Perché leggere questo articolo? L’Espresso cambia proprietà, di nuovo. Il secondo passaggio di mano in due anni conferma la crisi della rivista storica. Che è in buona compagnia, a giudicare dall’andamento della stampa nel 2023.
“Dopo un anno e mezzo di roboanti annunci dell’azionista di riferimento Danilo Iervolino, un annuncio davvero importante ci è arrivato a mezzo stampa. Infatti abbiamo appreso da “il Giornale”, prima che la notizia fosse confermata da un comunicato ufficiale, l’imminente vendita dell’Espresso al gruppo Ludoil della famiglia Ammaturo”. Comincia così il comunicato stampa del Comitato di Redazione de L’Espresso. La rivista fondata da Benedetti e Scalfari nel 1955 cambia proprietà. Per la seconda volta in due anni. Ecco perchè.
I giochi di Iervolino con il socio Ammaturo
Che L’Espresso, nonostante l’acquisizione da parte di Danilo Iervolino nel maggio 2022, non navigasse in buone acque, non era un mistero. Dopo neanche un anno dalla rilevazione, infatti, Iervolino si era liberato del 49% della società comprata da Gedi. A chi aveva venduto la quota di minoranza Iervolino lo scorso anno? A quello che oggi è il nuovo proprietario: Donato Ammaturo. Il patron della Salernitana aveva venduto il 49% ad Alga, società del presidente di Ludoil. Il petroliere Ammaturo ha venduto la propria quota della holding Bfc Media a Iervolino. Dal quale ha rilevato il restante 51% de L’espresso, sempre per conto di Alga.
Tutto in famiglia, sulla pelle de L’Espresso, che naviga in pessime acque. Non è complicato comprendere i motivi per cui Iervolino ha deciso di liberarsi dello storico settimanale. Basta vedere il bilancio 2022 de L’Espresso. Conti più che in rosso per la rivista che fu di Scalfari e Olivetti in passato.
I conti in rosso de L’Espresso
Bfc Media che, proprio a causa del prestito bancario acceso da L’Espresso Media e del finanziamento del socio IDI, necessario all’avvio delle attività su L’Espresso, ha accumulato nel 2022 un indebitamento finanziario di 3,250.456. Chiudendo l’esercizio in perdita. Consultando il bilancio de “L’Espresso Media”, chiuso il 31/12/2022, True-News.it ha scoperto una gestione disastrosa del giornale. Che fattura 5 milioni ma ne perde quasi la metà: la perdita effettiva, data dalla gestione caratteristica, è di 2 milioni e 800 mila euro. Praticamente più del 50%. La maggior parte dei costi della società sono da attribuire ai servizi che pesano per oltre 4 milioni e per il personale. La redazione dell’Espresso, assieme a tutto lo staff della società, ha un costo di 2.037.725.
Considerevole la situazione debitoria, in particolare verso le banche a cui la società deve 3 milioni di euro mentre i crediti sono pari a 1.975.908 euro di cui, però, 1.054.974 esigibili entro l’esercizio successivo. Come avviamento per il nuovo progetto dell’Espresso, erano stati depositati oltre 4 milioni di euro che, con i conti in rosso, rischiano di uscire dalla cassaforte. Praticamente quasi nulla (valore 1) la voce relativa alle riserve.
Il soccorso rosso a Iervolino
Così Iervolino ha venduto tutto ad Ammaturo, leader del gruppo Ludoil. Società attiva nel settore petrolifero con sede a Nola, in provincia di Napoli. Città di provenienza di Danilo Iervolino. Insomma, i due soci che si sono appena separati non sono poi così lontani. Ludoil ha certamente le risorse per tirare il giornale dalle sabbie mobili: nel 2021 il gruppo ha raggiunto l’obiettivo di oltre un miliardo di euro di fatturato: 1.090.240.203 di euro nel 2021, con una crescita del +165% rispetto al 2020. Ad Ammaturo piace estendersi in ambiti diversi dal petrolio: nel 2016, ha diversificato i suoi investimenti puntando sul rilancio del marchio di moda Frankie Morello Milano, degli stilisti Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti. Ora vira verso l’editoria. Togliendo un grosso peso a Iervolino.