Dove vuole arrivare Elon Musk? Tra tutte le sfide che il visionario e sempre discusso imprenditore ha deciso di affrontare negli ultimi anni, quella di Neuralink appare la più ambiziosa, complessa, controversa. Più della guida automatica con Tesla, della rete internet planetaria ad alta velocità con Starlink, dello sviluppo di una intelligenza artificiale friendly con OpenAI. Forse più ancora della conquista di Marte con Space X. Perchè la frontiera che che si propone di valicare è quella della mente. E della nostra coscienza. Portandoci in territori ancora inesplorati, se non dagli autori di fantascienza.
Manzotti: “Neuralink pone domande per le quali la scienza non ha ancora risposte”
Migliaia di volontari hanno già dato la loro disponibilità a farsi impiantare un chip Neuralink nel cervello: Musk per il suo primo studio clinico sull’uomo vuole reclutare in particolare persone con paralisi a braccia e gambe causate da lesioni del midollo o Sla. Con l’obiettivo di creare una simbiosi tra uomo e macchina in grado di superare invalidità e limiti fisici. Ma l’uso a scopi medici potrebbe essere il “cavallo di Troia” per sviluppi al momento non conoscibili. Il futuro immaginato da innumerevoli libri, serie tv, fumetti, film e videogames sembra molto più vicino. E solleva già interrogativi etici e morali. True News ne ha parlato con Riccardo Manzotti, bioingegnere esperto in Robotica e docente di filosofia teoretica allo Iulm di Milano: “Neuralink potrebbe andare a riempire la parte mancante del puzzle della nostra progressiva cyborgizzazione. Ma ci pone di fronte a domande impellenti che toccano problemi per i quali la scienza non ha ancora risposte”.
Professore, dove possono condurre le sperimentazioni di Neuralink?
Neuralink è parte di un processo piu ampio che sta eliminando la differenza tra biologico e digitale, alla convergenza tra artificiale e naturale. E’ l’ultimo tassello mancante di una progressiva cyborgizzazione dell’umano. Siamo ormai abituati alle dialisi che sostituiscono le attività del fegato, agli arti meccanici, ai pacemaker che integrano le funzioni del cuore. Ma l’interazione con il sistema nervoso è tutt’altra cosa perchè significa interazione con la mente. Non è più solo un tema biologico, ci porta un passo oltre. E ci costringe a porci delle domande.
Quali, ad esempio?
Gpt è in grado di pensare? Ho partecipato alla recente Conferenza internazionale dell’associazione italiana per l’Intelligenza artificiale a Roma. E tutti dicono di no. Eppure si comporta come se pensasse. Ed ancora: la mente è solo un insieme di neuroni? La felicità è solo un rilascio di dopamina? Il fatto è che il progetto si chiama Neuralink ma dovrebbe chiamarsi Mentalink, perchè è un collegamento bidirezionale con il sistema nervoso. E quindi un interfaccia con la mente
Insomma, le proverbiali domande per le quali la scienza non ha ancora risposte…
Questo perchè la mente è l’ultima frontiera, l’ultimo tabù: interpella la natura stessa dell’essere umano, la nostra coscienza. Ma ci arriviamo al termine di un percorso di esternalizzazione delle funzionalità del nostro corpo che è iniziata migliaia di anni fa con l’uso del fuoco per cuocere cibi che altrimenti non avremmo potuto digerire. Così come i vaccini non sono in fondo che una esternalizzazione del nostro sistema immunitario. E la scrittura una estensione della nostra memoria. Ogni tecnologia è sempre potere. E porta con sè precise responsabilità e domande pressanti
E come per ogni nuova tecnologia che si affaccia, le normative si trovano ad inseguire: quali limitazioni ha oggi Musk alle sue ricerche?
Musk e le sue sperimentazioni in questo momento hanno un potere strategico tale che cercare di ingabbiarlo nelle normative esistenti sarebbe ingenuo. Ma lo stesso Governo degli Stati Uniti sembra essere consapevole del suo valore. Con tecnologie come Neuralink si entra necessariamente nel diritto internazionale, che non è soggetto ad un unico potere e ad un’unica normativa. Neuralink costringe inoltre ad affrontare certe ambiguità di fondo che gli stessi neuroscienziati tradiscono quando parlano di mente, cervello, identità. Perchè ci porta in un contesto operativo con al centro le informazioni dentro al cervello, le nostre esperienze. E pone una domanda filosofica interessante
Quale?
Tutti i contenuti fenomenici di cui facciamo esperienza sono riconducibili a fenomeni fisici esterni con cui siamo collegati tramite i nostri organi di senso. Per questo, come sappiamo, i ciechi dalla nascita non sognano i colori. Ma stimolando le appropriate aree corticali sarebbe possibile far vedere i colori a chi non ne ha mai fatto esperienza?
Insomma, al netto delle preoccupazioni e delle riserve che possono essere sollevate, attorno a Neuralink c’è anche molta curiosità
Sì, ma sono al contempo scettico che possa portare a risultati concreti in tempi rapidi. Credo che gli sviluppi più alla portata possano riguardare le attivazioni motorie. Consentire di parlare senza aprire bocca, ad esempio. Ben più difficile mi appare il percorso inverso, ovvero un flusso di input a stimolare dall’esterno il livello corticale. Questo dipenderà dal tipo di connessione che sarà attivata tra Neuralink e il cervello umano