertise nel settore energetico. Ancora su nomine e assunzioni: Marco Santarelli, altro uomo di fiducia di Scannapieco, ha dato vita nel tempo ad una vasta campagna acquisti nel settore Comunicazione di Cdp con un attivismo non particolarmente gradito a Gorno Tempini, sotto la cui presidenza ricadrebbe peraltro la responsabilità dell’ambito comunicativo.
Se Scannapieco va contro le Fondazioni…
Ma i temi di confronto che appaiono più spinosi e scivolosi sono quelli che hanno portato Scannapieco a prendere decisioni non gradite alle Fondazioni. Nel 2022 a costituire motivo di scontro fu la suddivisione del monte dividendi, con le Fondazioni che non volevano vedere dividere le proprie quote nell’ambito del progetto di ripatrimonializzazione di Cdp. Mentre sarebbe stato in particolare l’ex presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti – che con Giovanni Bazoli e Gorno Tempini ha costituito un solidissimo asse – a non vedere affatto di buon occhio la decisione del cda di far uscire Cdp Equity dall’azionariato di BF, la più grande azienda agricola italiana.
La bomba Melley e l’indagine per insider trading
E c’è stata poi la bomba esplosa a Natale 2022 con la scoperta di una denuncia contro ignoti fatta dall’ad Scannapieco per una fuoriuscita illegale di informazioni riservate su operazioni sensibili di Cassa. Negli stessi giorni si dimetteva a sorpresa il consigliere d’amministrazione Matteo Melley, assieme a Gorno Tempini il principale referente delle Fondazioni bancarie in Cdp. “Ragioni strettamente personali”, spiegava una nota di via Goito. Ma, aveva riferito Domani, la Guardia di Finanza avrebbe mostrato all’avvocato un decreto di perquisizione firmato dai pm della Procura di Milano, scaturito proprio dalla denuncia di Scannapieco e maturato in un fascicolo con ipotesi di reato di insider trading e rivelazioni di notizie segrete. Melley ha respinto ogni addebito nonostante alcuni tabulati telefonici che avrebbero evidenziato i suoi contatti con alcuni media che avevano pubblicato all’epoca notizie estremamente riservate su Cassa Depositi e Prestiti.
Cdp, cda verso la scadenza di mandato
Diverse le nubi fuori e dentro Cdp che gravano dunque sul rapporto tra presidente e ad. Quali possono essere gli scenari futuri? Uno sviluppo, non banale, è la naturale scadenza del mandato di Scannapieco, ormai prossima, nel 2024. Un tagliando anche per Gorno Tempini, confermato presidente nel maggio del 2021 ma che si è alienato diverse simpatie nel Governo Meloni per la non risolta vicenda del suo doppio ruolo di membro del cda di Tim e di presidente di Cassa Depositi e Prestiti. Francesco Profumo è sempre alla finestra. Mentre per il ruolo di ad è facile immaginare non manchino i curriculum sulle scrivanie di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti. Insomma, come recita il ben noto adagio, tra i due litiganti alla fine in via Goito a godere potrebbero tra non molto essere altri.