Il nuovo piano pandemico proposto dal ministero della Salute italiano divide la politica italiana. Non solo Stato e Regioni, ma anche maggioranza e opposizione si stanno scontrando. La prima area di discussione riguarda le richieste delle Regioni, le quali hanno espresso la necessità di ottenere risorse finanziarie specifiche e addizionali per attuare i loro piani pandemici regionali. Queste risorse dovrebbero essere distinte dal finanziamento ordinario del Fondo sanitario nazionale. Le Regioni hanno anche sollevato questioni relative alla gestione del personale sanitario, proponendo che il rafforzamento degli organici nei dipartimenti di prevenzione e nelle strutture a livello regionale non sia limitato dai tetto di spesa esistenti.
Un’altra fonte di critiche al piano pandemico proviene sorprendentemente dalla maggioranza politica, in particolare da Fratelli d’Italia. Il sottosegretario alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, ha evidenziato la necessità di apportare modifiche al piano, sottolineando che il lockdown dovrebbe essere considerato solo come un’ultima risorsa. Bignami ha anche commentato l’utilizzo dei Dpcm nel piano, sostenendo che, a differenza del precedente governo, il loro utilizzo dovrebbe essere subordinato a un controllo parlamentare.
Inoltre, il sottosegretario ha sollevato questioni riguardanti l’uso dei vaccini, sottolineando che questi dovrebbero essere approvati dalle autorità competenti e debito testati per assicurare la loro sicurezza, facendo allusione ad una possibile mancanza di adeguati test in passato. Gli ha fatto eco Ylenia Lucaselli, che ha enfatizzato che l’efficacia del piano pandemico dipenderà in gran parte dalla sua implementazione pratica, nonché dalla successiva revisione da parte della Conferenza Stato Regioni. Lucaselli ha anche sollevato preoccupazioni riguardo al predominante ruolo dei tecnici nel ministero della Salute, suggerendo che la politica dovrebbe avere un maggiore controllo su queste decisioni.
Da parte sua, Gianni Rezza, ex Direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, ha difeso il piano pandemico, sostenendo che esso sia tecnicamente adeguato e in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, ha anche evidenziato la necessità di una revisione critica dell’uso dei Dpcm, sottolineando come questi possano spostare le decisioni dal fronte sanitario a quello politico.
Roberto Speranza, ex ministro della Salute, ha applaudito il piano pandemico, evidenziando l’importanza che esso sia guidato da principi scientifici piuttosto che da considerazioni politiche. Ha criticato l’idea che il piano possa essere influenzato dall’orientamento politico del governo in carica.
Infine, l’ex premier Giuseppe Conte ha espresso il suo disappunto nei confronti dell’attuale governo per aver adottato un approccio che precedentemente avevano criticato.
Cosa prevede il Piano
Il nuovo Piano Pandemico 2024-2028, elaborato dal Ministero della Salute italiano, rappresenta un aggiornamento significativo rispetto ai precedenti. Il documento, esteso a 218 pagine, è stato recentemente inviato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione finale.
Una delle novità principali del piano è l’ampliamento del suo ambito di applicazione: non si limita più solo alla pandemia influenzale, ma include tutti i patogeni respiratori con potenziale pandemico: c’è la consapevolezza che future pandemie, secondo la misura aggiornata, potrebbero essere scatenate da una varietà di virus respiratori. In linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2023, il piano adotta un approccio metodologico flessibile, adattabile a diverse situazioni epidemiologiche, e ha validità quinquennale.
I vaccini vengono riconosciuti come la misura preventiva più efficace, evidenziando il loro rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole. Tuttavia, il piano sottolinea anche che la vaccinazione deve essere accompagnata da altre norme di prevenzione come il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’uso delle mascherine.
Per quanto riguarda le misure restrittive, come il lockdown, queste sono considerate estreme e da utilizzare solo in situazioni di emergenza. Il piano indica che tali precauzioni dovrebbero rimanere in vigore solo per il tempo strettamente necessario e essere proporzionate alla gravità dell’eventuale evento pandemico. Nel piano si evidenzia inoltre che l’isolamento di comunità intere o la sospensione di attività sociali importanti, come la scuola, possono limitare la diffusione del contagio, ma sono difficilmente sostenibili a lungo termine senza impatti negativi sul benessere della popolazione e sull’economia.
Inoltre, il piano si propone di raggiungere cinque obiettivi principali: mitigare gli effetti di una pandemia sulla salute e sulla società, garantire interventi adeguati e tempestivi, minimizzare l’impatto sulla sanità e sui servizi sociali, proteggere gli operatori sanitari, e informare e coinvolgere la comunità. Prevede anche un sistema di monitoraggio e la possibilità di stipulare contratti per l’acquisto di farmaci e vaccini, assicurando la loro disponibilità e distribuzione.