Alle Olimpiadi la Russia mostra la sigla Roc e gareggia senza bandiera. È una stranezza che hanno notato tutti, fin dalla cerimonia inaugurale dei giochi di Tokyo 2020. Il motivo è legato a una sanzione inflitta dal Comitato Olimpico Internazionale alla Nazione Russa, per il sistema di doping di Stato scoperto nel 2019 dalla WADA.
Russia ROC alle Olimpiadi, che cosa significa
Nel dicembre 2019, l’agenzia mondiale antidoping, la WADA, ha portato alla luce un sistema di doping di Stato occultato dalle autorità Russe, che avevano falsificato alcuni test di atleti dopati. Il CIO ha così sanzionato la Nazione Russa, estromettendola per quattro anni da tutte le competizioni sportive internazionali. Sono stati invece esclusi dal duro provvedimento i singoli atleti, non dopati, che si erano qualificati per i giochi di Tokyo, ai quali dunque il CIO ha accordato il permesso di gareggiare.
Gli sportivi russi che oggi ambiscono al podio olimpico, però, devono farlo senza bandiera russa, e sotto la sigla, scelta dalla squadra, ROC. L’acronimo sta per Russian Olympic Committee, per il quale è stato pensato un apposito baluardo. Su un fondo bianco si staglia una fiamma rossa, bianca e blu, che richiama la bandiera russa, accompagnata da dei cerchi olimpici. Nemmeno in caso di vittoria si farà uno strappo alla regola. Anzi, perfino l’inno è stato sostituito con un frammento del Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 del compositore russo Pëtr Il’ič Čajkovskij.
Russia, doping e Olimpiadi: il caso
La decisione del Comitato olimpico internazionale è volto a sanzionare gli atleti che fanno doping, e le autorità che li occultano e favoreggiano. Ma è pensato anche per tutelare gli sportivi puliti, che rispettano i regolamenti.