Perché leggere questo articolo: Forza Italia spera di sopravvivere al Cavaliere. Tra consolidamento e collegialità, la strada verso il congresso di febbraio passa per nuovi ingressi e ricerca di sinergie.
“Non siamo abituati ai congressi”: la lunga stagione di Forza Italia per strutturare il dopo-Berlusconi inizia, tra i corridoi del partito, con questo refrain. Gli azzurri inaugurano coi congressi provinciali, per la prima volta chiamati a eleggere i delegati all’Assemblea nazionale, la stagione riformatrice annunciata nella recente kermesse di Paestum. Antonio Tajani per ora è l’unico candidato per il congresso del 24-25 febbraio che sarà il primo dell’attuale Forza Italia a vent’anni di distanza da quello di Assago del 2004, secondo e ultimo della fase pre-Popolo della Libertà.
Forza Italia non era mai stato un vero partito, ai tempi del Cavaliere. Sotto certi punti di vista è stato un movimento, “uno stato d’animo”, ripetono esponenti forzisti sottovoce. Uno stato d’animo coincidente con l’opinione sostanziale su un solo uomo, Silvio Berlusconi. Morto il patriarca, quattro volte a capo del governo, la sfida che tutti interpretano come decisiva in Forza Italia è diventare, definitivamente, un partito. Un partito capace di giocare all’altezza della tradizione popolare europea a cui Forza Italia fa riferimento e di sopravvivere al fondatore.
Forma e sostanza, come cambia Forza Italia
L’attenzione è formale quanto sostanziale. La forma: Tajani guida il partito da segretario, non da presidente. Il presidente, anzi “Il Presidente”, è stato e sarà sempre uno solo. Come del resto il simbolo ricorda. La sostanza: “Segretario” implica una struttura collegiale, un gioco di squadra. Quello che Tajani vuole incentivare per poter contare nella maniera più diretta e misurabile: coi numeri. Dentro Forza Italia la scommessa è sul fatto che il futuro degli azzurri si giocherà tra febbraio e giugno. Tra la stagione dell’elezione del segretario effettivo e le elezioni europee, in vista delle quali Tajani sta affinando la macchina del partito. Da un lato i dipartimenti, dall’altro la costruzione di cordate. Forza Italia sta presentandosi come una montagna aperta a scalate e a compensazioni di interessi attraverso una delle tante “campagne acquisti” che i partiti italiani amano fare in fase di strutturazione.
Il passaggio, ricorda chi è ben informato, è storico: si tratta di invertire i termini dell’equazione. Un partito fondato sul consenso di un singolo che attraeva attorno a sé un bilanciamento di interessi deve diventare un sistema capace di compensare e far convergere diversi interessi interni per acquisire consenso. La parola d’ordine di Tajani? Moderatismo. Per resistere a tentazioni di acquisizione di forzisti dal centro e da destra. Non si può negare che Forza Italia non ci stia provando.
La campagna acquisti di Forza Italia
In Veneto, ad esempio, l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi sta aggregando attorno a sé attori extra-politici come nuove leve del partito. Il coordinatore forzista, ex Lega, ha arruolato nelle schiere azzurre Fernando Zilio, padovano, ex presidente di Unioncamere e Confcommercio nell’area euganea. In Lombardia è prossima a approdare nel partito Stefania Zambelli, eurodeputata leghista che si è iscritta al gruppo del Partito Popolare Europeo in dissenso con Matteo Salvini e, ricordano a True-News molte voci di malpancisti leghisti, “altri seguiranno”. Vicino Milano, nel comune di Rozzano Forza Italia ha pescato a sinistra: Marco Macaluso, già segretario cittadino del Partito democratico, si è di recente unito al partito.
Ci sono poi due bacini di voti non secondari che gli azzurri vogliono riassorbire. Da un lato, quello di Comunione e Liberazione. Al ritorno di fiamma di Letizia Moratti si potrà aggiungere, con ogni probabilità, quello di Roberto Formigoni in vista Europee. E sugli scudi è tornato Massimiliano Salini, uomo dell’industria al Parlamento Europeo a sua volta vicino a Cl, dopo mesi in cui la sua uscita era data come possibile in direzione Fratelli d’Italia. La rielezione al Senato di Adriano Galliani ricorda l’importanza per Forza Italia del voto delle categorie vicine all’associazionismo sportivo, ben rappresentate nel partito anche dal collega a Palazzo Madama (e in Lega Calcio) dello storico ex braccio destro di Berlusconi, Claudio Lotito.
Parola d’ordine: consolidamento
Insomma, la parola d’ordine è chiara: consolidamento. Questo chiede Tajani, cercando di proporre una rivoluzione copernicana a un partito che molti davano per defunto assieme al compianto Cavaliere. Funzionerà? Difficile a dirsi. Tra i forzisti emerge però un cauto ottimismo: già parlare di futuro del partito con vista 2024 non era scontato solo pochi mesi fa. Il nodo sta tutto nell’assenza di abitudine alle politiche congressuali da parte dei ranghi del partito. A Tajani l’onore e l’onere di risvegliare l’entusiasmo. Guardando, giocoforza, oltre il lutto per la scomparsa del Cavaliere.