Chiara Valerio è incomprensibile. Lo scriviamo chiaro e tondo, almeno noi che di certo non siamo Antani. Intellettuale radical di quella Sinistra che piace alla Sinistra che non piace a nessuno, la nostra si è ritrovata per le mani una bella gatta da pelare: mettere una pezza su Repubblica a un articolo scritto dal collega Francesco Merlo contro la scelta di Zerocalcare. Quella scelta di cui sanno oramai anche i tostapane, ossia la decisione di non prendere parte al Lucca Comics perché patrocinato dall’Ambasciata di Israele.
Chiara Valerio e tutto il cucuzzaro contro Lucca Comics
Questione che ha interessato, oltre a FumettiBrutti, perfino il Vice Premier Matteo Salvini che, tronfio, ha colto l’occasione per far sapere a social unificati che lui, invece, si sarebbe recato alla fiera del fumetto. Perché anche farsi fotografare tra un cosplayer di Luke Skywalker e una di Barbie-Margot Robbie sui rollerblade è oramai atto politico. Duro e puro. Come un tempo proclamava di averlo la Lega, insomma. Ebbene, tornando a Chiara Valerio, la giornalista è stata chiamata a intervenire per difendere Zerocalcare dagli attacchi di Merlo senza però andare a impensierire troppo il collega. Tale commissionato tentativo cerchiobottista è andato a finire, come ampiamente prevedibile, in una estenuante fiera dello scappellamento a sinistra. Forti emicranie sono state provocate.
Chiara Valerio come fosse Antani: ricorre al Saggio sul Probabilismo
Chiara Valerio come fosse Antani. Per non disturbare né l’una né l’altra parte in causa e di cui pur le toccava scrivere, la prende larga. E la prende larga tirando in ballo il 1933, data di pubblicazione del Saggio sul Probabilismo del rinomato matematico italiano Bruno De Finetti. In modo complicatissimo, Chiara Valerio si trincera algoritmicamente dietro le parole di quella Beautiful Mind per postulare un glorioso assunto: “pò esse”. Il panegirico della nostra, in soldoni, è atto a sottolineare quanto non sia sempre necessario schierarsi per una fazione o per l’altra.
Perché “pò esse” che entrambe tengano le proprie ragioni. Che farlo, anche con entusiasmo e/o fervore, sia sintomatico degli sciagurati tempi in cui viviamo. Tempi che ci impongono di scegliere, di schierarci, invece di lasciare spazio a ciò che lei definisce “l’esercizio dell’alterità”. Liberi tutti, sostanzialmente, di dire qualunque fesseria. Senza ricevere commenti, Mefisto non voglia critiche perfino. Tale sospensione del giudizio, oltre a essere anacronistica ed errata perfino nella teoria, rappresenta nei fatti la bolla in cui pur sopravvive la Sinistra che, a differenza della roboante Destra attuale, stenta a prendere posizioni nette al di fuori dei meme. Che tanto lì si fa per scherzare. E, volesse il Cielo, nessuno s’offende.
Lo scollamento dalla realtà di Chiara Valerio è abissale. Chi mai, oltre ai suoi stessi compagni, potrà mai essere in grado di esperire ciò che ha scritto? E anche una volta esperito, a quali conclusioni il sacro testo potrà mai condurlo? Quello di Valerio è il classico articolo roboante nei toni, manifestamente inaccessibile, utile solo all’autrice dello stesso: chissà quanti elogi avrà ricevuto per aver citato nientemeno che il grande, l’irreprensibile matematico De Finetti. La cultura, però, è altra cosa rispetto alle pippe all’intellettualismo dei passeri. Se l’intenzione è di spiegare una vicenda anche molto complessa al lettore, per prima cosa ci si dovrebbe assicurare di essere comprensibili. Altrimenti, si finisce gridando, anzi sussurrando nel deserto, seppur con somma eleganza.
Chiara Valerio e la Sinistra scollata dalla realtà
Questa urgenza di non spostare, non offendere nessuno in pensieri, parole, opere e opinioni, di rendersi imperscrutabili ai più è figlia dell’immagine stessa che la Sinistra italiana, quel che ne rimane, ha di sé. Un organismo sfaccettato ma parassitario che parla della questione del giorno seguendo l’agenda dei social, come se la questione del giorno la potesse davvero dettare Instagram. Come se la questione del giorno, su questo piano di realtà, potesse davvero essere la presenza (o meno) di Zerocalcare a Lucca Comics (and Games). Lo immaginate un operaio medio attaccare il proprio turno alle sei del mattino chiedendosi, dilaniato, come mai sto fumettista romano abbia scelto di prendere parte a una fiera di disegnatori e appassionati di Batman in una ridente città toscana? Un bel “chissenefrega” non fu mai scritto. E di certo non lo ha scritto Chiara Valerio, così arzigogolata su se stessa, schiacciata tra falce e martello, da divenire mogio megafono di cotanta mesta fiera dello scappellamento a sinistra. E anche oggi, a uscire a toccare l’erba, magari proprio quella del Lucca Comics, si penserà mai.