Perché leggere questo articolo? Ci si può divertire anche senza bere. Sarebbe questo l’elisir di lunga vita (e di portafoglio gonfio) della Generazione Z. I più giovani dicono no all’alcol, lanciando sui social i trend della sobrietà. Eppure le aziende produttrici di bevande alcoliche non appaiono affatto in crisi.
Oggi finisce gennaio, e di conseguenza il dry January. Si tratta di un’iniziativa che punta all’astensione da alcolici per tutto il primo mese dell’anno. Come i migliori calici e pinte, è ben presto arrivata agli sgoccioli. E’ andata molto in voga tra i giovanissimi. Così come la sober curiosity e il dry dating – se questi nomi vi suonano lunari, non temete ma leggete fino in fondo questo articolo. Sono le nuove mode social di una tendenza ormai sulla bocca di tutti: bere alcol non è più cool. Lo afferma la Generazione Z, quella nata tra il 1997 e il 2011, che sembra aver ridefinito le regole dell’intrattenimento e delle abitudini sociali a colpi di hashtag. Sui social infatti spopolano gli influencer che fanno della sobrietà la nuova “wokeness” – questo è un termine che potreste aver già sentito, significa “salvaguardia”, stare all’erta ed è molto in voga nella politica americana – del fegato e del controllo emotivo.
Sober dating, sober life: la Gen Z si diverte anche senza bere
“Si può bere anche senza divertirsi“. E’ uno degli slogan più virali di Movimento 5 litri, pagina social da più di 2 milioni di persone. Questa però è roba da boomer – qua si spera non serva spiegazione del termine. Il futuro è in mano ai giovani e la Gen Z dice no all’alcol. Non bere è il nuovo trend, e i quasi 5 miliardi di visualizzazioni dell’hashtag “sober” (sobrio in inglese) su Tik Tok lo dimostrano. Spopolano anche i video dei “sober party“, in cui ragazze si riprendono in discoteca mentre ballano sobrie, riuscendo comunque a divertirsi.
Se il dry January esiste da circa dieci anni – nato in origine più come forma di detox dopo i bagordi natalizi che come filosofia di vita – ben più recente è la moda del dry dating, ovvero un primo appuntamento 100% alcol free. Avete capito bene: ci si becca per la prima uscita galante senza bere un “goccetto”. Un’alternativa che si inserisce all’interno di un approccio più generale detto “sober curious“, ovvero la curiosità sobria con cui provare a vivere tutte le esperienze. A sostegno della sobrietà interviene anche il mercato delle bevande analcoliche. NoLo (non è Nord Loreto, una delle zone più in rampa di lancio e in aumento per i costi dell’affitto di Milano, ma sta per “No alcohol, low alcohol“, gli analcolici o quelle bevande dal contenuto alcolico risibile, tipo il Bacardi Breezer) e mocktail (imitazioni alcol free dei cocktail più famosi) sono i nuovi prodotti “most wanted” tra le Generazione Z e non solo.
I giovani non bevono più alcol, ma il settore non vacilla
Un’indagine svolta da “Drinkaware”, la principale no-profit che si occupa di danni causati dall’alcol della Gran Bretagna, ha analizzato le abitudini di consumo di 5.200 giovani (18-24 anni) britannici in un periodo di sei anni (2017-2023). E’ emerso che i giovani d’oggi bevono meno. Solo il 21% della Gen Z infatti berrebbe super alcolici quando esce la sera. Forse per una maggiore consapevolezza dell’importanza del benessere fisico e mentale. O probabilmente anche a causa dell’anxiety economy, ovvero la preoccupazione della gestione dei soldi, che soprattutto dopo la pandemia ha fatto prevalere l’offerta analcolica perchè più economica.
La nuova ondata pro-sobrietà promossa dalla Gen Z non fa però vacillare la vecchia e colossale industria dell’alcol. I prezzi delle azioni di giganti del settore come Lvmh Moet Hennessy, Constellation Brands e Pernod Ricard sono infatti in continua ascesa. Lo dimostra anche il boom del whisky, nuovo bene rifugio in cui investire. Si conferma il trend: si beve meno, si beve meglio. E la Generazione Z guarda sempre più a sostenibilità, salute e ai vini no e low alcol, un segmento di produzione per il quale l’Italia, intanto, attende una normativa.
Il Wine Monitor di Nomisma è l’indagine che mostra le nuove pratiche consolidate di consumo di sostanze alcoliche tra i giovani. Gli under 25 dichiarano di bere meno, ma di farlo comunque soprattutto fuori casa (il 38 per cento). Il 75 per cento di questi millenial preferisce farlo in modi differenti. Vino dunque, ma anche altro. Per i giovanissimi la sostenibilità è un importante criterio di scelta e questo vale anche per il vino che prediligono no e low alcol. Una tendenza che secondo Emanuele Di Faustino, responsabile Industria Retail servizi Nomisma, è destinata a rafforzarsi.
L’evoluzione del social drinking: un brindisi alla Generazione Z
In una società sempre più social e meno sociale, il potere dell’alcol come acceleratore relazionale perde attrattiva e viene a mancare. Chissà cosa ne pensa Edward Slingerland, docente di filosofia della Columbia University, che nel suo libro Sbronzi sostiene che la civiltà avrebbe iniziato i suoi passi in modo malfermo e molto etilico. Insomma, l’alcol sarebbe un cascame della civiltà. E l’alcolismo sarebbe invece un comportamento mal adattativo, un cortocircuito che la spinta evolutiva non è riuscita a risolvere. Fino alla Generazione Z. I giovani d’oggi stanno cambiando le regole dell’intrattenimento sociale, per adattarle a loro favore. Optando per soluzioni più consapevoli ed economiche. Non rinunciano completamente all’alcol in compagnia dunque, ne ridefiniscono solo il consumo segnando l’evoluzione del bere sociale. In alto i calici, ma senza alcol!