Perché leggere questo articolo? Si scrive musica pop, si legge Taylor Swift. La donna dell’anno ha reso anche il Super Bowl (vinto dal compagno) un evento politico, nell’anno delle elezioni alla Casa Bianca. In Italia dobbiamo accontentarci di Sanremo. I cantanti sono sempre più attivisti. Ma non sono Guccini e non ce n’è uno di destra.
È ormai impossibile parlare di musica pop senza fare riferimento a Taylor Swift. Il fenomeno mondiale recentemente diventata miliardaria grazie ad un tour dei record, è tornata sotto i riflettori per la sua storia d’amore con il giocatore di football americano Trevis Kelce, fresco di vittoria del Super Bowl. Il nome di Swift è da qualche anno indissolubilmente connesso col Partito Democratico statunitense. Dopo oltre dieci anni di esitazione nell’esporsi politicamente – dovuti anche al fatto di essere più popolare in Stati principalmente repubblicani – nel 2018 si è schierata apertamente per la prima volta con il candidato democratico del Tennessee denunciando “qualsiasi forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sul genere“.
Il potere politico di Taylor Swift
Il candidato di Taylor Swift ha poi perso, ma da quel momento la popolarità della cantante è cresciuta esponenzialmente. Al punto che, grazie al suo profilo Instagram, è riuscita a far registare al voto più di 35mila persone in un giorno, coinvolgendo soprattutto i giovanissimi. Nel 2020 la pop star diede il suo endorsement a Biden, sostenendo che fosse il momento di eleggere un presidente che “riconosca che le persone di colore meritano di sentirsi al sicuro e rappresentate. Le donne meritano il diritto di scegliere cosa succede ai loro corpi e che la comunità LGBTQIA+ merita di essere riconosciuta e inclusa“.
I media di tutti il mondo si aspettano nei prossimi mesi il supporto di Taylor Swift a Biden che però, secondo alcuni analisti, potrebbe non arrivare. La Swift, eletta “Persona dell’anno” dalla prestigiosa copertina di Time, pare essere la wildcard del Partito Democratico. A tal punto che un portavoce della Casa Bianca ha recentemente espresso: “Non ho idea se si lo voglia fare, ma ovviamente al presidente piacerebbe avere il suo endorsement“. Vista la situazione delicata, con l’età e la memoria di Biden come uno degli argomenti principali che preoccupano anche il suo stesso partito, l’endorsement della pop star potrebbe la carta da usare per stravolgere il voto delle presidenziali.
Dagli Usa a Sanremo. La politica irrompe nelle canzoni italiane
Anche in Italia quello dell’interventismo politico dei cantanti è diventato un tema. Letteralmente esploso in concomitanza della Festival della canzone italiana di Sanremo, ormai diventata la vetrina politica principale di alcuni artisti. Nel corso della cinque giorni sanremese, Ghali alla fine di ogni performance ha lanciato messaggi politici ben precisi, accogliendo diversi elogi sui social ma scatenando le ire dei dirigenti Rai. Ghali, Taylor Swift de nojaltri, è solo l’ultima delle tante figure di cantanti che abbracciano una causa politica.
Da sempre i cantautori di successo nel nostro paese sono stati “impegnati”. Da Guccini a De Andre, passando per De Gregori e Gaber. Cantautori che, in un periodo storico partecipato e turbolento del nostro Paese, hanno scelto di dire la loro sulle vicende sociali e politiche. Senza risparmiare affondi e invettive nelle loro canzoni. In parallelo, si sviluppava e costruiva i propri successi Sanremo: il regno della musica leggere. Il palco dell’Ariston ha contagiato molti artisti – e produttori – italiani, visto che sono seguiti decenni in cui il legame tra musica e politica è parso attenuarsi. Fino quasi a scomparire a cavallo del nuovo Millennio.
Da Ghali a Elodie, la canzone italiana torna a farsi “impegnata”
Negli ultimi anni la canzone italiana è tornata con pretendenza a farsi impegnata. Diversi cantanti hanno deciso di rompere il ghiaccio schiarandosi in prima linea. Partendo da Dargen D’Amico proprio all’ultimo Festival della canzone italiana che ha deciso di portare una canzone riguardante il tema dei migranti, fino ad arrivare a Fedez che si è apertamente schierato più volte contro il Governo Meloni. Un’altra artista che piace ai giovani è Elodie, reginetta del pop italiano con milioni di followers sui social. La cantante, madrina del gay pride di Roma nel 2022, ha sempre avuto a cuore le tematiche delle minoranze e della comunità LGBTQIA+ e ha più volte attaccato il Ministro Salvini, dall’artista definito “piccolo uomo” (come una canzone di Mia Martini).
La canzone italiana è impegnata, ma solo a sinistra D’altro canto la destra italiana riesce ad ottenere con più fatica endorsement da giovani artisti, mentre negli anni diversi cantanti, tra cui Rita Pavone, Fausto Leali e Giuseppe Povia hanno deciso di schierarsi a favore di candidati di destra. Non di primissimo pelo sono anche Al Bano e Max Pezzali, che negli anni hanno fatto uscite e comparsate ad eventi di partiti di destra. Per trovare qualche giovane artista – anche se non certo esordiente – accostabile alla destra in questa edizione di Sanremo bisogna usare il lanternino. Si scopre, a fatica, che i membri de Il Volo l’estate scorsa hanno elogiato il lavoro di Giorgia Meloni nel suo primo anno di governo.
La delicata questione dell’endorsement
La questione dell’endorsement diventa quindi sempre più delicata e complessa e ci si chiede quale sia la sottile linea che gli artisti devono (o non devono) superare per condizionare l’opinione pubblica rispetto ad un determinato tema o candidato. Il tema torna quando si parla di Taylor Swift, capace di muovere milioni di voti secondo diversi analisti, o il Festival di Sanremo che riesce a monopolizzare l’attenzione degli italiani per una settimana intera. I media di tutto il mondo infatti aspettano con ansia l’endorsement della pop star americana che potrebbe svoltare le sorti delle presidenziali del 2024. Ormai anche un suo eventuale disimpegno avrebbe dei risvolti sulle elezioni. In Italia, lo spessore e l’impegno dei nostri cantanti fa pensare che la musica sia diversa…