Perché leggere questo articolo? Niente di nuovo sul fronte delle primarie Usa. Anzi, il verdetto – mai in discussione – si fa ogni giorno più inesorabile. Trump è un rullo compressore, ma Haley (come da tradizione repubblicana) non accetta la sconfitta. Quanto ancora a lungo dovremmo attendere la resa dei conti tra i due ottuagenari, Biden e Trump?
Le primarie repubblicane per selezionare il candidato che si scontrerà contro l’attuale presidente Joe Biden all’elezioni del 5 novembre 2024 sono a tutti gli effetti le più inutili degli ultimi anni. Fin dall’inizio è evidente agli occhi di tutti che la battaglia per la Casa Bianca sarà la stessa del 2020 ma nonostante questo la grande (e costosa) macchina elettorale delle primarie e dei caucus statunitensi continua a muoversi a causa alla mancata rinuncia di Nikki Haley. L’ex governatrice della Carolina del Sud infatti è rimasta l’unica candidata per la nomination repubblicana oltre all’ex presidente Donald Trump dopo il ritiro del Governatore della Florida in carica Ron DeSantis.
Caucus, non primarie
Proprio ieri sera Trump ha trionfato ai caucus dello stato del Nevada ed era l’unico candidato di rilievo in queste consultazioni. Ha infatti vinto con quasi il 98% dei voti e la sua principale avversaria non ha neanche partecipato rendendo di fatto la vittoria dell’ex presidente ancora più scontata. L’ex governatrice della Carolina del Sud ha infatti partecipato alle primarie dello stato del Nevada che però, a differenza del Caucus, non assegnano i delegati dello Stato per la nomination repubblicana.
Occorre quindi comprendere la differenza tra primarie e caucus: mentre le prime sono vere e proprie elezioni concepite nel modo più classico, le seconde devono essere viste invece come una riunione in cui l’elettore può discutere su chi può essere il candidato migliore con un conseguente numero di delegati maggiori impegnati in suo favore. I caucus sono utilizzati in 9 Stati dal Partito Repubblicano e solo in 3 dal Partito Democratico mentre le primarie rimangono il metodo più utilizzato da entrambi i partiti per assegnare i delegati dei singoli Stati.
Perché continuano queste inutili primarie
Nonostante le sonore sconfitte ricevute in Iowa e New Hampshire (che hanno portato al ritiro di DeSantis con successivo endorsement a Trump) e le chance quasi nulle di vittoria nelle prossime primarie, Nikki Haley non sembra intenzionata a cedere ma insiste sul fatto di essere l’unica candidata possibile per sconfiggere il ticket Biden-Harris.
Non sono mancate proteste all’interno dello stesso GOP in cui si è chiesta coesione e unità nel supportare l’ex presidente Trump, a tutti gli effetti l’unico candidato possibile per il grande scontro di novembre, ed evitare così un’inutile dispendio di soldi che comportano le primarie. La predestinata alla sconfitta, Nikki Haley, sta sostanzialmente tirando la corda in queste inutili primarie. La sua è una serie ipoteca per il futuro: più allunga la sua campagna alle primarie e più fondi ottiene il suo comitato elettorale. Denaro che, con buona probabilità, Haley potrà reinvestire per le prossime presidenziali. Che in ogni caso saranno nel 2024. In caso di vittoria, sia Biden che Trump potranno fare solo altri quattro anni alla Casa Bianca. Anche perchè le loro condizioni di salute lasciano abbastanza a desiderare.
I guai giudiziari (e fisici) dei due candidati finali
Quello che potrebbe essere considerato come l’unico vero intoppo della sicura candidatura di Trump al timone del GOP pare si risolverà in un nulla di fatto. Il tentativo di eliminare il nome dell’ex presidente dalle schede elettorali di diversi Stati (tra cui Maine e Colorado, stati importanti in prospettiva del Super Tuesday) a causa del suo presunto coinvolgimento all’insurrezione del 6 gennaio 2021 al Campidoglio di Washington DC dovrebbe infatti chiudersi con il respingimento da parte della Corte Suprema. Una sentenza definitiva potrebbe arrivare proprio nelle prossime settimane in modo tale da liberare Trump da questo ostacolo e rendere ancora più evidente la sua vittoria durante il Super Tuesday il prossimo 5 marzo in cui saranno chiamati a votare i cittadini di ben 16 Stati.
Trump non è però l’unico ad avere problemi giudiziari. L’ex presidente ha ricevuto quattro incriminazioni nel giro di pochi mesi due delle quali federali e l’attesissimo verdetto della Corte Suprema rappresenterà un momento estremamente importante delle elezioni presidenziali statunitensi di quest’anno. D’altro canto, il presidente in carica è nell’occhio del mirino nelle ultime ore a causa della conservazione e divulgazione di documenti riservati riguardanti la sicurezza nazionale. Nel report stilato dal procuratore generale Robert Hur si riconosce che Biden si appropriò deliberatamente di questi documenti classificati ma aggiunge che nessuna giuria lo condannerebbe. Anche a livello fisico, l’attuale inquilino della Casa Bianca, non sta vivendo il suo momento migliore. Joe Biden avrebbe volontariamente divulgato materiali classificati perchè è un uomo anziano con poca memoria. È la conclusione del rapporto del procuratore speciale Robert Hur..
Primarie, un finale già scritto
Ci si chiede quindi quale sia il motivo che spinga Nikki Haley a continuare una corsa alla presidenza di fatto terminata già da tempo. Stando agli evidenti risultati delle primarie di entrambi i partiti, i candidati delle elezioni presidenziali saranno gli stessi che si sono scontrati nel 2020. Da una parte avremo il tanto contestato Donald Trump che però risulta rinvigorito da qualsiasi attacco gli venga sferrato. Dall’altra parte invece troveremo il presidente in carica Joe Biden considerato “un uomo simpatico, ben intenzionato, anziano e con poca memoria” secondo le parole delle ultime ore del procuratore speciale Robert Hur.