Perché leggere questo articolo? Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha riproposto il tema della creazione di un corpo di riservisti nell’esercito. Una storia vecchia, per cui ci sarebbe già una soluzione: una legge del 2022. Che però continua ad attendere di essere attuata. E intanto il dibattito continua.
Finite le discussioni su Manovra e pandori, in Italia si è tornato a parlare di una vecchia storia. In un’intervista uscita lunedì su La Stampa, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha rilanciato il tema di una “riserva” per l’esercito italiano. Quella dei riservisti in Italia è una storia lunga. Di fatto, una riserva nell’EI esisterebbe già. Ma a ogni crisi internazionale – come quella in corso tra Ucraina e RussiaUcraina e Russia o tra Israele e Hamas a Gaza – il tema viene riproposto. Spesso senza considerare le implicazioni e le sfide che la questione porta con sé.
Il pensiero di Crosetto sui riservisti
Gli sconvolgimenti dell’equilibrio internazionale col ritorno della guerra vicino casa hanno riportato d’attualità la questione della “riserva militare”. Si tratta di un corpo formato da persone che non lavorano nell’esercito a tempo pieno, ma che si offrono come volontari e potrebbero essere affiancati ai soldati regolari in caso di emergenza. Il tema non è uno scherzo, e in questi giorni turbolenti è stato riproposto – forse in maniera un po’ troppo sbrigativa – da Crosetto. Il ministro della Difesa alla Stampa ha dichiarato che “costruire una Riserva nazionale delle forze armate, come in Svizzera e in Israele, è un mio obiettivo”.
L’idea del ministro della Difesa è quella “attivare, ovviamente, in casi gravissimi“. A parole, è più che un’idea. “Proporremo una legge su questo nelle prossime settimane – ha dichiarato il ministro – è una delle riforme necessarie all’Italia. Il modo sta cambiando, si combattono sia guerre evidenti sia ibride. Solo nel Mar Rosso ci sono più guerre, Cina e Russia stanno già combattendo una loro guerra ibrida”. Che ha concluso l’intervista alla Stampa affermando che “l’Italia non intende favorire l’inizio di nuove guerre. Dato che “i riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto”.
La legge sui riservisti ci sarebbe, va solo attuata
Apparentemente, il nodo da sciogliere sui riservisti non sembra nemmeno intricato. Crosetto propone una riserva che di fatto esiste già nei piani delle forze armate. E del Parlamento italiano. L’idea di istituire un corpo di riservisti esiste già da tempo: la sua creazione fu stabilita da una legge del 2022, che però non è ancora stata attuata. Per questo nell’intervista Crosetto ha ricordato che “per la riserva esiste già una delega del parlamento”.
Crosetto ha quindi posto all’attenzione mediatica un tema che da tempo viene discusso dagli apparati della Difesa e dalle forze politiche. Come ricorda Andrea Muratore su Money, esiste già una proposta di legge del 2021 dell’onorevole Roberto Paolo Ferrari (Lega), a cui si aggiunge quanto scritto dalla Difesa nel Documento Programmatico Pluriennale 2023-2025 dove si legge l’impegno del capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a proporre una “revisione dello strumento della Riserva, integrando la Riserva selezionata con una ulteriore aliquota di completamento, detta Riserva Ausiliaria, la cui consistenza autorizzata è fino a 10mila unità”.
Il nodo riserva della Difesa
In tempo di guerra, si valutano tutte le opzioni, anche quelle estreme. Per il momento non sembra prendere piede l’idea del ritorno alla leva obbligatoria – tema da tempo caro al vicepremier Matteo Salvini. La coscrizione di tutti i 18enni imporrebbe un costo esorbitante per il Paese e per i ragazzi sottoposti a un’inutile naia che rischia di complicare ulteriormente il loro inserimento nel mondo del lavoro. Ecco che i riservisti possono essere una figura di completamento dei ranghi ideale.
Come riporta Muratore su Money, “dal 2022, i piani della Difesa prevedono un aumento di 10mila effettivi delle forze armate fino a 160mila unita. E’ previsto che i militari siano distribuiti tra 3.700 uomini in più per l’Esercito, 3.250 per la Marina Militare e 3.050 per l’Aeronautica Militare. A questi dovranno aggiungersi i 10mila uomini della riserva di Crosetto”. L’orizzonte temporale di completamento dell’aumento degli organici è fissato molto in là, nel 2034.
Riservisti sì, ma quanto ci costano?
Quella dei riservisti appare dunque un’ipotesi lontana nell’attuazione. E tutt’altro che facile da realizzare. Come sempre, di mezzo ci sono le coperture economiche. Tenendo conto che per l’Esercito in Italia la coperta è, se possibile, ancora più corta. Da almeno dieci anni il nostro Paese è alle prese con la soglia Nato del 2% del Pil da destinare alla Difesa. Quando nel 2014 l’asticella è stata fissata dalla Nato, l’Italia destinava l’1,1% del Pil alla Difesa.
Nel 2022 si è arrivati all’1,5%. Si tratta di quasi 29 miliardi, che vanno ripartiti tra Esercito, Marina, Aviazione, Carabinieri e…Guardia Forestale. Un complicato studio fatto da riviste specializzate ha calcolato che sarebbe necessario un aumento di 800 milioni di euro al budget della Difesa per i prossimi dieci anni per arrivare al fantomatico 2%, in cui potrebbero rientrare anche i 10mila riservisti.
Lo stato della riserva in Parlamento
I decreti legislativi necessari a mettere in pratica la misura avrebbero dovuto essere approvati entro l’agosto del 2023, ma a novembre il parlamento ha approvato una proroga fino al 2026. Nei fatti, la «riserva ausiliaria» composta da 10mila volontari dell’esercito non esiste ancora. I decreti dovranno essere presentati dal presidente del Consiglio e dal ministro della Difesa, insieme ad altri ministeri e con l’approvazione della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato. Per entrare in vigore in via definitiva dovranno anche essere approvati dal parlamento. Crosetto aveva già parlato dei riservisti in Commissione Difesa lo scorso novembre. E’ probabile quindi a breve si riapra il fronte della riserva. Un’idea che nasce da lontano, e pare ancora ben lontana dall’essere realizzata.