Home Primo Piano “Violenza di Palermo, inaccettabile pornografia del dolore”: lettera aperta contro la Rai

“Violenza di Palermo, inaccettabile pornografia del dolore”: lettera aperta contro la Rai

“Violenza di Palermo, inaccettabile pornografia del dolore”: lettera aperta contro la Rai

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? 292 intellettuali, scrittrici, scrittori, insegnanti, rappresentanti di associazioni, survivor, attiviste e attivisti hanno sottoscritto una lettera aperta alla Rai in seguito all’intervista violenta fatta alla vittima dello stupro di Palermo. Gli obiettivi sono sollevare l’attenzione sulla violenza di genere e richiedere che se ne parli in modo più consapevole.

La diretta televisiva sullo stupro di Palermo

Durante la trasmissione Avanti Popolo del 31 ottobre su Rai 3, la ragazza di diciannove anni sopravvissuta allo stupro di gruppo avvenuto a luglio a Palermo è stata intervistata dalla conduttrice Nunzia De Girolamo. La diretta televisiva si è concentrata su aspetti morbosi della violenza subita, con la lettura diretta delle comunicazioni degli abusati e dei commenti d’odio ricevuti sui social.

Si aggiunge a tutto ciò anche un video documentario girato a Palermo che mette in risalto il giudizio e lo stigma che gli abitanti della città riversano sulla giovane. Durante la trasmissione, quindi, la vittimizzazione secondaria è stata al centro della scena, spettacolarizzando la violenza subita e non tutelando la vittima, riproponendole in diretta televisiva la situazione di sofferenza già subita.

La lettera aperta contro Avanti Popolo

Proprio per queste ragioni una lunga lista di intellettuali, scrittrici, scrittori, insegnanti, rappresentanti di associazioni, survivor, attiviste e attivisti hanno sottoscritto una lettera aperta alla presidente Rai Marinella Soldi e all’amministratore delegato Roberto Sergio. 292 firmatarie e firmatari chiedono che “i vertici dell’azienda – in vista del 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – prendano posizione sull’accaduto e si assumano la responsabilità di una gestione dell’informazione e del servizio pubblico adeguata al ruolo informativo, culturale e sociale della RAI.

“Esigiamo altresì che il tema della violenza di genere sia trattato con competenza e deontologia, garantendo alle vittime il rispetto e la dignità indispensabili, secondo le modalità sancite dalle linee guida già citate, nonché dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul che, ricordiamo, l’Italia ha firmato nel 2013, ma ancora non trova applicazione neppure nel servizio pubblico RAI”, prosegue la lettera.

Il tono della lettera aperta è molto duro e spinge la Rai a prendere consapevolezza della violazione della deontologia professionale e a modificare le strategie comunicative messe in atto. Si legge: “Ci troviamo quindi a constatare che, ancora una volta, su una rete del servizio pubblico la violenza di genere è stata declinata a tema da salotto e opinione, ignorando le policy di genere approvate dal CdA Rai, le linee guida del Manifesto di Venezia e del contratto giornalistico, nonché le voci di associazioni, movimenti e sopravvissute. Vogliamo altresì affermare con forza che tale incompetenza nella trattazione del tema, come qualsiasi spettacolarizzazione della violenza di genere, sono tanto più inaccettabili, soprattutto se a perpetrarle è il servizio pubblico radiofonico e televisivo nazionale”.

“De Girolamo, inaccettabile pornografia del dolore”

Altri passaggi accusano la conduttrice Nunzia De Girolamo e lo staff: ” In qualità di intellettuali, giornaliste e giornalisti, scrittrici e scrittori, operatrici e operatori dell’informazione e dello spettacolo, rappresentanti di associazioni, attiviste e attivisti, riteniamo che la modalità di intervista incalzante nei confronti della sopravvissuta e la conduzione adottate da De Girolamo rappresentino un esempio inaccettabile di pornografia del dolore (…) Nel corso della trasmissione la conduttrice – che prendiamo atto non essere giornalista ma vincolata a contratto aziendale – ha di fatto costretto la vittima a rivivere nel dettaglio gli abusi subiti, con tanto di lettura al suo cospetto delle frasi degli stupratori. “Mi dispiace leggerti queste frasi ma devo farlo”, dice De Girolamo che, a ogni evidenza, non doveva ma ha scelto di farlo”.

Ed ancora: “La ragazza è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria, dal momento in cui è stata costretta ad ascoltare sia le intercettazioni degli stupratori, sia la vox populi social (riprodotta graficamente sugli schermi in studio) che, analizzati arbitrariamente e morbosamente i vestiti, gli usi e gli atteggiamenti della giovane sulle proprie piattaforme digitali, ha sancito la colpevolezza della vittima esposta a slutshaming nel corso del programma”.

Chi ha sottoscritto la lettera alla Rai contro la violenza di genere

A sottoscrivere la lettera, tra le altre: Carlotta Vagnoli, Ilaria Maria Dondi, Ilaria Cucchi, Teresa Ciabatti, Daniela Collu, Giorgia Soleri, Sumaya Abdel Qader, Vera Gheno.

LEGGI LA LETTERA APERTA ALLA RAI