Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? Olindo Romano e Rosa Bazzi sperano di ribaltare la condanna all’ergastolo giunta sino in Cassazione. I familiari delle vittime della strage di Erba commentano amaramente: “Rifate il processo mille volte, la sentenza per noi resta la stessa”. I tempi della giustizia italiana, fanalino di coda Ue, e le vite in sospeso delle persone coinvolte
Primo grado, Appello, Cassazione. Ed ora (forse) la discussione di revisione della condanna. La lunghissima storia giudiziaria della strage di Erba non è ancora conclusa, a diciotto anni dal quadruplice omicidio per il quale stanno scontando una condanna di ergastolo i coniugi Rosa Bazzi ed Olindo Romano. Qualsiasi saranno gli sviluppi, sarà possibile parlare di giustizia giusta?
Erba, la revisione del processo e le vite di nuovo in sospeso
Il tema della lentezza e farraginosità del sistema italiano è stato più volte sotto i riflettori di True News (ne abbiamo parlato ad esempio QUI e QUI). Qui si entra tuttavia in una dimensione diversa. La Giustizia – in tempi anche accettabili – ha fatto il suo corso e nel 2011, al termine dei tre gradi, ha individuato dei colpevoli. Ora, dopo uno iato di ben tredici anni, la sentenza di condanna potrebbe tornare in discussione. Giuridicamente non un fatto eccezionale, come commentato con True News dall’avvocato Baldassare Lauria, che ha seguito in passato un discusso caso di revoca dell’ergastolo. Ma il clamore è grande. Sia per il rilievo mediatico che la vicenda di Rosa e Olindo ha sempre avuto. Sia perchè la richiesta di revisione della condanna giunge dopo una tambureggiante campagna che ha visto le Iene in prima fila nel sostenere la tesi dell’innocenza della coppia condannata. Sono tante le vite che tornano in sospeso. Quelle di Bazzi e Romano, naturalmente. Ma anche quelle dei familiari delle vittime. Nel frattempo Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage e teste chiave dell’intera vicenda, è scomparso.
I familiari delle vittime: “Rifate il processo mille volte, la sentenza per noi è la stessa”
“Anche se dovessimo rifarlo tre, o quattro o mille volte, il processo arriverebbe sempre alla stessa sentenza, che è quella a cui già sono arrivati oltre venti giudici. In ogni caso qualora dovessero decidere di rifare il processo, noi non parteciperemo. Per noi la sentenza c’è già stata e nulla la cambierà”. Così ha commentato la vicenda Beppe Castagna. Che con il fratello Pietro ha perso nel 2006 la sorella Raffaella, la madre Paola Galli ed il nipotino Youssef Marzouk .
“Noi non faremo nulla. Ne abbiamo parlato, io e mio fratello Pietro: abbiamo deciso che non ci costituiremo parte civile. Non ci saremo. Facciano gli altri lo spettacolo. Noi abbiamo già sofferto abbastanza e certo non rivivremo tutto di nuovo. E le dirò di più: non ce ne importa niente”. La possibile assoluzione? “Se dovesse capitare mi consolerò pensando che almeno nel frattempo si saranno fatti più di 17 anni di carcere. Che altro possiamo fare io e mio fratello? Incatenarci davanti al Palazzo di giustizia e protestare? Ignorare tutto è la nostra sola via d’uscita. Detto questo io, ovviamente, mi auguro che vengano confermate le condanne. Lo devo a mia madre, a mia sorella, al mio nipotino, alla signora Valeria (Cherubini, la quarta vittima della strage, moglie di Mario Frigerio) e anche alla memoria di mio padre e del signor Frigerio”.
Erba, le speranze di Olindo Romano: “Un futuro fuori dal carcere con Rosa”
E i diretti interessati? In questi giorni ha parlato Olindo Romano. Confidando al suo legale il suo stato d’animo: “Non vedo l’ora che arrivi quel giorno per affrontare un vero processo”. Il giornalista Marco Oliva ha invece condiviso una lettera ricevuta da Romano proprio qualche settimana fa: “Forse un po’ più delle altre volte sono fiducioso nella giustizia. Incrociamo le dita. In carcere è cambiata anche l’atmosfera. Tutti mi esprimono solidarietà e mi incoraggiano a non mollare. Ho cambiato lavoro, non faccio più il cuoco in cucina ma mi occupo dei lavori da imbianchino. Spero di uscire da qui prima o poi e di avere un futuro con Rosa”.
Bruzzone, consulente della difesa: “C’è qualcosa da chiarire, lo ritengono anche i giudici”
Roberta Bruzzone, nota criminologa e psicologa forense, tra i consulenti della difesa, ha spiegato intervistata per il portale della Radiotelevisione svizzera che si si leggono le tre sentenze di primo, secondo grado e Cassazione, ci si rende conto che “le ricostruzioni offerte sono molto diverse. Quindi tutta questa coerenza degli elementi, e nella lettura degli elementi, non c’è neanche in quelle sentenze, nonostante siano poi di condanna. Segno evidente che probabilmente qualcosa da chiarire c’è”. La criminologa ritiene dunque decisamente possibile che si vada verso una revisione della sentenza di condanna: “I giudici si convincono se hanno davanti degli elementi incontrovertibili in grado di superare tutte le argomentazioni accusatorie. Evidentemente i giudici degli elementi da valutare in maniera più approfondita hanno ritenuto che vi fossero”.
Tempi della giustizia: Italia fanalino di coda della UE
Si potrebbe così dunque tornare all’anno zero per un caso del 2006, mentre l’Italia si conferma stabilmente fanalino di coda nella Ue sui tempi dei processi. Non più tardi dello scorso ottobre, Agi ha riportato gli sconfortanti dati snocciolati dal presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco: “In primo grado abbiamo una media di 675 giorni per lo smaltimento dei processi a fronte dei 237 europei, quindi il triplo, in Corte d’appello sono 1.026 giorni, quasi 10 volte di più rispetto ai 177 giorni della media Ue, in Cassazione 1.526 giorni a fronte di 172 giorni in Ue”. Ed ancora: “Nel penale occorrono 498 giorni a fronte di 149 in Europa e nel processo amministrativo 862 a fronte di 358”.