Perché leggere questo articolo? Hasbro taglia un quinto della forza lavoro. Per il colosso dei giocattoli, dopo un 2023 difficile, meno un terzo dei dipendenti in un anno. Ma in Borsa i risultati continuano a deludere. Un Natale infelice per i licenziati, ma anche per il gruppo stesso è in arrivo. Vediamo perché.
Non sarà un bel Natale per 1.100 lavoratori che Hasbro, terzo gruppo produttore di giocattoli al mondo dopo Mattel e Lego, ha deciso di licenziare a due settimane dalla fine dell’anno, il centesimo d’esistenza della multinazionale di Pawtucket, Rhode Island. Parliamo di un quinto della forza lavoro, un dato che se sommato ai 900 licenziamenti di inizio anno portano il totale a quasi un terzo. A fine 2022, da bilancio, Hasbro dichiarava di aver 6.490 dipendenti. A fine anno ne avrà circa 4.500.
Hasbro, 2023 difficile
“Abbiamo previsto che i primi tre trimestri sarebbero stati impegnativi, soprattutto nel settore dei giocattoli, dove il mercato sta registrando una diminuzione rispetto agli storici picchi registrati durante la pandemia”, ha scritto Chris Cocks, Ceo del gruppo Hasbro, in una mail ai dipendenti. “Nonostante siano stati fatti alcuni progressi significativi all’interno della nostra organizzazione, i venti contrari che abbiamo riscontrato nei primi nove mesi dell’anno sono continuati durante le festività e probabilmente persisteranno nel 2024”.
I licenziamenti fanno parte di una ristrutturazione complessiva della società guidata da Cocks, che si è trasferita a Hasbro da Wizards nel febbraio 2022, poco dopo l’incorporazione della casa produttrice di Magic – The gathering nel gruppo Hasbro. A ottobre Hasbro ha dichiarato una grande sofferenza nel terzo trimestre: i ricavi sono diminuiti del 10% con una crescita significativa nel segmento Wizards of the Coast e Digital Gaming (+40%) , che contiene anche Dungeons and Dragons, che non è stata in grado di compensare i cali nei prodotti di consumo (-18%) e nell’intrattenimento (-42%). Le aziende dei giocattoli si preparano a un Natale 2023 sull’ottovolante: i dati dell’ufficio commerciale degli Stati Uniti mostrano che le importazioni di giocattoli, la cui produzione è stata quasi interamente delocalizzata in Cina, sono calate del 32% lo scorso trimestre, quello precedente il Natale.
Colpita la divisione più produttiva
In quest’ottica è quanto meno significativo che, come riporta GreekWire, sia proprio la Wizards, la parte più di successo del gruppo, ad essere colpita da un’ondata di licenziamenti che impatterà principalmente sul personale di Hasbro rimasto negli Usa. L’azienda che storicamente ha associato il suo marchio a giocattoli iconici come Action Man, My Little Pony, Hamtaro e a leggende del gaming come i citati Magic, D&D, Trivial Pursuit e, soprattutto, Monopoly, rischia di venire meno con questa sua prospettiva a una tradizione che l’ha vista a lunga azienda solidale e capace di creare valore sociale, oltre che economico per gli azionisti e affettivo per i bambini che ne fruiscono i prodotti.
Hasbro prende il nome dai tre fratelli Herman, Hillel e Henry Hassenfeld. Ebrei emigrati in America dalla Polonia che la fondarono e nel periodo prima e dopo la seconda guerra mondiale divenne celebre per dare lavoro nelle sue linee a molti dipendenti della medesima fede in fuga dalle persecuzioni europee guidate dai nazisti. Ora fa scalpore l’immagine di un gruppo che nella sua narrazione vuol far sognare i più piccoli in occasioni come Natale, spingendo con i giocattoli e il gaming i ricavi pari a circa 5,5 miliardi di dollari l’anno, e nei fatti taglia posti di lavoro.
La borsa punisce Hasbro
“I licenziamenti non sono l’unica misura per ridurre i costi adottata da Hasbro: ad agosto, l’azienda”, nota Forbes, “ha annunciato di voler vendere la sua divisione cinematografica e televisiva eOne a Lionsgate per circa 500 milioni di euro”. Hasbro è ormai una multinazionale finanziaria sul podio dei cui maggiori azionisti siedono tre fondi di primo piano. In testa Vanguard col 10,95%. Segue Capital Research and Management col 10,09%. Terzo, BlackRock col 5,05%. Probabilmente Cocks sperava di spingere verso l’alto le azioni del gruppo annunciando risparmi e tagli. Ma l’effetto del danno d’immagine ha prodotto una fuga di capitali da Hasbro. Dopo l’annuncio dei tagli, le azioni dell’azienda hanno registrato un calo di circa il 6%. Poi sono rimbalzate a un calo dell’1,45% tra l’11 e il 12 dicembre scorsi.
La medicina è parsa peggiore del male e il calo ha solo consolidato un percorso negativo. Da inizio anno Hasbro, che oggi capitalizza circa 6,4 miliardi di dollari, ha perso circa il 25,5% del valore borsistico. A inizio gennaio le sue azioni valevano 64,86 dollari l’una. Ora siamo scesi a 48,37. Un Natale negativo, a prescindere dai licenziamenti, può creare ulteriori problemi.
Tagli trasversali
A questo danno Hasbro ha aggiunto la beffa di aver tagliato nella componente più redditizia del suo business il personale. Un fatto, sicuramente, che non è piaciuto agli investitori: nel 2024 si celebra il 50esimo di D&D e Hasbro non arriva col migliore dei biglietti da visita. Specie se si accorgerà di aver danneggiato la sua storica reputazione aziendale a ridosso del Natale. Quando, cioè, maggiormente i consumatori dovrebbero rivolgersi ai suoi prodotti e, soprattutto, gli investitori fanno programmi per l’anno venturo. Non una bella storia per un gigante del settore dei giocattoli da tempo noto in tutto il pianeta.