Tra social e diffusione dell’ignoranza c’è un legame profondo. Abbiamo iniziato ad affrontare il complesso tema QUI. Ora True News prosegue la propria indagine con Riccardo Vedovato, conosciuto su Instagram come ‘unantropologonelcassetto’: “Il problema dell’ignoranza legata ai social c’è ma questo non vuol dire che i social contribuiscano a inasprire il problema ma permettono a persone distanti di mettersi in contatto, si creano così gruppi di “scemi del villaggio” che messi in grado di organizzarsi creano comunità che continuano a creare sottoculture di ignoranza. A questo ne consegue la diffusione di falsa informazione, bufale, comportamenti scorretti”. Il problema, quindi, non ha origine sui social, non bisogna condannarli perché possono essere mezzi per fare buona informazione. “I social sono una catalizzatore. Mettono sotto i riflettori determinati pensieri nel bene e nel male.”
Il caso “Malessere” di Fabiana Ruggiero
È vero però che stando molto tempo sui social, i ragazzi possono prendere come modelli di riferimento ciò che vedono. Un caso recente è il successo ottenuto dal brano “Malessere” della cantante neomelodica Fabiana Ruggiero, che ha un grande seguito soprattutto tra le under 14. La canzone, che conta un milione e mezzo di visualizzazioni su YouTube, elogia il modello di ragazzo bello e dannato con comportamenti anche abbastanza discutibili. Dal testo si legge infatti: “Troppo educato? No, non mi interessa / Se porta le rose non ci vado appresso / Sotto al balcone, pure all’una di notte / Che faccia il geloso pure davanti alla gente / Se un altro vuole guardarmi, mi piace il ‘Malessere’ / Quel ragazzo che fa le ‘tarantelle’ di notte e se ne va a ballare / Il tipo che, se esco con le compagne pianta delle grane. La canzone ha poi trovato molto seguito su TikTok, con video in cui si ripetono le parole della canzone e se ne illustra il significato. Tra i tanti, uno che ha creato polemica è un video in cui viene domandato a una bambina di appena tre anni: “Che ti deve fare il Malessere?”, e la bambina non riuscendo a rispondere gioca con i capelli. Non è però la prima volta che messaggi del genere vengono portati sia dalla cantante stessa, come nel brano “24 carati”, ma anche più in generale da altri cantanti; quindi, bisogna considerare più l’esposizione a un certo tipo di messaggio che chi li propone.
L’antropologo: “I messaggi che veicolano sono narrazioni già presenti nella società”
Seppur possano essere video ironici o da prendere con leggerezza, c’è da chiedersi se possano portare a dei rischi per i più giovani, dato anche il grande seguito, ripubblicazioni che canzoni come queste hanno sui vari social, ma come riporta l’antropologo “Hanno sicuramente un potere di influenza grande. Il rovescio della medaglia che preoccupa meno però è che la questione della viralità, viaggia in cicli molto brevi, sono modelli che durano poco. Penso di poter dire che il fatto che trova sostegno è che sia una narrazione già presente, che va a gettare benzina sul fuoco per ottenere celebrità momentanea. Non è un problema che nasce dalla canzone ma va a ritirare qualcosa di nuovo che poi sì ovviamente crea viralità” aggiungendo poi “Il problema è già presente sotto, aspetta solo al possibilità di trovare viralità. La possibilità di creare danno nuovo dal nulla è limitata. I social non hanno ancora un così grande potere da cambiare radicalmente il comportamento delle persone. I messaggi che trasmettono sono brevi, vari, riescono solo a sfruttare la pigrizia del cervello”.
Evitare di cedere alla pigrizia mentale per non scivolare nell’ignoranza
“Non portano né avanti né indietro. Espongono un pubblico vasto a contenuti che possono essere benefici. Ci sono molte pagine che informano e sensibilizzano a un certo modo di comportarsi quindi non è tanto il domandarsi se i social ci portano avanti o indietro perché hanno il potere di fare entrambe le cose“. “Dipende cosa ne vogliamo fare. È più un invito all’autoresponsabilità. Se ben addestrata ci mostra idee utili, modelli virtuosi se invece cediamo alla pigrizia mentale ci fa cedere a contenuti demenziale ed allora scivola nell’ignoranza”. Per fare un cambio di rotta, il potere risiede nelle mani delle persone, nella loro voglia di uscire dal circolo dell’ignoranza, ma non è facile “Riuscire a disinnescare un circolo vizioso, un messaggio che è ormai è andato virale non è facile. Anche un contro messaggio non è molto funzionale, perché non fa che alimentare il primo, se ne continua a parlare. La cosa più rapida per far lasciare che si sfumi da solo invece combattere contro il messaggio che veicola non è semplice”.