Si parla spesso delle famiglie mononucleari, in altre parole quelle rappresentate dai single, che rappresentano una fetta sempre più ampia della nostra società. Ma poco si riflette su come cambierà la famiglia più allargata, ovvero la rete dei parenti che stanno attorno ad una persona. Perché anche quella è destinata ad essere diversa in futuro: meno cugini e nipoti, più nonni e bisnonni, dice uno studio internazionale condotto dall’Istituto Max Planck per la ricerca demografica (Mpidr) in Germania, pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas.
Poco male, potrebbe dire qualcuno, favorevole alla tesi del famoso proverbio “Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli” e più propenso a circondarsi di poche, ma buone relazioni basate sull’amicizia piuttosto che sui legami di sangue. Comunque la si pensi, come sarà composta la famiglia tra qualche decennio?
Come sarà la famiglia del futuro
Entro la fine del secolo si prevede che la dimensione delle famiglie diminuirà significativamente in tutto il mondo: in media si restringerà di oltre il 35%. Si avranno meno consanguinei giovani, ovvero cugini, nipoti e bisnipoti, mentre si prevede un aumento di quelli anziani, cioè nonni e bisnonni, che porterà alla conseguente crescita del carico assistenziale, un’emergenza sociale di cui si discute già da tempo.
“I parenti forniscono un importante supporto informale di risorse e di tempo, pure in contesti con sistemi di welfare avanzati”, si legge nell’introduzione allo studio. “In futuro gli individui dovranno affrontare crescenti richieste di aiuto da parte dei familiari, anche se con significative variazioni geografiche. I nostri risultati supportano la necessità di maggiori investimenti nell’assistenza all’infanzia e agli anziani, per alleviare il problema delle donne con figli e degli individui che invecchiano con meno risorse familiari su cui fare affidamento”.
Come cambia la famiglia dal 1950 al 2100
Come erano composte le famiglie nel passato? E come il cambiamento della dinamica demografica influenzerà la composizione delle famiglie nel futuro? Queste le domande che si sono posti gli autori dello studio, a capo dei quali c’è Diego Alburez-Gutierrez: “Gli studiosi hanno a lungo tentato di prevedere l’evoluzione delle popolazioni per quanto riguarda la dimensione e la composizione per genere e fasce d’età , ma hanno ignorato le conseguenze che questi processi avranno sulle singole reti familiari”.
I ricercatori hanno analizzato i dati contenuti nel documento ‘World Population Prospects 2022’ delle Nazioni Unite e hanno utilizzato modelli matematici per rappresentare le relazioni tra una persona, i suoi antenati e i suoi discendenti nel corso del tempo, concentrandosi sul periodo di tempo compreso tra il 1950 e il 2100.
Da 41 a 25: la rete dei parenti si restringe
Nel complesso “prevediamo che il numero di consanguinei per individuo diminuirà drasticamente in tutto il mondo. Mentre nel 1950 una donna di 65 anni poteva aspettarsi di averne 41 viventi, si prevede che una donna della stessa età nel 2095 ne avrà solo 25 . Ciò rappresenta un calo globale del 38%”.
La riduzione più significativa è prevista in Sud America e nei Caraibi, con una diminuzione percentuale del 67%. In Nord America e Europa, dove le famiglie sono già relativamente piccole, i cambiamenti saranno meno pronunciati, passando da una media di 25 parenti nel 1950 a 15,9 nel 2095.
Quanti anni avrà una nonna in futuro
Si prevede che anche la composizione delle reti familiari cambierà, con un netto aumento del numero di nonni e bisnonni viventi e un calo del numero di cugini, nipoti e pronipoti. Di conseguenza le reti familiari invecchieranno considerevolmente, poiché ci sarà un crescente divario di età tra gli individui e i loro parenti. “In Italia, ad esempio, si prevede che l’età media della nonna di una donna di 35 anni aumenterà da 77,9 anni nel 1950 a 87,7 anni nel 2095.
In sostanza, sono quattro le principali tendenze demografiche contrastanti che si intrecceranno nel dare forma al parentado in futuro. Da un lato la riduzione della mortalità neonatale e infantile, che porta a una maggiore disponibilità di prole e, nel tempo, a coorti più ampie di fratelli e cugini. A questo si aggiunge anche un’aspettativa di vita più lunga, che fa aumentare la possibilità di avere famiglie multigenerazionali e allunga il periodo durante il quale la vita dei nonni si sovrappone a quella dei nipoti.
Dall’altro lato, però, la diminuzione della fertilità e la posticipazione della maternità possono far diminuire numero dei figli e le probabilità che gli individui diventino nonni.
Quindi, magari si avranno legami familiari più durevoli, poiché le esistenze dei congiunti si sovrapporranno per periodi più lunghi, ma i nonni saranno troppo anziani e fragili per fornire sostegno, come avvenuto fino a oggi, e diventeranno invece bisognosi di assistenza.
Insomma, finché si può meglio godersi quegli interminabili, ancorché faticosi ed imprevedibili, ritrovi natalizi con nonni, genitori, fratelli, zii, cugini e chi più ne ha più ne metta, come quello che Mario Monicelli descrive nel suo film del 1992 “Parenti serpenti”.