Perché leggere questo articolo? Il calcio è prossimo a una rivoluzione. Questo sostengono i supporter della Superlega dopo la sentenza storica della Corte di Giustizia europea sul monopolio dell’Uefa. Ma c’è di più…
Quando, giovedì 21 dicembre, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha definito quello dell’Uefa sul calcio un monopolio che sta “abusando di una posizione dominante” e che le sue norme in materia di approvazione, controllo e sanzioni, data la loro natura arbitraria, devono essere ritenute “valide restrizioni ingiustificate alla libera prestazione dei servizi”, lo sport continentale ha cominciato a capire la necessità di superare il proprio paradigma di governo novecentesco. Una necessità alla quale le federazioni devono far fronte cedendo sovranità, prima che siano altri portatori di interesse (le leghe) a costringerle a farlo.
Così, nel dibattito che si è nuovamente scatenato rispetto alla possibilità – ora libera da vincoli – della nascita di una Superlega calcistica, chi ha in pancia il progetto di una nuova competizione (la società A22 Sports, il cui ceo è Bernd Reichart, che sta portando avanti, ridefinendolo, il progetto originariamente nato da Real Madrid, Barcellona e Juventus), uno degli aspetti più innovativi riguarda la proposta più rivoluzionaria di A22, vale a dire l’offerta al pubblico della diretta streaming gratuita di tutte le partite, attraverso una piattaforma proprietaria, senza abbonamento per la visione delle gare.
Unify e il calcio live gratis per tutti
La piattaforma si chiama Unify e – scrive A22 Sports presentandola – “offrirà un modello a fasce. Il livello gratuito, supportato dalla pubblicità, consentirà ai tifosi di guardare gratuitamente le partite in diretta della Superlega europea. Saranno offerti anche livelli di abbonamento per coloro che preferiscono vedere le partite con pubblicità minima, usufruendo di funzionalità avanzate come le angolazioni preferite delle telecamere, i dati delle partite in diretta e altre opzioni interattive”.
Davvero un progetto di questo tipo è sostenibile solo con la pubblicità o si tratta di un bluff? Il modello di business ha un senso se si basa sui grandi numeri di utenti (come fece Facebook, oggi Meta), e siccome si punta a un potenziale di tre miliardi di persone interessate, e dunque di utenti profilati, può non essere una boutade. Di certo si tratta di un progetto ambizioso, che necessita di diverse partnership, che probabilmente può essere reso possibile anche dalla presenza, tra i finanziatori, di un fondo, e che, se dovesse realizzarsi, rivoluzionerebbe il mercato dei diritti televisivi, sconvolgendolo all’insegna di una ulteriore disintermediazione.
Il Parlamento europeo contro il geoblocking
Un’ipotesi del genere significherebbe infatti rivolgersi a un mercato globale che, data la gratuità, renderebbe insensato l’utilizzo dei blocchi geografici, proprio per le sue caratteristiche di internazionalità. Un aspetto, quest’ultimo, che va peraltro nella direzione dei desiderata dell’Europa. Il Parlamento Europeo, infatti, lo scorso 13 dicembre ha approvato una risoluzione nella quale si chiede a Commissione e Stati membri “una maggiore disponibilità transfrontaliera dei cataloghi e l’accesso transfrontaliero e la reperibilità degli eventi sportivi attraverso i servizi di streaming”. In particolare, gli europarlamentari vogliono che siano valutate “tutte le opzioni per ridurre la prevalenza di barriere geo-bloccanti ingiuste e discriminatorie, considerando anche il potenziale impatto sui modelli di business esistenti e sul finanziamento delle industrie creative”. La nuova legislazione dovrebbe essere redatta entro il 2025.
Una rivoluzione è possibile?
Ora, rispetto al modello attuale dei diritti di broadcasting, si tratterebbe di una rivoluzione epocale. Posto che una soluzione di questo tipo eliminerebbe sostanzialmente anche la pirateria, e che a ciò si potrebbe aggiungere anche per altre piattaforme la limitazione o l’abolizione del geoblocking – per la quale non mancano le resistenze, ma la direzione è quella – a cambiare il quadro, rischierebbe di modificarsi totalmente l’intero mercato e le competizioni calcistiche che ora vivono di diritti tv, soprattutto per quanto concerne i diritti internazionali, sarebbero chiamate a diversificare in maniera netta i loro introiti. L’eventuale presenza di una piattaforma che offre gratuitamente ciò che gli altri offrono a pagamento (competizioni diverse, certo, ma si tratterebbe comunque di tornei d’élite) e l’ampliamento geografico delle aree di broadcasting costringerebbero a rivedere diversi accordi e strategie, e di conseguenza l’offerta, rispetto a ciò che è oggi, riverberandosi anche sulle tariffe per gli utenti. La sensazione, pertanto, è che si sia solamente all’inizio di un potenziale shock in un mercato a lungo caratterizzato da una bolla.