Perché leggere questo articolo? 29 febbraio 2024: il giorno fantasma è tornato. I “leapers” lo attendono con ansia. I più superstiziosi invece lo temono. Ma l’anno bisestile ha la funzione di allineare il calendario astronomico ai tempi della nostra civiltà, salvandoci dal caos.
“Anno bisesto, anno funesto”. Oggi, 29 febbraio 2024, oltre 5 milioni di persone nel mondo potranno finalmente soffiare di nuovo sulle candeline dopo quattro anni. L’appuntamento intermittente col giorno fantasma del mese più corto dell’anno esiste da 20 secoli. Introdotto da Giulio Cesare e poi modificato con una riforma radicale da papa Gregorio XIII. Superstizioni, stranezze e complicazioni burocratiche. Eppure il bisestile pare aver salvato le nostre società dal caos. Come? Sincronizzando i calendari civili, religiosi e agricoli con l’anno solare.
Ma perché l’anno bisestile è necessario?
La nostra società soffre un problema di divergenza tra anno civile e anno solare. L’anno bisestile ne è la cura. Senza il giorno in più infatti si creerebbe un disallineamento tra il calendario umano e quello astronomico. Avanzerebbero 6 ore. Perché l’anno solare non è perfettamente divisibile in giorni da 24 ore. Il tempo impiegato dalla Terra ad effettuare un giro completo intorno al Sole, dura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Se tutti gli anni avessero 365 giorni, ogni quattro anni il calendario si troverebbe in anticipo di un giorno. Grazie al bisestile, il calendario torna a sincronizzarsi.
Il 29 febbraio, dunque, allunga i calendari a cadenza quadriennale, ma con qualche eccezione. Sono bisestili solo gli anni divisibili per quattro. A patto che non siano date secolari non divisibili per 400, come il 1700 o il 1800. E’ complicato, ma necessario. Dato che l’anno astronomico non dura esattamente 365 giorni e 6 ore, ma qualche minuto in meno, anche con gli anni bisestili, dopo 400 anni il calendario si troverebbe sballato. In ritardo di circa tre giorni. Per risolvere il problema, gli anni divisibili per cento, non sono considerati bisestili a meno che non siano divisibili anche per 400.
Ave Cesare, il 366esimo giorno che riallinea i calendari
Per secoli, nell’Antica Roma, il calendario è stato sconvolto dalla facoltà dei Pontefici massimi di inserire giorni e mesi intercalari, a seconda dei propri interessi. Creando una tale confusione che le feste del raccolto non cadevano più in estate e quelle della vendemmia non più in autunno. L’“ultimus annus confusionis” risale al 46 a.C., quando Giulio Cesare introdusse il bisestile. Proprio all’imperatore romano si deve l’invenzione dei 366 giorni a cadenza quadriennale. Sostituendo il calendario lunare, fino ad allora in uso, con quello solare.
Ma fu papa Gregorio XIII a sistemare definitivamente le cose e adottare la soluzione che usiamo ancora oggi. Nel 1582 ordinò un salto di dieci giorni per azzerare il ritardo accumulato in quasi due millenni. Il giorno aggiuntivo, ogni 4 anni, andava a raddoppiare il 23 febbraio, il sesto prima delle calende di marzo che davano inizio al nuovo anno. Di qui il nome bi-sextus, “bisestile”.
La brutta – ma immeritata – reputazione del 29 febbraio
Il bisestile salvatore gode di cattiva ma immeritata fama. I detti popolari lo dimostrano. “Anno bisesto che passi presto”. E ancora, “se l’anno è bisestile, preparati a riempire il sacco e il barile”. Un’idea non scientificamente provata, ma da molti supportata enumerando una serie di disgrazie avvenute negli anni bisestili, dal naufragio del Titanic nel 1912 allo Tsunami nel 2004, fino alla pandemia di Covid nel 2020. Il legame con la mala sorte risale però all’epoca romana, in cui febbraio era il mese dedicato alla celebrazione dei defunti.
Ma c’è anche chi il 29 febbraio lo attende con ansia. In Irlanda e in Gran Bretagna è il “giorno dello scapolo”, in cui solo le donne possono fare la proposta di matrimonio all’amato, costretto ad accettare, pena una multa riparatrice. Sempre nel mondo anglosassone l’anno bisestile è definito “leap year“, traducibile come “anno del salto“. Poiché le date dopo il 29 febbraio sono posticipati di due giorni rispetto all’anno precedente, anziché di uno solo. Di conseguenza, tutti i nati questo giorno sono chiamati “leapers“. Addirittura riuniti in un’associazione, la Honor Society of Leap Year Day Babies.
Ma quando festeggiano i leapers?
Sono circa 5 milioni i leapers del mondo. Le probabilità che si nasca il “giorno fantasma” sono di 684 su un milione. E portano con sé la difficoltà a capire come festeggiare. Ma non solo. Se per il compleanno infatti non c’è una regola fissa – c’è chi spegne le candeline il 1 marzo e chi il 28 febbraio – i problemi si fanno un pochino più seri in termini burocratici. Al punto che alcuni scelgono di cambiare la propria data di nascita sui documenti. Certi sistemi infatti non prevedono la data del 29 febbraio e si possono creare fraintendimenti anche sui certificati ufficiali. Ad esempio, se normalmente la patente scade nel giorno del compleanno dopo 10 anni l’emissione, per i nati in questo giorno, invece, la scadenza si presenta ogni 14 anni. Lo stesso vale per il documento d’identità.