Perché questo articolo potrebbe interessarti? Torna alla ribalta il caso di Olindo e Rosa, i coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba. Il primo marzo a Brescia verrà deciso di accogliere o meno l’istanza per la revisione della sentenza. “Ma di casi del genere – ha dichiarato a True News l’avvocato Baldassare Lauria – in Italia ne esistono a decine. La revisione delle sentenze è molto più comune di quanto si possa pensare”. E non sempre si può parlare di meri errori giudiziari.
È il 13 febbraio 2012 e a Reggio Calabria una pronuncia della locale corte d’appello scuote e non poco il mondo giudiziario italiano. I giudici infatti, quel giorno hanno revocato l’ergastolo a Giuseppe Gulotta, condannato nel 1989 alla pena massima per i fatti di Alcamo Marina. La strage cioè in cui, per motivi ancora oggi ignoti, sono stati uccisi all’interno di una piccola caserma dei Carabinieri l’appuntato Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo.
Cosa c’entra la strage di Alcamo Marina con i recenti eventi legati alla strage di Erba e alle vicende giudiziarie di Olindo Romano e Rosa Bazzi? Il filo conduttore è dato dalla possibilità di revoca dell’ergastolo. Un’eventuale sentenza capace di cancellare la massima pena ai due coniugi, non sarebbe cioè una novità. Nel nostro Paese sono diversi i precedenti in tal senso.
Quello di Giuseppe Gulotta è il più clamoroso. Ma non l’unico. A confermarlo a True News è l’avvocato Baldassare Lauria. Tra i legali che ha seguito Gulotta e che insieme ad altri colleghi ha dato vita a una fondazione a nome del suo assistito proprio per osservare da vicino il tema delle revisioni processuali. “Posso assicurare – dichiara l’avvocato – che casi del genere in Italia sono all’ordine del giorno. Con la fondazione ne seguiamo a decine”.
Cosa verrà deciso il primo marzo su Olindo e Rosa
Del caso dei coniugi di Erba si è scritto molto. Sia all’epoca dei fatti che negli ultimi giorni. Olindo e Rosa sono stati condannati all’ergastolo per gli omicidi dei loro vicini di casa. In particolare, di Raffaella Castagna, del figlioletto Youssef Marzouk, della nonna di lui Paola Galli e di una vicina, Valeria Cherubini. Quest’ultima era la moglie dell’unico sopravvissuto, nonché testimone considerato chiave nella vicenda, Mario Frigerio.
In tutti gli appelli i coniugi sono stati ritenuti responsabili, con la Cassazione che ha messo la parola fine al processo il 3 maggio 2011. A distanza di 18 anni dai fatti, accaduti nel dicembre 2006, l’iter processuale che ha portato all’ergastolo di Olindo e Rosa è tornato sotto i riflettori. Il motivo è dato da tre richieste di revisione della condanna, due presentate dai legali e una dal sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser. Il clamore è aumentato nelle ultime ore, con la notizia di un’udienza fissata per il primo marzo dal tribunale di Brescia per discutere sulle tre istanze presentate.
“Fatico però a comprendere la grande rilevanza data a questa notizia – ha commentato su TrueNews l’avvocato Lauria –. Non c’è nulla di eccezionale o di rilevante nella decisione presa a Brescia. Semplicemente, i giudici valuteranno i ricorsi per la revisione della condanna. È una procedura ordinaria. Ancora non è stato deciso nulla e il primo marzo non è detto che si arrivi a qualcosa”.
In poche parole, non c’è stata alcuna riapertura del caso. Gli elementi presentati dai legali e dal sostituto procuratore di Milano saranno vagliati nella sede competente. “E a Brescia – aggiunge il legale – si fa sempre così. Raramente respingono senza dibattimento i ricorsi per le revisioni dei processi. Le posso riportare la mia esperienza personale sulla richiesta di revisione delle sentenze per la strage di piazza della Loggia. Esattamente come per il caso di Olindo e Rosa, è stata fissata un’udienza per valutare la richiesta, le nuove prove e gli elementi presentat. Ma l’istanza per la revisione è stata respinta”.
Cosa si intende per “revisione” di un processo
Ma al netto della scelta di Brescia, sul caso di Erba c’è effettivamente la possibilità di una riapertura del processo? “In realtà – spiega a True News l’avvocato siciliano Roberta Barone – il condannato o i legali, con la revisione non chiedono un nuovo giudizio ma lo stravolgimento della sentenza di condanna, compromessa da un errore nei precedenti giudizi”.
Dunque, i giudici in caso di accoglimento delle istanze saranno chiamati a esprimersi sulla condanna ricevuta dagli imputati e, in base agli indizi presentati nel ricorso, confermeranno oppure rivedranno la sentenza precedentemente emessa. Tecnicamente si tratta di un’impugnazione straordinaria, derivante dalla necessità di rivedere la sentenza nel caso in cui subentrino novità tali da convincere i giudici nel tornare a esprimersi.
“Si deve però trattare di elementi realmente nuovi, non presenti nella precedente fase processuale – sottolinea l’avvocato Baldassare Lauria – elementi provenienti da nuove testimonianze oppure prove emerse grazie alle novità tecnologiche inesistenti al momento del processo”. In Italia, conferma Lauria, di precedenti in termini di revisione delle sentenze ne esistono parecchi.
“Con la fondazione Gulotta seguiamo decine di casi di questo genere – dichiara ancora ai nostri microfoni – posso citarle quello da cui prende il nome la fondazione, dove a distanza di anni dalla sentenza è intervenuta una nuova testimonianza che ha scagionato il mio assistito. Ma posso anche parlarle degli ultimi fatti di attualità, con i casi di Beniamino Zuccheddu, il cui processo è stato rivisto dopo 31 anni in carcere, di Angelo Massaro, di Angelo Cangianiello, tutte persone raggiunte poi da una revisione della condanna”.
Perché così tante revisioni in Italia
Il clamore attorno al caso di Olindo e Rosa, in realtà ancora ben lontano dall’essere etichettato alla stregua di altri casi di revisione. Mna potrebbe servire quantomeno ad accendere i riflettori su un tema non certo secondario. Quello degli errori giudiziari. Anche se l’avvocato Lauria tiene a precisare la sua posizione a proposito della terminologia spesso usata: “Non si tratta di errori giudiziari veri e propri – sottolinea – perché spesso non è il giudice a causare l’errore. Il giudice si basa sulla ricostruzione processuale, sui documenti venuti a galla durante il dibattimento. Direi piuttosto che spesso si tratta di errori difensivi: se sbagliano le difese o sbagliano coloro che devono presentare una verità giudiziaria, poi si arriva inevitabilmente all’errore nella sentenza”.
La domanda sorge comunque spontanea. Come mai nel nostro Paese ci sono così tanti casi di revisione delle sentenze? Come mai si scopre che un’eventuale riscrittura della sentenza su Olindo e Rosa non rappresenterebbe affatto un caso isolato? I motivi, secondo l’avvocato Lauria, possono essere molteplici. “La genesi di questo fenomeno è eterogenea – ha dichiarato – le cause a volte riguardano la solidità della difesa, altre volte invece l’errore sta nei tecnicismi processuali”.
Non solo. Il tema potrebbe riguardare anche le disponibilità economiche degli imputati. “Non sempre è garantita un’effettività di accesso alla difesa – ha aggiunto Lauria – e non mi riferiscono al fatto di avere un avvocato, ma di poter usufruire di perizie e di altri mezzi semplicemente inaccessibili alle tasche degli imputati”.