Perché leggere questo articolo? Il Superbonus tocca quota 150 miliardi. La politica lo ha messo anche perché il Ragioniere di Stato lo ha avvallato. La cosa incredibile è che Biagio Mazzotta è ancora al suo posto. Hic manebimus optime.
Il Superbonus è una voragine. Di recente, il ministro dell’Economia Giorgetti si è spinto oltre con le metafore. “E’ un incidente nucleare che continua a emanare radiazioni”. Prima ancora l’aveva paragonato alla morfina, da cui bisogna disintossicarsi subito. Al di la della retorica, restano i numeri, impietosi. La cifra che lo Stato italiano sta spendendo per il superbonus è vicina ai 150 miliardi. Il contatore, avviato in pandemia, sta continuando a girare. E potrebbe aumentare, grazie a una stangata in arrivo dall’Ue.
Il Superbonus a quota 150 miliardi (e non è finita)
Il bonus edilizio, varato nel 2020 dal II governo Conte (quello giallorosso, in coalizione con il Pd), è stato approvato senza un budget. E senza nemmeno quantificare quanto si sarebbe speso. Ogni mese, dunque, parte un tragico conteggio. Che oggi tocca quota Centocinquanta. Non è una percentuale, sono i 150 miliardi che l’incentivo è costato alle casse dello Stato italiano. Una cifra spaventosa, tenendo conto che il contatore promette di muoversi ancora.
Si perché anche grazie al Superbonus ci aspetta una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea, subito dopo le elezioni di giugno. Il nostro paese ha sforato le previsioni del rapporto deficit/Pil. L’Italia in manovra aveva promesso a Bruxelles di non superare il 5,3%. Arriveremo, invece, al 7,2%. Abbiamo cannato di due punti percentuali. Stando al Sole24 ore, la situazione economica è talmente poco rosea che si ipotizza una Manovra bis, fuori dalla Legge di bilancio per recuperare fondi. Promette di essere “lacrime e sangue”, ma non per i palazzinari che ancora brindano per il Superbonus.
Ma, di preciso, il Ragioniere dello Stato cosa ha fatto?
Come siamo arrivati a questo punto? Ci sono dei responsabili politici. A partire dal governo che il Superbonus lo ha pensato e avviato: il Conte bis, con Roberto Gualtieri all’Economia. Non mancano, poi, le responsabilità degli Esecutivi che non sono stati in grado di fermare o quantomeno lenire gli effetti del provvedimento: quello Draghi, con Daniele Franco ministro, e quello attuale di Giorgia Meloni con Giancarlo Giorgetti, che al momento si è limitato alle lamentele.
Non mancano però anche le responsabilità dei tecnici. Tutte le leggi che hanno degli impatti sui conti pubblici vengono esaminate da un ufficio predisposto: la Ragioneria Generale dello Stato. La vulgata vuole che l’ufficio abbia il compito di “bollinare” i provvedimenti: in sostanza, convalidare il fatto che stiano in piedi dal punto di vista economico. Ebbene, sul Superbonus la stima preliminare della Ragioneria fu di 45 miliardi di euro. Un errore da più di 100 miliardi, per il momento.
Mazzotta, il Ragioniere dietro il Superbonus è ancora lì
A questo punto, vi starete domandando chi sia il responsabile di questo sesquipedale strafalcione, che in una qualsiasi azienda privato (ma forse, ci sbilanciamo, anche pubblica) sarebbe costato il posto. Per cominciare, no il Ragionieri non fa Fantozzi di cognome. Si chiama Biagio Mazzotta e… è ancora lì al suo posto. Avete capito bene: alla Ragioneria Generale dello Stato non è cambiato nulla. Mazzotta è stato nominato Ragioniere nel 2019, e lì è rimasto. Nonostante il Superbonus e due cambi di governo. Hic manebimus optime, “qui staremo benissimo”. La frase di Ab urbe condita che Tito Livio mette in bocca a un centurione è quanto mai attuale: parla di sacco di Roma.