Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Manca poco alla conclusione di Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023. Qual è stato l’impatto dell’iniziativa sul territorio bresciano? Quanto è servita? Quale eredità lascia?
Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023 ha tenuto impegnate le due città lombarde per ormai quasi un anno. Numerosi sono stati gli eventi organizzati nei centri storici e in provincia, con un sostegno della Regione di 12 milioni di euro.
Un’iniziativa che durante i suoi primi sei mesi ha portato nelle due città 4,8 milioni di visitatori. Una crescita del +48,8% al 2022. I grandi centri museali hanno accolto più di 470.000 visitatori (+74%) e nello stesso periodo oltre 151.000 persone hanno frequentato i teatri delle città. La Leonessa d’Italia, in particolare, può trarre un bilancio sul tema della risonanza nazionale che l’anno di eventi ha garantito alla città. Molto distinto tra centro e periferia.
Brescia, Bergamo e l’importanza della rete
Abbiamo chiesto ad alcune realtà bresciane di fare il punto della situazione a poche settimane dalla fine dell’iniziativa.
Valentina Gastaldi di Brescia Attiva e consigliera comunale racconta: “Noi, in quanto nuova amministrazione, ci siamo appena insediati e non abbiamo visto nascere il progetto. Ciò che però ho notato e che sicuramente ci ha fatto bene è stata la risonanza e la vivacità con cui è stata vissuta la città in questi ultimi mesi. Moltissime iniziative e moltissima partecipazione e senso di appartenenza che credo ci aiuteranno nel costruire progetti partecipativi per il futuro che sono fondamentali”.
Rob Nicosia, presidente di Brescia Pride aggiunge: “Inizialmente è stato un po’ complesso, soprattutto la definizione della data in cui fare il corteo, perché chiaramente la città era già piena di eventi in programma. Questa è stata forse l’unica difficoltà. Poi abbiamo vissuto questa possibilità di essere capitale della cultura con Bergamo come un’opportunità di intessere reti e relazioni. Abbiamo fatto un evento in collaborazione con Bergamo Pride, proprio per rimarcare il fatto che le due città fossero capitale della cultura insieme. La cultura è entrata anche nel nostro claim “La cultura si fa insieme“, proprio perché vogliamo ribadire il fatto che noi siamo cultura e soprattutto che la cultura si crea e si costruisce come processo attivo, collettivamente. Senza fare rete, senza fare relazioni non facciamo nulla”
Mai come quest’anno, nota Nicosia, “siamo stati in grado di costruire relazioni con tantissime realtà amiche, con cui abbiamo creato dei progetti veramente interessanti e con le quali stiamo continuando a lavorare. Questo è stato possibile chiaramente anche per la spinta e il circolo virtuoso che si è instaurato quest’anno rispetto al fatto che siamo capitali della cultura”.
Però, aggiunge, “non è che quando finirá il 2023 non metteremo più la cultura al centro e smettiamo di fare quello che abbiamo fatto. Perché l’intento del Brescia Pride è andare avanti e continuare a creare occasioni in cui fare cultura insieme, quindi in cui fare rete con le realtà con le quali già collaboriamo e speriamo anche con tantissime altre con le quali collaboreremo”.
La differenza tra centro e provincia
Paola Legrenzi di Non Una Di Meno, sezione Lago di Garda, riporta che, vista la zona più decentrata, “per noi non ha influito la Capitale della Cultura. Siamo abituate ad avere tantissimo turismo anche giornaliero, eventi di ogni tipo, strade trafficate, prezzi degli affitti alti, affitti brevi turistici e quant’altro. Non pensiamo che ci siano stati cambiamenti dovuti a quest’anno particolare. Sicuramente non abbiamo ottenuto benefici, ma neanche ostacoli”.
L’impatto dell’iniziativa comporta delle differenze tra il centro e la provincia. La Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese, sempre attiva con numerosi appuntamenti per l’utenza, ha evidenziato che gli eventi ci sono stati ma sono stati organizzati senza il coinvolgimento diretto della rete. Infatti manca un censimento preciso delle iniziative organizzate durante Bergamo Brescia Capitale della cultura e quindi anche dell’impronta che hanno lasciato. Inoltre gli eventi non si sono distribuiti in modo uniforme in tutta la provincia. Alcune aree sono rimaste ben più scoperte.