In Italia, il tumore al seno metastatico colpisce circa 45.000 pazienti; si tratta di circa il 6,4% di tutti i tumori al seno, con circa 3.520 nuovi casi l’anno, con minore incidenza al Nord rispetto al Sud.
Grazie all’avanzamento delle tecniche chirurgiche e alla disponibilità di nuovi farmaci, oggi per le pazienti sono aumentate le possibilità di trattamento. In questo scenario, una gestione multidisciplinare del paziente è fondamentale.
A livello interregionale permangono grandi differenze di gestione, e in linea generale le pazienti chiedono un percorso dedicato al tumore al seno metastatico uniforme per tutte le Breast Unit, mentre AIOM e SIE, insieme ai sindacati medici nazionali, si battono per una riduzione e una semplificazione del carico burocratico, oltre che per un miglioramento globale delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari nell’ottica di avere positive ricadute sulla qualità dell’assistenza.
In Regione Piemonte, emerge una situazione funzionale e adeguata, con centri collocati in maniera uniforme su tutto il Territorio, nel tentativo di rispondere a una complessità di gestione che rappresenta questa fase di malattia, garantendo per le pazienti una migliore accesso alle cure e una riduzione delle liste d’attesa. Molto si sta facendo grazie alla telemedicina e all’apertura verso forme virtuose di collaborazione pubblico-privato.
Nonostante questo quadro decisamente migliore nel confronto con le altre Regioni, ci sono alcune azioni concrete che possono essere messe in campo a beneficio delle pazienti e dei loro familiari e caregiver.
Queste azioni sono state riassunte in documento di sintesi, frutto del lavoro di Mario Airoldi, Direttore S.C. di Oncologia Medica 2 – A.O.U. “Città della Salute e della Scienza” di Torino e Coordinatore Operativo Ospedaliero Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta; Paola Varese, Presidente Comitato scientifico di FAVO e Direttore S.O.C. di Medicina Interna ad indirizzo oncologico – ASL AL – P.O. Ospedale Civile di Ovada (AL); l’associazione Europa Donna Italia, grazie alla collaborazione di Valeria Martano, Referente dell’Associazione per la Regione Piemonte, e la Vicepresidente Loredana Pau.
La proposta è stata anche presentata ad Alessandro Stecco già Consigliere regionale e Presidente della Commissione Sanità di Regione Piemonte.
Le proposte di efficientamento riguardano 6 punti fondamentali così sintetizzabili:
- Percorso dedicato per il tumore al seno metastatico: è auspicabile che sia integrato nel PSDTA regionale per il tumore della mammella un percorso dedicato al setting metastatico.
- Comunicazione medico-paziente e formazione: le competenze in comunicazione possono aiutare il medico a facilitare l’adesione dei pazienti alle sue proposte e la condivisione dei percorsi di cura.
- Accesso agli studi clinici: è importante che le pazienti, anche se trattate in centri periferici, possano avere accesso a studi clinici in corso.
- Case manager: prevedere la figura del case manager nei centri abilitati alla gestione delle pazienti con tumore al seno metastatico, una figura infermieristica che possa seguire il percorso di cura della paziente.
- Qualità della vita e riabilitazione oncologica: è auspicabile che percorsi di riabilitazione oncologica strutturati, validati e misurati siano inseriti nei PSDTA e avviati in tutti i Centri della Rete che curano donne con tumore al seno metastatico.
- Ruolo del terzo settore: le associazioni che operano all’interno delle Breast Unit giocano un ruolo fondamentale nell’umanizzazione del rapporto medico-paziente. Le associazioni svolgono inoltre numerose attività di assistenza e sostegno, operativo e psicologico, rivolte ai familiari e ai caregiver delle pazienti oncologiche.
E, inoltre, alcuni ulteriori suggerimenti a beneficio delle pazienti e dei loro familiari e caregiver, come per esempio una maggiore implementazione della Telemedicina, dell’Assistenza domiciliare integrata e un efficientamento dei trasporti e della sostenibilità degli spostamenti.
Nell’attesa che questi punti possano essere presi in considerazione a livello istituzionale, resta di fondamentale importanza riportare l’attenzione su questa categoria di pazienti e sulle richieste che, avanzate anche dalle pazienti in alcune interviste condotte dall’Associazione Europa Donna Italia, se ascoltate potrebbero davvero cambiare la loro qualità di vita: un percorso specifico, l’accesso a studi clinici e trial, la possibilità di nuove cure, il benessere di corpo e mente, la semplificazione burocratica per l’iter di accertamento per l’invalidità civile.
Per saperne di più, scarica qui il documento integrale.