Noi oggi la chiamiamo “perla del Tirreno”, ma anche “città delle 44 chiese” per la quantità dei suoi luoghi di culto, mentre per gli antichi era “Thea Maris”, ovvero “Dea del Mare”: è Maratea, l’unico centro della Basilicata ad affacciarsi sul Mar Tirreno, sul golfo di Policastro, tra scogliere, panorami mozzafiato e antiche torri saracene.
Maratea in corsa per Capitale italiana della Cultura 2026
Questa cittadina di circa 5mila abitanti, in provincia di Potenza, è una delle dieci finaliste in corsa per diventare Capitale italiana della Cultura 2026, tra natura incontaminata, costa frastagliata, montagne e colline che si tuffano a picco nel mare. Un paesaggio di una bellezza selvaggia, dominato dalla statua del grande Cristo Redentore di Bruno Innocenti (1965), che svetta sulla cima del monte San Biagio e di Maratea è divenuto quasi il simbolo, gemellato con quello di Rio de Janeiro.
Città della musica: da Angelina Mango a Cesare Cremonini
In attesa di conoscere se diventerà Capitale Italiana della Cultura 2026 (la nomina si saprà a marzo), Maratea è comunque la località del momento perché è la città d’origine della vincitrice del festival di Sanremo 2024, Angelina Mango, che fino alla sua adolescenza ha vissuto a Lagonegro, di cui era originario il papà e cantautore Pino Mango, scomparso nel 2014. A Maratea la famiglia aveva una casa, dove si trasferiva per l’estate, come ha rivelato la cantante stessa, che tuttora torna qui a trascorrere le vacanze.
Il sindaco ha subito annunciato che le conferirà il titolo di ambasciatrice per Maratea 2026 – Città Candidata Capitale Italiana della Cultura, mentre in passato è stata conferita la cittadinanza onoraria a Cesare Cremonini, che qui ha composto “Vorrei”, uno dei primi brani che lo hanno reso famoso.
Una costa tra le più belle d’Italia
Maratea è un luogo perfetto per una vera immersione nella natura e nella bellezza del Mediterraneo. La sua costa frastagliata e rocciosa, che si estende per circa 32 km, è considerata una delle più belle d’Italia: è nota per le numerose grotte (se ne contano 132 tra marine e terrestri), insenature, scogli, secche e spiagge, molte delle quali raggiungibili solo via mare.
Lungo il tratto meridionale si distingue la piccola isola di SantoJanni, poco più grande di uno scoglio, che dista circa 500 metri dal litorale. Nei suoi fondali ospita un’area archeologica sottomarina tra le più importanti del Mediterraneo, che racchiude gli antichi resti archeologici di un impianto di produzione e conservazione del “garum”, celebre salsa di pesce molto amata sulle tavole dei romani nell’Urbe.
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Bandiera Blu e altri riconoscimenti
Non solo mare. Il territorio che circonda il borgo di Maratea, affascinante con i suoi stretti vicoli, è ricco di storia, perché nel corso dei secoli Maratea è stata una porta aperta sulle culture del Mediterraneo. Una città in movimento tra mare e montagne, dove si possono ritrovare i tanti segni profondi dell’arte e della bellezza: non a caso il titolo della candidatura a Capitale Italiana della Cultura è “Maratea 2026. Il futuro parte da un viaggio millenario”.
Numerosi i riconoscimenti ricevuti nel corso del tempo da questa cittadina, che nel 2023 è stata inserita tra i Borghi più belli d’Italia, mentre Legambiente in precedenza le ha attribuito le “5 Vele” della sua Guida Blu.
Da Indro Montanelli a Cesare Pavese
“Forse in Italia non c’è paesaggio e panorama più superbi”, scriveva Indro Montanelli sul Corriere della Sera del 4 ottobre 1957. “Immaginate decine e decine di chilometri di scogliera frastagliata di grotte, faraglioni, strapiombi e morbide spiagge davanti al più spettacoloso dei mari, ora spalancato e aperto, ora chiuso in rade piccole come darsene. La separa da una catena dolomitica, tutta rocce color carnicino, punteggiata di villaggi […], di castelli diruti e antiche torri saracene, un declivio boscoso rotto da fiumiciattoli e torrenti e sepolto sotto le fronde dei lecci e dei castagni”.
In quegli anni iniziava per Maratea un periodo storico di grande importanza grazie alla progettualità di un imprenditore biellese, il Conte Stefano Rivetti, che, giunto nel Golfo di Policastri nel 1953, diede vita ad una serie di realizzazioni nel settore dell’industria tessile e turistica, potenziando piccole e grandi opere infrastrutturali. Il mondo economico, culturale e intellettuale italiano iniziò così a frequentare ed amare la città. “È un paese meraviglioso, magnifico”, scrissero nel 1959 Cesare Pavese e Bianca Garufi nel romanzo breve incompiuto “Fuoco grande”. “Non c’è nessun altro luogo che io conosca che sia valido in me come questo che vedi. I colori, l’aria di questa terra, il paesaggio così combinato. I colori soprattutto, sono colori primordiali”.