Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? Meta non rinnova il contratto che dal 2021 gli ha imposto in Australia di versare decine di milioni agli editori per le notizie su Facebook. “I nostri utenti non sono interessati alle news”. Insorge anche il primo ministro australiano. Posti di lavoro a rischio nelle redazioni. Ma, a quanto pare, non è un problema di Zuckerberg
Chi ha il coltello dalla parte del manico tra Meta e gli editori? La risposta, che appare come una sentenza, sembra provenire dall’Australia. Dove l’azienda di Mark Zuckerberg, che possiede non solo Facebook ma anche Instagram e WhatsApp, ha fatto sapere che nel 2024 non rinnoverà il ‘Codice contrattuale per i news media’. Strumento che era stato introdotto nel 2021 per obbligare Facebook (ma anche Google) a compensare gli editori per la riproduzione di notizie. Una firma che il social network aveva apposto obtorto collo. Tre anni fa aveva bloccato per alcuni giorni, come in una sorta di rappresaglia, la possibilità di vedere e condividere i contenuti giornalistici sulle bacheche australiane.
Poi il Codice era entrato in vigore, con un accordo da decine di milioni di dollari a favore degli editori di testate ed emittenti come Abc, Guardian Australia, News Corp Australia, Seven West Media, Sydney Morning Herald e The Age di Melbourne. Facebook aveva anche dovuto creare una pagina dedicata alle notizie sul proprio sito.
Meta: “Agli utenti di Facebook non interessano le news”
Ora, verso la scadenza naturale del contratto triennale, l’annuncio. Meta semplicemente non rinnoverà. Questo, come spiega una nota, per “allineare i nostri investimenti ai nostri prodotti e servizi più apprezzati”.
Un modo elegante per esprimere un concetto che viene poi dichiarato invece in modo molto più esplicito poco dopo: “Come azienda dobbiamo dedicare il nostro tempo e le nostre risorse alle cose che le persone ci dicono di voler vedere di più, compresi brevi video. La quota di persone che usano Facebook News in Australia e negli Stati Uniti è diminuita di più dell’80% lo scorso anno. Sappiamo che gli utenti non vengono su Facebook per le news e per i contenuti politici: vengono per collegarsi ad altre persone e scoprire nuove opportunità, passioni e interessi. Come già dicemmo nel 2023, le news costituiscono meno del 3% di quello che le persone in tutto il mondo vedono nel loro feed di Facebook, e sono una piccola parte dell’esperienza per la grande maggioranza di loro”.
E’ anche vero che – come è noto – Facebook stesso può orientare calibrando il proprio algoritmo ciò che viene o non viene mostrato nei feed degli utenti. Sono dunque gli iscritti a non essere più interessati ad un certo tipo di contenuto o è Facebook che ha smesso di proporre le news sulle loro bacheche?
Le proteste in Australia contro la decisione di Meta: “I media devono essere adeguatamente finanziati”
Quale sia la risposta, la decisione di Meta sta provocando reazioni indignate in Australia. Dove il timore è che il taglio dei fondi si traduca in licenziamenti nelle redazioni. Così il primo ministro australiano Anthony Albanese: “E’ assolutamente critico che i media siano in grado di funzionare e di essere adeguatamente finanziati. E’ disonesto che una compagnia possa profittare da investimenti altrui e non solo investimenti di capitale, ma del lavoro di giornalisti. E’ un’inadempienza dell’impegno assunto, per la sostenibilità dei mezzi di informazione australiani”. Il governo australiano ha annunciato provvedimenti.
Zuckerberg ha deciso: non intende salvare il giornalismo
Misure che provocheranno forse poco più di una scrollata di spalle a Menlo Park. Zuckerberg ha già staccato la corrente della pagina News di Facebook in Germania, Francia e Regno Unito. E aver menzionato nel comunicato anche gli Stati Uniti tra i Paesi in cui Facebook News ha avuto un calo di oltre l’80% lo scorso anno lascia intendere che Meta intende proseguire con determinazione per la sua strada. L’avviso agli editori è chiaro. Se anche Facebook può avere costituito in passato un salvagente – se non una risorsa preziosa – per determinati progetti giornalistici – quell’epoca pare definitivamente tramontata.