La Cop28, la conferenza mondiale sul clima in corso negli Emirati Arabi Uniti tra dibattiti e polemiche, vede anche l’Italia protagonista. In particolare, schierata tra le organizzazioni presenti si segnala la Fondazione Eni Enrico Mattei. Il direttore della Fondazione, Alessandro Lanza, lavora attivamente ai tavoli della Conferenza per seguire lo sviluppo dei negoziati e oggi dialoga con True-News, offrendo una prospettiva dall’interno su cosa c’è in ballo nella partita per il clima e nel summit.
Direttore, Fondazione Eni Enrico Mattei va a Cop28. In che misura l’evento impatta sulla lotta globale ai cambiamenti climatici?
“Le conferenze sul clima hanno un impatto sul cambiamento climatico perché mettono in condizione i paesi di scambiarsi delle opinioni, di fare delle proposte, di migliorare la comprensione reciproca sui vari fenomeni che riguardano il mercato dell’energia. È sbagliato pensare che è una COP possa risolvere i problemi; non è però sbagliato ritenere che l’insieme delle COP possa essere stato un volano più che un freno per favorire il dialogo su questi temi fondamentali”.
Tra sfide e prospettive la transizione energetica si preannuncia destinata a non essere un pranzo di gala. Quali sono costi e sfide da superare negli anni a venire?
“Dal mio punto di vista la sfida principale riguarda la fusione nucleare. Ci vorranno 30 o 40 anni, ma la fusione nucleare rappresenterà sicuramente il punto di svolta sul cambiamento climatico, sempre che, fra 30 anni, il sistema climatico e le condizioni di vita dei nostri paesi non saranno così deteriorati da rendere questo ulteriore sforzo vano”.
Che partita può giocare l’Italia in questo processo internazionale?
“L’Italia conta il 3% delle emissioni mondiali e poco meno del 3% del PIL globale. Il nostro ruolo, quindi, non è fondamentale in un contesto globale in termini di emissioni. Il nostro ruolo è però importante perché nonostante i dati appena elencati restiamo un paese del G7, fondatore dell’Unione europea, leader del principale forum, abbiamo una struttura tecnologica e di ricerca nel nostro paese che può essere di molto aiuto per i paesi in via di sviluppo, in termini di conoscenze e di risorse”.
Il Cop28 ha promosso il fondo per la compensazione dei danni climatici nei Paesi meno sviluppati. Come giudicate questa svolta?
“Il ruolo dell’Italia nel fondo Loss and Damage è un esempio di quanto detto. Il nostro paese ha infatti aderito rapidamente e con ambizione al fondo Loss and Damage, costituito presso la Banca mondiale, che ha raggiunto ormai oltre 600 milioni. L’Italia ne fornirà più di 100, insieme a Francia e poco sotto Germania e Emirati Arabi. Il fondo è studiato appositamente per favorire quei paesi che a causa del cambiamento climatico hanno subito dei danni e su trovano in condizioni difficili nell’attuare le cosiddette politiche di adattamento”.