Perché leggere questo articolo? La lunga e a volte non del tutto chiara catena di motivazioni dietro le proteste dei trattori. Gli agricoltori hanno un nemico pubblico numero uno, ma anche innumerevoli altri motivi per scagliarsi contro l’Ue. Se a torto o a ragione resta ancora da capire.
Dicono che dovrebbero finire a breve. Perché terminato l’inverno, i contadini dovrebbero tornare al lavoro nei campi. Di fatto, però, da settimane mezza Europa è alle prese con file dei trattori in strada. Gli agricoltori stanno bloccando Germania, Francia, Spagna, Belgio e da fine gennaio anche il nostro Paese. Perché lo fanno? Le motivazioni sono varie, a volte potrebbero apparire anche contradditorie
Chi sono gli agricoltori che protestano?
La prima cosa da specificare potrebbe apparire scontata, ma non lo è. Per cominciare, li definiamo “agricoltori” e non “contadini”. Non solo per quella forma di politicamente corretto che ci fa chiamare “operatore ecologico” lo spazzino, ma anche perché la professione di lavorare nei campi non è più quella immortalata dalla cinepresa di Ermanno Olmi in L’albero degli zoccoli. Gli agricoltori al giorno d’oggi sono veri e propri imprenditori, che lavorano in un settore altamente tecnologico. E anche piuttosto remunerativo. Molto del merito è del sudore della loro fronte, ma anche degli incentivi europei che da decenni piovono sugli agricoltori europei.
Le proteste di queste settimane, in qualche modo lo stanno dimostrando. A scendere in piazza non sono i romantici difensori della vita agra a stretto contatto con la natura, ma agricoltori che chiedono maggiori incentivi e sussidi alla politica economica europea. Sono gruppi di pressione che cercano di indirizzare le strategie commerciali di Bruxelles. Nella maggior parte dei casi le proteste sono organizzate da gruppi di attivisti o piccole associazioni, che agiscono in modo indipendente ma hanno alcune posizioni comuni. Criticano le politiche agricole europee, considerate eccessivamente ambientaliste e poco attente alle necessità dei lavoratori, sono contrari ai cosiddetti “cibi sintetici” e chiedono al governo di mantenere alcune agevolazioni fiscali a favore degli imprenditori agricoli, che sono in difficoltà a causa dell’aumento dei costi di produzione.
Le molte richieste degli agricoltori
Alcune richieste sono piuttosto precise, mentre altre sono più generiche e per certi versi pretestuose: l’agricoltura è un tema enorme, e in questo caso la confusione è accentuata dalla frammentazione delle proteste e dei tanti movimenti che le stanno organizzando, ognuno dei quali ha rivendicazioni specifiche. Capirci qualcosa quindi non è scontato.
Per ora la principale forma di protesta adottata dai manifestanti è stato il blocco di strade e caselli autostradali. E’ accaduto in varie nazioni d’Europa, così come nel nostro Paese. Dalla Puglia a Bruxelles, passando per Germania e Spagna. La protesta riguarda vari punti, tra cui aumento dei costi di produzione determinato dall’eliminazione delle agevolazioni per l’acquisto del gasolio, obblighi derivanti dalla necessità di destinare alcune aree agricole alla conservazione della natura e taglio di alcuni sussidi per il settore agricolo. Il nemico pubblico numero uno degli agricoltori è la PAC.
Trattori contro la PAC
La PAC è la Politica Agricola Comune dell’Unione Europea. Gli agricoltori in questi giorni stanno incolpando la PAC di aggravare gli effetti scaturiti dalle riforme ambientali e dell’aumento dei costi. Alcune di queste scelte della nuova PAC derivano dall’ adesione alle scelte del Green Deal europeo, ossia l’insieme delle politiche che la Commissione Europea ha messo in atto per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il Green Deal mette al centro agricoltura e zone rurali, con l’obiettivo “Emissioni Net zero”, che prevede una riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Le richieste degli agricoltori riguardano principalmente sussidi più equi, un ritardo dell’immissione sul mercato europeo della carne sintetica (per cui alcuni Paesi tra cui l’Italia hanno chiesto una dilazione di 12 mesi), e anche misure che regolino l’uso di impianti fotovoltaici su terreni produttivi e la diminuzione del costo dei carburanti.