Gli ospedali italiani si trovano a dover gestire un parco macchine obsoleto, con oltre la metà delle apparecchiature inadeguate alle esigenze attuali. Lo sottolinea un articolo del Sole24Ore, edizione cartacea, che aggiunge come nonostante l’investimento di 1,2 miliardi di euro previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’acquisto di nuove tecnologie diagnostiche come Tac, risonanze magnetiche di ultima generazione, acceleratori lineari e ecografi digitali, la piena implementazione di queste tecnologie è stata posticipata al 2026 a causa di una revisione richiesta dall’Italia e approvata da Bruxelles.
Un ritardo a tutto svantaggio dei pazienti, che avranno diagnosi meno accurate, maggiori esposizioni alle radiazioni e una ridotta velocità nell’esecuzione degli esami, oltre alla mancanza di referti informatizzati. Il tutto a causa dell’attuale obsolescenza generalizzata delle attrezzature mediche. Il piano originario prevedeva la sostituzione di 3.133 grandi apparecchiature sanitarie con più di 5 anni di età. Inizialmente, si prevedeva che 600 milioni di euro fossero destinati alla sostituzione di 1.568 apparecchiature entro il terzo trimestre del 2023, e altri 600 milioni per le restanti 1.565 apparecchiature entro la fine del 2024. Tuttavia, la revisione ha spostato la scadenza finale al giugno 2026.
Nonostante il ritardo, l’ammodernamento già avviato resta comunque in essere. Delle 3.100 apparecchiature da sostituire, ben 2.800 sono già state messe a gara attraverso il Consip, che sta gestendo la maggior parte di questi appalti con gli ordini perlopiù già effettuati dalle Regioni. Il rinvio deriverebbe dalla necessità di alcune di queste di posticipare la scadenza a causa della mancanza di preparazione tecnica per accogliere le nuove tecnologie.
In Italia sono circa 37mila apparecchiature diagnostiche da aggiornare. Basti pensare che il 92% dei mammografi e il 96% delle Tac di base hanno più di 10 anni.