INFLUENCER: IL DECALOGO DI AGCOM: SCARICA
Il confronto (la resa dei conti?) tra giornali e influencer è al calor bianco. Con la politica a soffiare sul fuoco. Come se il “pandoro-gate” con protagonista Chiara Ferragni fosse il segnale che tutti stavano aspettando per armarsi e andare alla guerra.
Influencer e giornalisti: una relazione tossica
Sul campo due armate altrettanto improbabili e male in arnese. Da una parte redazioni dalle risorse dissanguate da due decenni e oltre di informazione online. Che – lo chiede il popolo – deve essere gratis e immediatamente disponibile. Dall’altra un numero sempre crescente di imprenditori di se stessi che – per un enorme equivoco figlio della loro capacità di creare engagement attorno alla propria figura – hanno finito per dettare la linea editoriale ai giornali stessi. Ben contenti del resto di poter attingere senza grande sforzo a una fonte inesauribile di contenuti potenzialmente virali. Accuratezza e verifiche? Non ci sono nè tempo, nè soldi, nè voglia. Sperando di non pestare il merdone. Cosa che invece poi invariabilmente succede. E allora parte lo scaricabarile. Una spirale che sembra sempre più difficile da spezzare. Una autentica relazione tossica, quella tra giornali e influencer.
Le regole di Agcom dopo il Balocco-gate di Chiara Ferragni
Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ovvero l’ente che ha sanzionato con un milione di euro la Ferragni per la sua comunicazione mendace relativamente alla beneficienza connessa all’operazione commerciale dei pandori Balocco, sta cercando di fissare dei paletti nella comunicazione degli influencer. Ed ha pubblicato oggi le linee guida già approvate il 10 gennaio. Come riporta Ansa, no alla violenza, all’odio, alla discriminazione, sì alla corretta rappresentazione dell’immagine della donna; no alla vittimizzazione secondaria, con elementi in grado di corresponsabilizzare la vittima di odio, lesione della dignità umana; no all’apologia o all’istigazione ai reati; rispetto per i minori e divieto di pubblicare contenuti che possano danneggiarne lo sviluppo fisico, psichico, morale.
Gli influencer – spiega l’Agcom – svolgono “un’attività economica”, hanno la “responsabilità editoriale sui contenuti, la quale include il controllo effettivo sulla creazione, sulla selezione o sulla organizzazione dei contenuti stessi”, forniscono un servizio che “ha un impatto rilevante su una porzione significativa di pubblico” e “un legame stabile ed effettivo con l’economia italiana”.
Agcom, il tavolo tecnico con le associazioni di infuencer
Le linee guida si applicano tuttavia solo agli influencer che raggiungano almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media e abbiano superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio pari o superiore al 2% (cioè hanno suscitato commenti o like in almeno il 2% dei contenuti pubblicati). Sarà ora un apposito Tavolo tecnico – a cui parteciperanno le associazioni di influencer, le piattaforme di condivisione di video, i social media, le agenzie di influencer marketing – a definire con uno o più codici di condotta le ulteriori misure e le modalità volte a garantire il rispetto delle norme. Il codice dovrà anche prevedere sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer: in particolare – spiega l’Agcom – dovrà essere chiaramente individuabile il mittente o creatore del video e dovrà essere disponibile un dato di contatto.
Le regole di Agcom contro la pubblicità occulta e sulle sponsorizzazioni
Il decalogo di Agcom, in lavorazione da tempo, sembra essere una risposta alle domande suscitate dal Balocco-gate. L’autorità prescrive che gli influencer debbano evitare il ricorso a tecniche subliminali, sia nei contenuti informativi o di intrattenimento sia commerciali; rispettare le norme in tema di comunicazioni commerciali, televendite, sponsorizzazioni e inserimento di prodotti e il divieto di pubblicità occulta, nonché i relativi regolamenti dell’Agcom e dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (riportando in sovrimpressione una scritta che renda subito riconoscibile la natura pubblicitaria del contenuto). Gli influencer sono tenuti al rispetto delle norme in materia di diritto d’autore e della proprietà intellettuale. In caso di violazione, si applicano le multe previste dal Testo unico: da 10mila a 250mila euro per la trasparenza pubblicitaria, da 30mila a 600mila euro in materia di obblighi di tutela dei minori.
Influencer, il caso Lucarelli va già oltre il decalogo Agcom
Ma c’è un passaggio del decalogo che evidenzia tutta la difficoltà a normare efficacemente il settore. E’ quello in cui si afferma che l’influencer deve “garantire la presentazione veritiera dei fatti” e “verificare la correttezza e l’obiettività delle informazioni anche attraverso la menzione delle fonti”, nonché contrastare la “disinformazione online”. Bene: non è proprio quello che ha fatto Selvaggia Lucarelli nella vicenda della ristoratrice di Lodi? Eppure proprio per questo è il “nemico pubblico numero uno” di oggi, che ha scalzato la Ferragni in attesa di essere scalzata domani da qualche altra vicenda. E il decalogo Agcom, fresco di stampa (pardon, pubblicazione online) sembra già inadeguato, ironicamente sorpassato dagli eventi. E non sembra in grado di incidere sul drammatico squilibrio che ancora permane nel confronto tra giornalisti e influencer. Per risolvere il quale servirebbero evidentemente misure più drastiche. Una proposta, per farla facile: perchè non far adottare agli influencer, rispetto alle informazioni che diffondono, le stesse regole che devono rispettare i giornalisti? Così, almeno, si sarebbe liberi di disattenderle ad armi pari…