Perché leggere questo articolo? Sul Frosinone De Laurentiis parlò anni fa al “New York Times”. Definendolo non all’altezza per la Serie A. La partita di Coppa Italia vinta a Napoli dai ciociari l’ha smentito…
Internet sa essere crudele e nelle scorse ore lo è stato con Aurelio De Laurentiis alla luce dell’eliminazione del Napoli dalla Coppa Italia per mano del Frosinone. Il club guidato da Eusebio Di Francesco nella giornata del 19 dicembre ha sbancato lo Stadio Diego Armando Maradona per 4-0, travolgendo a sorpresa i campioni d’Italia.
Le parole di De Laurentiis al New York Times
L’eliminazione della squadra di Walter Mazzarri è stata fragorosa, sia per l’artefice, una squadra candidata alla lotta per la salvezza nella presente Serie A, ma soprattutto per il punteggio. E per De Laurentiis il Cinepanettone del 2023 ha riservato un epilogo amaro sotto forma di riscoperta di quanto detto, proprio sul Frosinone, in un’intervista di alcuni anni fa. La platea? La più prestigiosa del giornalismo mondiale. Nientemeno che il New York Times.
Correva l’anno 2019 e parlando della sua esperienza come produttore cinematografico capace di aggiungere alle sue prospettive imprenditoriali quelle calcistiche, De Laurentiis gloriava la possibilità che il suo neo-acquistato Bari potesse riconquistare le piazze tradizionali della massima divisione. Superando un trend che aveva visto, negli ultimi anni, altre squadre subentrare nella massima categoria.
Il Frosinone e la competitività della Serie A
De Laurentiis ai microfoni del New York Times se la prese proprio con il piccolo club ciociaro. In quell’anno presente per la seconda volta in Serie A dopo il precedente del 2014-2015. Anche in quell’occasione, la squadra gialloblu retrocesse subito dopo la promozione.
E De Laurentiis, parlando a campionato ormai avviato, affondò: “Club come il Frosinone non attirano tifosi, né interesse, né giornalisti verso il campionato”, disse, giustificando con questo ragionamento il fatto che si dovesse pensare a un riporto più favorevole ai club maggiori delle quote economiche legate al campionato. De Laurentiis prese il Frosinone come emblema di quelle squadre che “salgono [in Serie A, ndr], non cercano di competere e scendono, tranne che con le casse piene di quella che ritengo essere una quota ingiustificata delle entrate televisive della Serie A”.
Parole invecchiate male
Il proprietario del Napoli tornato sotto la sua proprietà a competere ad alti livelli rilanciò sul “problema Frosinone” sottolineando la sua lettura dei mali del calcio italiano. Per Adl in Serie A “il problema è che le piccole squadre hanno gli stessi diritti delle grandi”, dichiarò allora, aggiungendo poi un commento duro sulla quota di riporto delle risorse. “Perché il Frosinone dovrebbe fare una stagione in Serie A, avere una fetta di pagnotta dei diritti economici per poi retrocedere in terza divisione?”. Parole dure, parole dure di un presidente sempre vulcanico. Scontratesi però con la realtà.
Innanzitutto il Frosinone non è mai retrocesso in Serie C. Anzi dopo il doppio salto Lega Pro-Serie A del 2013-2015 ha sempre fatto su e giù tra A e Serie B. In secondo luogo, la squadra ciociara ha costruito un modello che, nella sua autosufficienza, è virtuoso: stadio di proprietà, pubblico fidelizzato, poche rivoluzioni societarie. L’arte del possibile. Coronata lo scorso anno con la prima promozione da vincitrice del campionato di Serie B e il terzo appuntamento nella massima categoria. Dove il Frosinone è salito per provare a restare, guidato dal navigato Di Francesco. Un buon tacer non fu mai scritto, caro Adl: l’intervista al New York Times rientra nel campo delle parole che non sono invecchiate bene. Specie se consideriamo il fatto che il Frosinone, lo scorso anno, ha lasciato dietro proprio il Bari di De Laurentiis. Prima del fragoroso trionfo del Maradona di due giorni fa. La conferma che, forse, un pezzo di pagnotta ormai il Frosinone se l’è meritato.