Perché leggere questo articolo? Un filo rosso collega alcuni grandi (o rilevanti) processi della storia italiana recente. Da Antonveneta a Piazza Fontana, passando per i Furbetti del quartierino. Tutte queste vicende hanno avuto come protagonista Clementina Forleo, magistrata ribelle.
O la ami o la odi, tertium non datur. La storia professionale di Clementina Forleo non può lasciare indifferenti. E’ una magistrata ribelle che si muove “senza padroni e senza guinzaglio”. Così dice di sé il Gip più famoso d’Italia. Suo malgrado. E’ da anni al centro dei riflettori per i processi cruciali a cui ha preso parte. Dal vortice Antonveneta-Bnl, alla bomba di piazza Fontana. Dal caso De Magistris, alle convulsioni della magistratura. Negli anni, Forleo ha sfidato tempeste giuridiche, svelando nodi cruciali nei rapporti tra politica e magistratura. Ma anche attirando su di sé non poche critiche, antipatie e minacce.
A star is born: gli albori tra magistratura e polizia
Oltre a quelle professionali, Forleo ha dovuto affrontare anche dure sfide personali. Capi di incolpazione, la morte dei genitori in un incidente stradale dopo che avevano subito intimidazioni, la rinuncia alla scorta, procedimenti disciplinari. Tra controversie e polemiche, Forleo appare una magistrata fuori da ogni schema che non sia il suo personalissimo. Esempio di coraggio e determinazione, indomita nel suo impegno per la giustizia.
Figlia di un’insegnante di matematica, Stella Bungaro, e di un avvocato di professione ma con cuore agricolo, Gaspare, Clementina Forleo nasce sotto il caldo sole di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, il 31 gennaio 1963. Si distingue fin dai tempi del diploma liceale, venendo premiata tra i 25 migliori studenti in Italia. Dopo la laurea con lode in giurisprudenza, tenta i concorsi per entrare in polizia e in magistratura. Li vince entrambi. Breve ma intensa la sua carriera nell’ordine pubblico, con tanto di encomio solenne per il lavoro svolto nella gestione degli sbarchi di clandestini albanesi in Puglia.
I primi grandi processi
È come giudice, però, che assurge alle cronache. A partire dall’atto di scagionare il marocchino Mohammed Daki e due tunisini dall’accusa di terrorismo internazionale. Sostenendo che la guerriglia, in un contesto bellico, non è terrorismo ma difesa contro chi si considera invasore. Immancabili le polemiche. Dopo anni di procedimenti più o meno criticati, come il rinvio a giudizio di Marcello Dell’Utri, l’ultimo atto del processo su piazza Fontana, e l’assoluzione del pentito Melluso che aveva accusato Enzo Tortora, Forleo viene promossa a magistrato di Corte d’Appello.
La donna torna poi sotto i riflettori per aver preso le difese di un extracomunitario, inseguito dalla polizia per non aver pagato il biglietto della metropolitana. “Disprezzo la violenza soprattutto quando è compiuta dalle forze dell’ordine”, ha ribattuto a chi le consigliava maggior discrezione. Dall’estate 2005 inizia ad occuparsi dell’inchiesta sull’Antonveneta. È infatti il gip del caso Fiorani-Ricucci-Consorte, da lei trattato con la massima severità. “Ogni magistrato dovrebbe fare prima il poliziotto”, afferma Forleo. Un credo da lei stessa incarnato.
“Clementina go home”, Forleo però resiste
Non fa parte di alcuna corrente della magistratura, si dichiara apolitica. Ma sia dal centrosinistra che dal centrodestra sono piovute accuse e critiche feroci nei suoi confronti. Contro di lei sono state mosse due azioni, una legata a incompatibilità ambientale e funzionale, e l’altra di natura disciplinare. La prima, nata in risposta a un’intervista rilasciata a Rai 2 Annozero, ha scatenato una tempesta mediatica e ha portato alla proposta di trasferimento obbligatorio.
Forleo si è esposta, dichiarando di sentirsi minacciata per le sue indagini e svelando dettagli in un esposto ai carabinieri. Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha approvato il trasferimento nel luglio del 2008, ma Forleo non si è arresa. Nel settembre dello stesso anno, ha presentato ricorso al TAR del Lazio, ottenendo una vittoria nel 2009 che annullava la decisione del CSM. Il Consiglio di Stato ha successivamente confermato questa decisione nel 2012, permettendo a Forleo di fare il suo ritorno a Milano.