Perché leggere questo articolo: Meno armi e sanzioni meno convinte alla Russia. L’Europa sta muovendosi per aprire a un negoziato sull’Ucraina? Ne parliamo col giornalista Roberto Vivaldelli.
Sanzioni sempre più articolate ma di difficile applicazione e, gradualmente, “addio alle armi”. L’Unione Europea si prepara alla fase del negoziato tra Russia e Ucraina. Su queste colonne Emanuel Pietrobon ha discusso con l’analista militare Paolo Mauri delle sfide legate al sostegno a Kiev da parte dell’Occidente e alla connessione con le crisi mediorientali e il fronte Cina-Taiwan. Oggi con il giornalista ed esperto di scenari globali e geopolitici Roberto Vivaldelli, collaboratore de InsideOver e co-titolare di Commando News parliamo del fronte delle sanzioni europee verso la Russia e del sostanziale stallo politico nel sostegno materiale a Kiev.
L’Europa riduce i flussi di armi, ma non sembra essere la sola potenza a farlo. C’è una stanchezza da Ucraina in Occidente?
“Dopo aver svuotato i propri arsenali, nei Paesi del cosiddetto “occidente” emerge una grande stanchezza nei confronti di quella che dal punto di vista strategico può dirsi una guerra che non ha più molto da dire. I russi si sono preparati a quest’evenienza, ma l’Occidente è pronto a sostenere a oltranza l’Ucraina? Questo è tutto da dimostrare”.
Del resto, pensiamo alla Slovacchia, le urne stanno mostrando un calo del clima di sostegno a Kiev…
“L’emergere delle prime crepe in Occidente – come l’ascesa di Fico in Slovacchia o dei repubblicani negli Usa, contrari alle “guerre senza fine” – fa pensare che l’assegno in bianco di cui ha goduto Kiev fino ad oggi tra un po’ non sarà che un lontano ricordo. Da qui il segnale politico – che in realtà, è di profonda debolezza – dell’Ue di voler imporre nuove sanzioni a Mosca. Si prende tempo, in attesa che si sviluppino le condizioni per dei negoziati che a questo sembrano inevitabili”.
Capitolo sanzioni: il Financial Times ha segnalato un buco nell’acqua del tentativo di imporre il price cap al petrolio russo. Era utopistica l’idea di tagliare fuori la Russia dall’economia globale?
“Non solo le sanzioni sul petrolio russo non hanno funzionato e grandi potenze Cina e India hanno beneficiato, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dei prezzi del greggio russo scontati – così com’è accaduto con i prodotti raffinati – ma in generale la manovra di isolamento dell’occidente a guida Usa nei confronti di Mosca può dirsi un totale fallimento. Lo scriveva già il New York Times lo scorso febbraio: le le sanzioni non sono state così devastanti come l’Occidente sperava”
L’economia russa, quindi, continua a poter sostenere la guerra?
“Mosca è pronta a una lunga guerra in Ucraina: per la prima volta nella storia moderna, il Paese è infatti destinato a spendere il 6% del prodotto interno lordo (PIL) in ambito militare, e la spesa per la difesa supererà la spesa sociale. L’obiettivo politico delle sanzioni di indebolire la Russia in tal senso può dirsi dunque fallito”.
Gli Usa sembrano attenti a non farsi sfuggire questi messaggi. Si è parlato di una non secondaria visita del capo della Cia da Volodymyr Zelensky. Prove tecniche di spinta a Kiev per aprire al negoziato?
“La visita del capo della CIA William Burns testimonia il fatto che siamo dinanzi a una possibile svolta. I diplomatici e i ministri degli Esteri vengono inviati per “discutere le opzioni” o “negoziare”, mentre i direttori della CIA vengono mandati per comunicare solitamente altre decisioni. In questo caso, come ha scritto Stephen Bryen, l’Ucraina dovrà trovare un modo per stringere un accordo con la Russia, oppure dovrà affrontare una ribellione interna. Le tensioni tra Zelensky e il generale Zaluzhny, comandante delle operazioni dell’esercito ucraino, emerse anche in occasione di una recente intervista di quest’ultimo, testimonia il fatto che è già iniziata la battaglia interna per il dopo-Zelensky”.