Perchè leggere questo articolo? Chiara Ferragni e Fedez: la regina ed il re sono nudi. La vicenda Balocco e le conseguenti polemiche svelano i reali meccanismi dietro ogni comunicazione degli influencer. “Un modello di comunicazione pubblicitaria giunto a fine corsa”, secondo lo scrittore pubblicitario Paolo Iabichino. Gli indizi su Threads e l’assordante silenzio di Balocco
“La vicenda del pandoro di Chiara Ferragni ha reso evidente che un certo tipo di comunicazione pubblicitaria è giunto a fine corsa”. Lo scrittore pubblicitario Paolo Iabichino, esperto di comunicazione relazionale e pubblicità etica, ritiene che il il clamoroso fail comunicativo in cui è incappata la regina delle influencer possa avere delle conseguenze sistemiche. Intervistato da True News, l’autore noto sul web con il nome di Iabicus prosegue: “Si tratta di qualcosa che era già nell’aria da un po’. La Francia prima di noi ha cercato di normare il coinvolgimento degli influencer all’interno della comunicazione pubblicitaria, noi arriviamo buoni ultimi”.
Chiara Ferragni e Fedez: la regina ed il re sono nudi
La regina – ed il suo consorte, Fedez – sono nudi. Gli influencer non sono santi. I loro (eventuali) meriti in specifici ambiti non li rendono modelli di vita assoluti. Sono imprenditori e in quanto tali tutto ciò che fanno, lo fanno per promuovere il loro business. Ovvero se stessi. “Ma io non punto neanche tanto l’indice contro i Ferragnez – prosegue Iabichino – quanto contro le committenze. Che in tutto questo tempo hanno continuato a gestire gli influencer ancora con le stesse dinamiche televisive delle reach. Prestando pochissima attenzione alla qualità dei contenuti ed alla autenticità delle persone che coinvolgono“. La Ferragni e Fedez sono la punta dell’iceberg di un modello imprenditoriale: “Sono quelli che più di altri hanno saputo capitalizzare la propria visibilità. Assecondano una domanda, ma il mercato ora pare essersi intossicato. E nessuno degli addetti ai lavori ha fatto nulla per bonificarlo”.
Iabichino: “Assordante silenzio da parte di Balocco”
Iabichino ribadisce che siamo di fronte ad un evidente concorso di colpa: “Le responsabilità sono da condividere tra gli influencer che non si sono dati un’etica, la committenza che ha trattato con questi personaggi con grande superficialità mediatica, i centri media che continuano a coinvolgere queste persone. Non ultimo: consumatori e consumatrici, che sono parte di questo gioco”. E nello specifico del caso Balocco, Iabicus sottolinea: “Dal punto di vista dei contenuti, il video di scuse di Chiara Ferragni quantomeno non fa una piega. Ha fatto un grosso errore e ce lo racconta. Ma è invece assordante il silenzio di Balocco. Hanno attribuito un plusvalore di prezzo ad un prodotto identico a quello normale, travestendo l’operazione come benefica mentre i soldi non arrivavano nelle casse dei destinatari”.
Sul web è cambiato il vento? I segnali da Threads
Indizi di un clima che potrebbe essere mutato giungono da un sentiment piuttosto diffuso su Threads in queste ore. A giudicare dal tono di molte conversazioni, non solo i Ferragnez, ma anche gli altri influencer che si stanno affacciando sulla nuova piattaforma non stanno trovando esattamente un comitato di benvenuto ad accoglierli: “I brand dentro questo nuovo feed arrancano, la politica è sbeffeggiata, tanto a destra, quanto a sinistra, gli influencer ridicolizzati, e non solo dentro la mia bolla. Ovunque, adesso, in questi primi giorni in cui una community di nerd si ritrova nostalgicamente per rimpiangere i tempi della prima Internet e sfida gli algoritmi di Meta, per provare a rimetterla in piedi dentro le proprie conversazioni”, ha scritto proprio oggi Iabichino sul proprio sito. “Certi influencer assomigliano oggi a quei calciatori giunti ormai sulla soglia dei 40 anni ma che ancora non smettono e magari sperano in un ultimo ricco contratto a Dubai”, aggiunge Iabicus a True News.
Ma se c’è un modello che sta giungendo al tramonto, cosa prenderà il suo posto? “Da tempo penso che i brand dovrebbero avere il coraggio di muoversi su piattaforme proprietarie, smettendo di usare i social per fare relazione. Sforzandosi di ingaggiare il pubblico creando contenuti di valore e non delegando una comunicazione impoverita agli influencer“, conclude Iabichino.