Perché leggere questo articolo? Quella di Gabriel Attal è una bella storia di riscatto. La Francia sceglie un 34enne come nuovo premier. Una scelta simbolica, un bel colpo, un messaggio simbolico. Solo questo, perchè nel sistema francese il Primo ministro conta come il due di briscola.
Riaprite il libro dei ricordi. Era in ogni sussidiario delle elementari che si rispetti. Dopo i sette re di Roma e Muzio Scevola, ma prima del sacco di Alarico e degli Unni che vivono a cavallo, c’era questa scena memorabile. Caligola che vuole far eleggere senatore il suo cavallo. Qualcuno dice addirittura console, poco importa: è una storia vera come una moneta da tre euro. Quelli bravi ora vi attaccherebbero il pippone (ma loro preferiscono chiamarlo “debunking“) sul fatto che siano solo le false ricostruzioni postume della perfida storiografia consolare – su tutti Cassio Dione – avversa all’imperatore. Resta una storia bellissima, e utile a capire il motivo per cui in Francia ci sia un premier di soli 34 anni.
Una bella storia, ma in Francia il premier è come il due di briscola
Quella del più giovane Primo ministro della storia francese è una bella storia di riscatto. Prima di diventare un Macron in miniatura, Gabriel Attal è stato uno studente vittima di bullismo omofobo. Sì, perché oltre ad essere il più giovane Primo ministro della storia di Francia, Attal è anche il primo premier dichiaratamente omosessuale. Coming out che gli ha causato non pochi problemi ai tempi dell’Ecole Alsacienne, prestigiosa scuola privata parigina, frequentata insieme a Juan Branco, avvocato di Assange – che in una recente intervista televisiva, Attal ha tirato in ballo, accusandolo di bullismo ossessivo.
I travagli adolescenziali sono stati ben presto superati da Attal, che ha iniziato una fulminante carriera politica, avviata nel 2006 a 17 anni. L’enfant prodige di Francia ha ottenuto il suo primo incarico istituzionale a soli 23 anni, come membro dello staff del ministero della Sanità di Francoise Hollande. Dal calante Partito socialista, Attal è salito sul carro di Macron, che nel 2018 lo ha reso il più giovane ministro della storia repubblicana francese. A soli 29 anni è diventato Segretario di Stato all’educazione e alla gioventù, il primo under30 alla guida di un ministero nella storia della V Repubblica in Francia. Il trampolino di lancio per l’approdo odierno alla seconda carica dello Stato, che in Francia conta come il due di briscola.
La scelta di Macron è solo simbolica
La scelta di Macron di nominare Attal al premierato è sicuramente un bel colpo, anche se prettamente simbolico. E’ figlia del sistema politico francese. La Francia è una repubblica semi-presidenziale in cui il potere esecutivo è condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro. Solo il primo è eletto direttamente dal popolo, e di conseguenza nomina il secondo sulla base del risultato elettorale. Il Primo ministro è emanazione diretta del suo mandante, il Presidente della Repubblica.
Attal è generato, creato, della stessa sostanza (e partito) di Macron. In Francia il voto per il presidente e per il Parlamento è separato. La figura del Primo ministro assurgerebbe a una qualche rilevanza solo se in Parlamento esistesse una maggioranza opposta al Presidente. E’ la cosiddetta “coabitazione” tra Presidente e Primo ministro. Scenario che in Francia non si verifica da più di vent’anni – da quando nel 2002 è finita la coabitazione tra il neogollista Chirac e il premier socialista Jospin. Macron ha scelto Attal – membro del suo stesso partito Renaissence – guardando soprattutto all’indice di favore del suo “mini me”. A dicembre un sondaggio Ipsos aveva infatti eletto Attal il politico più popolare di Francia.
Il premier in Francia è il cavallo di Caligola
“Monsieur Macron, il popolo non ha le pensioni”. “Dategli un Primo ministro di 34 anni”. Quella di Macron è un’indicazione, nulla di più. La nomina di Attal è meno di un cavallo di Troia per aprire a nuove maggioranze che rafforzino il mandato presidenziale. E’ proprio il cavallo di Caligola. Come l’animale adorato dall’imperatore, così l’enfant prodige di Francia è il simbolo dell’irrilevanza della carica politica. La carica di Primo ministro conta talmente poco in Francia che chiunque può ricoprirla. Un ruolo simbolico che – in assenza di equini eleggibili – può essere anche affidata a un 34enne. C’est le semi-présidentialisme, stupide!