Perché leggere questo articolo? Dario Di Vico legge le sfide dell’economia italiana. In un contesto mutevole la priorità saranno i tassi e il costo del denaro deciso dalla Bce.
“Per capire che 2024 sarà per l’economia italiana sarà innanzitutto decisiva l’evoluzione della politica monetaria”. Dario Di Vico ha un’idea chiara su che prospettive l’anno in arrivo riserva per il sistema-Paese. Parlando con True-News, il giornalista italiano, firma del Corriere della Sera e de Il Foglio, legge gli scenari attesi per l’Italia da un anno in cui si attendono sfide cruciali. Dal ritorno in vigore del Patto di Stabilità al banco di prova dei grandi appuntamenti elettorali, sarà un anno chiave per capire il destino delle principali economie della Terra.
Di Vico: “Vitale capire quanto sarà il costo del denaro”
Per Di Vico, in Italia l’impatto maggiore sarà comunque determinato dalle scelte della Banca Centrale Europea. “Innanzitutto”, dice il 71enne giornalista, “dovremo capire se ci sarà l’auspicato taglio dei tassi d’interesse che può dare fiato all’economia italiana alleviando il costo del denaro. In secondo luogo, se ci saranno dei tagli andrà osservata l’entità, la frequenza e il timing di questo processo“.
“Entriamo nel 2024 in un contesto che vede l’economia italiana in rallentamento assieme a buona parte del contesto europeo“, sottolinea Di Vico e “sul fronte del futuro del Paese si rischia una ripresa del trend ventennale che dall’inizio degli Anni Duemila alla pandemia ha visto l’Italia annaspare e accumulare anni di crescita bassa e prossima allo zero”. I famosi “zero virgola” di cui spesso si è parlato e che, sottolinea Di Vico “sono destinati a riproporsi nel 2024. Per l’anno prossimo, le stime sulla crescita del Pil parlano di un +0,5/+0,6%“. “Sarà vitale”, dice di Vico, “capire quanto sarà il costo del denaro e se riusciremo, nell’anno a venire, a far ripartire in maniera strutturale gli investimenti”, vero e proprio potenziale motore della crescita.
Tra crescita bassa e l’enigma tedesco
In quest’ottica, è bene sottolineare, dice Di Vico, il fatto che “per buona parte dell’anno sul fronte degli investimenti l’economia italiana non sentirà gli effetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che sdoganerà la parte maggiore dei suoi investimenti nel finale dell’anno”.
Tutto si collega al costo del denaro: “periodi di lungo trascinamento della fase di tassi alti e costo del denaro elevato possono contribuire a far durare un contesto minaccioso per la crescita del Pil e capace di rallentare i necessari investimenti del Pnrr, principalmente quelli per la transizione green e digitale” che rappresentano la parte chiave della componente italiana della Recovery and Resilience Facility comunitaria.
Un confronto con la Germania
Da osservare, infine, anche l’influsso che può avere sull’Italia il contesto del mercato di riferimento di Roma, quello tedesco: “Le problematiche dell’economia tedesca hanno sicuramente riflussi importanti in Italia”, ragiona Di Vico. “Non solo per il volume dei commerci, ma anche se non soprattutto per il dato strutturale dell’interconnessione delle catene del valore” è bene sottolineare che “andrà analizzato l’impatto dell’attuale, delicato contesto tedesco”. E più che sui dati contingenti su crescita e sviluppo industriale in Germania Di Vico invita a focalizzare l’attenzione sul dato di fatto del “ripensamento strutturale che la Germania sta compiendo circa il suo sistema economico”. Oggi più che mai orientato a cercare nuove forme di alimentazione energetica dopo la sostanziale fine delle forniture del decisivo gas russo. Un’altra delle contingenze strategiche che rendono, con vista 2024, incerta la traiettoria dell’economia italiana.