Perché questo articolo ti potrebbe interessare? Gli insegnanti precari in Italia sono oltre 250mila. Molti di loro non ricevono lo stipendio dall’inizio dell’anno scolastico. Spiega il perché Assenze Ingiustificate, il collettivo che segue le traversie dei docenti non di ruolo.
Il 18 gennaio è iniziata la fine del supplizio, ma non per tutti i precari. Gli insegnanti non di ruolo non ricevono lo stipendio dall’inizio dell’anno scolastico. Il ritardo è sistemico: di media ogni busta paga arriva con 3 o 4 mesi di ritardo. Il 18 gennaio sono stati sbloccati 300 milioni di euro per iniziare a saldare i ritardi. Una goccia nel mare, per gli oltre 250mila precari. A cui si aggiungono una serie di disagi quotidiani dati dal precariato scolastico. Ne abbiamo parlato con il collettivo di insegnanti Assenze ingiustificate. Innanzitutto bisogna chiarire chi sono gli insegnanti precari: tutti coloro che non sono di ruolo e che quindi non hanno un contratto a tempo indeterminato. Di quante persone stiamo parlando? Secondo i dati più recenti (2022) sono il 25% del personale docente: 225mila contratti su un totale di 900mila cattedre.
I guai dei precari, in sintesi
Non tutti i precari vengono però assunti nello stesso modo e questo incide sulle modalità di accredito degli stipendi. Un insegnante precario può essere assunto tramite:
- GPS (Graduatorie Provinciali di Supplenza);
- GI (Graduatorie di Istituto);
- MAD (Messa A Disposizione).
Questo è anche l’ordine di status a livello contrattuale. In alto i contratti più lunghi, che coprono le cattedre vuote e che quindi non subiscono variazioni durante l’anno. Una volta preso il posto, lo si porta avanti fino alla fine del contratto.
In basso le supplenze brevi e maggiormente soggette a cambiamenti. I contratti possono essere anche di pochi giorni e vanno a sostituire personale in malattia, maternità, etc. Quindi se l’insegnante sostituito rientra, si deve ricominciare in un’altra scuola.
C’è una differenza importante anche in termini di accredito dello stipendio. Chi ha uno stipendio tramite GPS, infatti, riceve il compenso per il proprio lavoro in modo regolare. I problemi arrivano per chi è assunto da GI o MAD, che -costituisce la maggior parte del precariato scolastico.
La procedura per l’accredito dello stipendio è articolata e molto lenta. Di media ogni busta paga arriva con 3 o 4 mesi di ritardo. Infatti c’è chi a gennaio 2024 non ha ricevuto lo stipendio di settembre 2023 (e ottobre, novembre e dicembre ovviamente).
I passaggi per ottenere lo stipendio sono i seguenti:
- dopo la presa di servizio, la segreteria scolastica invia i dati a NoiPA (il portale degli stipendi per chi lavora nel pubblico);
- NoiPA controlla i dati ed elabora il trattamento economico;
- la segreteria scolastica verifica – supplente per supplente – il calcolo. Se ha delle segnalazioni da fare, rimanda tutto a NoiPA e si riparte dal punto 2. Se non ci sono segnalazioni, si prosegue;
- i dati vengono inviati alla Ragioneria Generale dello Stato;
- la Ragioneria verifica la disponibilità dei fondi;
- il Ministero eroga i fondi;
- NoiPA emette lo stipendio in due momenti chiamati “emissioni speciali” (una entro il 18 del mese e una alla fine del mese);
- dieci giorni lavorativi dopo finalmente l’insegnante precariə riceve lo stipendio.
Appare chiaro che per molti docenti non di ruolo i disagi sono numerosi. Ci si ritrova a far fronte alle spese senza avere entrate e senza sapere quando le buste paghe arriveranno. A tutto ciò si aggiungono gli ostacoli tipici del precariato scolastico. Ne abbiamo parlato con il collettivo di insegnanti Assenze ingiustificate.
I precari raccontano i loro disagi
La prof.ssa Lucia Dante racconta: “Quando ho quando ero al mio secondo anno di supplenza – momento in cui praticamente per fare punteggio bisogna accettare qualsiasi cosa, perché si hanno pochissimi punti – è capitato che mi dessero come supplenza 8 ore in un istituto. Ovviamente non mi bastavano per vivere in un’altra città, in cui non avevo appoggi.
Ho quindi accettato altre 6 ore in un altro istituto. Queste 14 ore erano divise in tre plessi diversi. Tutto ciò non mi bastava per vivere, quindi facevo le lezioni private, insegnavo italiano per stranieri in una scuola privata e un corso di alfabetizzazione nell’istituto pubblico, che veniva pagato a parte.
Quindi mi sono trovata in alcuni periodi a fare quattro lavori contemporaneamente, spostandosi da un lato all’altro della città e della provincia. Il tutto cercando casa in un’altra regione rispetto a quella da cui provengo. Mi chiedevo quanto sarebbe durata questa situazione visto che di concorsi non si parlava ancora”.
Firmare il giorno del matrimonio
La prof.ssa Rachele Bosio aggiunge: “Mi hanno nominata da GPS e la convocazione arriva via mail. Era la mia prima volta in GPS quindi io non sapevo che la scuola non mi avrebbe chiamata al telefono. Io ero in partenza per un matrimonio.
Sono stata avvisata da un collega che dovevo andare a scuola per la firma in presenza. Quindi, quando ero in aeroporto, chiamo la scuola e chiedo se c’è una soluzione alternativa, come la firma tramite SPID o la firma il giorno dell’inizio della scuola. La preside mi ha risposto che non era possibile e che se non avessi accettato non avrei lavorato per tutto l’anno. Quindi, arrivata al gate, sono tornata indietro e sono andata a scuola per una firma. Per fortuna ho trovato un altro volo non troppo costoso e la sera stessa sono riuscita a partire.
Un altro anno invece, arrivata a novembre senza ancora essere stata chiamata, sono andata in vacanza per un paio di giorni. Durante questo viaggio, mi ha chiamata la segreteria della scuola chiedendomi di andare subito in sede per firmare il contratto, pur dovendo dopo 24 ore. Io ho fatto notare di avere più tempo a disposizione rispetto a quello che mi veniva comunicato al telefono e l’ufficio mi ha risposto “Ma perché lei va via in periodo di assunzioni?”. Era novembre.
L’attesa del concorso è essa stessa un concorso
Durante lo scorso concorso, invece, ho chiesto un permesso per sostenere la prova scritta e quella orale e non mi è stato concesso quello retribuito ma sono quello non retribuito. Quindi per partecipare a una prova obbligatoria per ottenere il ruolo ho avuto una perdita economica. Un altro insegnante del collettivo completa il quadro: “Io ho conseguito la triennale in scienze biologiche e la magistrale in matematica, tutte due col massimo dei voti, però non potevo insegnare matematica e scienza alle medie perché sono stati introdotti dei crediti aggiuntivi di informatica e di geologia che non erano presenti nel mio piano di studi. Li ho fatti in seguito pagando 500€ e recentemente è uscito il decreto che modifica i crediti di accesso all’insegnamento. Ora questi due esami non sono più necessari”.
Il mito del posto fisso è solo un mito
La prof.ssa Francesca Marchina aggiunge: “Ho vinto il concorso ordinario 2020. Un concorso che era stato bandito nel 2020, che ho svolto nel maggio del 2022 e i cui risultati sono stati pubblicati quasi un anno dopo, nel febbraio 2023. Sono risultata idonea e non vincitrice.
Inaspettatamente, e senza nessun tipo di preavviso, in un caldo giorno di metà luglio di quest’anno, è comparsa una comunicazione sul sito dell’Usr Lombardia: da domani avete 48 ore di tempo per mettere in ordine di preferenza le province della Lombardia, in base alle scuole disponibili. 48 ore.
Vengo assegnata a una provincia che non corrisponde alle mie prime scelte. Che faccio? Accetto o no? Se non si accetta, si è automaticamente fuori (con il contentino dell’abilitazione). Se si accetta, si è costretti a rimanere nella sede a cui si è assegnati per tre anni. Tre lunghi anni. Accetto.
Dopo qualche mese dall’inizio dell’anno scolastico, scopro che il collega che ha preso il ruolo presso la scuola che era la mia prima scelta, si trova 22 posizioni dopo di me in graduatoria (alias ha un punteggio molto inferiore). Com’è possibile ciò? Semplice: la cattedra è stata assegnata in una prima fase a un collega che ha poi rinunciato.
Nel secondo turno di nomine, ad agosto, la cattedra in questione è risultata libera. E dal momento che la normativa prevede lo scorrimento, la cattedra è stata assegnata a chi ha un punteggio molto inferiore al mio. È questa la meritocrazia che tanto decanta il Ministero dell’Istruzione e del Merito?”.