Perché leggere questo articolo? Città 30 è un caso nazionale, da Bologna a Roma. Pro e contro coincidono nella figura di Salvini: contrario e finanziatore al tempo stesso. Nel 2022 il ministro dei Trasporti stanziò fondi per finanziare il progetto.
C’è un tempo per tutto. Ed è sicuramente troppo presto per tirare le somme su Bologna Città 30. Il sindaco Matteo Lepore è il primo ad aver avviato un percorso verso la Città 30. L’iniziativa del capoluogo emiliano è anche una scelta politica, che si basa però su esperienze, dati ed esempi solidi. Martedì 16 gennaio è stato il D-day di Città 30. In quattro giorni è successo di tutto. Tra cui l’interferenza del ministro Matteo Salvini, che ha annunciato una direttiva contro l’iniziativa del Comune di Bologna. Un autentico testa-coda. Si dà il caso che il vicepremier e Ministro dei Trasporti stia cercando di promuovere un referendum per abolire una misura che lui stesso ha incentivato. Nel 2022, lui stesso stanziò i fondi per potenziare le zone 30 nelle città, Bologna compresa. Dietrofront o scelta per trasformare le critiche dei cittadini in voti?
Ma che cos’è la Città 30?
Ma prima un breve passo indietro. Che cos’è di preciso una Città 30? E’ un modello che va oltre la riduzione dei limiti di velocità urbani. Limitare il tutto al semplice abbassamento della velocità a 30 km/h nello spazio urbano sarebbe riduttivo. Città 30 è qualcosa di più di un enorme autovelox cittadino. E’ una serie di iniziative per riequilibrare lo spazio pubblico, anche attraverso interventi infrastrutturali. Tra cui, ovviamente, anche la riduzione della superficie stradale dedicata alle auto, che comporterebbe spazi più vivibili per le persone e benefici ambientali.
Molte città europee hanno già aderito all’iniziativa. Berlino, Barcellona, Edimburgo, Bruxelles, Parigi hanno dimostrato che la realizzazione di una città 30 non comporta un allungamento dei tempi di percorrenza per gli automobilisti. Oltre a Bologna, in Italia sono al vaglio progetti di Città 30 a Milano, Parma e Olbia. Tutte località che hanno conosciuto un sostanziale decongestionamento del traffico. Questo perchè le persone preferiscono mezzi alternativi all’auto. Non serve che tutti rinuncino a usarla. Ma che tutti la usino solo quando è davvero necessaria.
Pareri discordanti sul progetto
In Italia, però, il progetto Città 30 divide e fa discutere. Tra i favorevoli ci sono gli ambientalisti. Legambiente ha deciso di dedicare “uno speciale della campagna Unfakenews” alla tematica Città 30, tra le più vive di oggi, per smentire alcune delle fake news più gravi circolate in questi giorni. L’eccesso di velocità resta la principale causa di incidenti stradali – nella sola Bologna ogni anno si registrano una media di 20 decessi e 2.600 feriti l’anno. Città 30 ha convinto in molti dei possibili risvolti positivi in termini di sicurezza, salute e risparmio energetico
I contrari o gli scettici nei confronti di Città 30, però, non mancano. Il 19 dicembre scorso, centinaia di bolognesi si sono riversati sotto il portico di Palazzo D’Accursio per protestare contro i nuovi limiti di velocità in tutte le strade della città. In rivolta, manco a dirlo, i sempre facinorosi tassisti. Con loro in piazza però c’erano anche i volontari di ambulanze e semplici cittadini che ogni giorno si spostano in macchina o con i mezzi pubblici e che accusano ritardi insostenibili. C’è poi il tema delle multe, dai cittadini ritenute vessatorie. Luca Pasino Studer del Politecnico di Milano ha affermato che: “Solo con i divieti si ottiene molto poco. Va affrontato un problema culturale, ovvero il pensiero di dover rallentare quello che è ritenuto uno degli ultimi strumenti di libertà, che è la macchina. E un problema tutto italiano, il tasso di motorizzazione”
Salvini al tempo stesso pro e contro Città 30
Città 30 ha quindi trovato l’opposizione di Salvini. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato una direttiva contro l’iniziativa del Comune di Bologna, con cui intende “chiarire e semplificare il tema dei limiti di velocità, con particolare riferimento ai centri urbani”. E su Twitter scrive: “Ricordo al sindaco e al PD che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare…“. Salvini sembra però contraddirsi da solo. La sua azione infatti mette in discussione un decreto che porta la sua firma. Come ha ricordato ieri anche il leader di Avs, Angelo Bonelli, Lepore a Bologna si è mosso proprio applicando una norma prevista da Salvini, in un decreto da lui firmato il 22 dicembre 2022. “Decreto pubblicato nella G.U. N.33 del 9/02/2023, con una spesa pari a 13,5 milioni di euro, in quel riparto a Bologna sono stati destinati 623.000 €” ha spiegato Bonelli. Si tratta del Piano di riparto delle risorse destinate alla progettazione ed alla realizzazione di interventi per il miglioramento della sicurezza stradale dei pedoni’, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 febbraio 2023. Il sindaco Lepore si è mosso proprio applicando questa norma prevista dal Mit. Il documento inchioda Salvini sulla Città 30.