Perchè leggere questo articolo? La denalità in Italia è un problema reale, che però i decreti attuati non risolveranno. Oggi sempre più persone fanno meno figli, ma le ragioni non dipendono solo dalle disponibilità economiche e fisiche. Per Nicoletta Nesler, fondatrice di Lunàdigas, associazione di donne e persone senza figli, si tratta di una scelta intima a profonda che dipende da molteplici motivazioni.
La primavera è alle porte, ma l’inverno demografico in Italia non dà alcun cenno di cedimento. Il nostro Paese si aggiudica il primato per popolazione più vecchia d’Europa. Con l’età media più alta e il minor tasso di nascite di tutta l’Ue. Il calo della natalità è un problema allarmante su cui il governo sta tentando – invano – di intervenire. Creando campagne, come il fertility day, che però partono dall’errato presupposto di dover convincere le donne a fare figli. Incoraggiare la natalità infatti non significa persuadere le persone a mettere al mondo bambini, ma dare supporti e sostegni concreti a chi già ne vorrebbe avere.
Il calo demografico, però, non si risolverà per decreti. Non volere prole non è mai solamente una questione economica. Anche quando sembra essere così. Dietro al “potersi permettere un figlio” non c’è solo lo stipendio. C’è la fiducia nel futuro, la stabilità lavorativa, la certezza in una rete sociale che supporta i neo-genitori. Come, ad esempio, gli asili nido che invece sono sempre più cari e inaccessibili. Inoltre, avere un figlio è, di fatto, un sacrificio che sconvolge la vita. Oltre a disporre delle disponibilità economiche e fisiche, bisogna sentirsi pronti a volerlo.
Le motivazioni dietro la scelta di non genitorialità sono dunque molteplici. Spesso profondamente intime, a volte addirittura sconosciute. Per approfondire l’argomento, True-News.it ne ha parlato con Nicoletta Nesler, autrice e fondatrice di Lunàdigas, Associazione culturale che dà voce alle donne e alle persone senza figli per scelta. Sfidando stereotipi, luoghi comuni e sensi di colpa.
Cos’è Lunàdigas?
Lunàdigas nasce come associazione di donne, o meglio di persone. Fondata in Sardegna da me e Marilisa Piga, in Lunàdigas ascoltiamo la voce e le storie di tutti coloro che hanno scelto di non avere figli. Con la nostra associazione, sempre più donne trovano un posto sicuro in cui potersi finalmente confrontare senza sentirsi “animali rari” per aver fatto una scelta non ortogonale rispetto alle richieste sociali. Proprio per questo, per descrivere noi stesse, abbiamo scelto Lunàdigas, la parola con cui i pastori sardi chiamano le pecore che in certe stagioni non si riproducono. Avere un nome significa esistere ed essere rappresentati: abbiamo adottato questo termine perché ci sentivamo schiacciate dalle etichette di “non madri”, “senza figli”, comunque mancanti. Oggi, invece, non siamo più donne senza qualcosa, siamo Lunàdigas.
Perché è nata l’idea di creare questa associazione?
Scopo del nostro lavoro è indagare le ragioni profonde delle persone a proposito di non genitorialità. Siamo interessate a risalire all’intimo intorno a questa posizione. Con uno sguardo molto attento al fatto che la nostra storia ci insegna quanto l’autodeterminazione dei corpi sia un valore da riaffermare, anche in contrasto con i tabù e gli stigma culturali presenti in Italia e nel mondo intorno a questa scelta di non avere figli.
E quali sono, dunque, le ragioni che spingono una donna a non volere figli?
L’elenco sarebbe lunghissimo. Ogni persona ha le sue motivazioni molto profonde. Quando riesce a indagarle. Lunàdigas si è messa in ascolto per aiutare e facilitare questo lavoro “archeologico” dentro ogni persona. Marilisa ed io siamo due donne senza figli, noi stesse abbiamo dovuto impegnarci molto per comprendere quali fossero le nostre motivazioni. Per quanto mi riguarda, ad esempio, essendo figlia degli anni ‘50 le mie ragioni partono da una critica della famiglia. Da un pensiero politico legato a questo. Certo è che si tratta sempre di una scelta personale, che in molti casi prescinde dai motivi più ovvi legati al welfare o a questioni fisiche di impossibilità. Oltre alla questione economica c’è molto altro, che dipende dalla soggettività e dalle intime ragioni delle donne. E oggi anche degli uomini.
Anche gli uomini prendono parte alla vostra associazione quindi?
Sì, e per noi questa è una bellissima conquista. Quando abbiamo iniziato a fare questa ricerca, negli anni Novanta, gli uomini avevano poco e niente da dire su questo argomento. Rimettevano alle donne tutte le ragioni della scelta. Oggi, invece, incontriamo giovanissimi che sono molto più consapevoli di essere partecipi di questa scelta sulle loro e vite e che quindi sanno articolare dei temi importanti.
Cosa spinge, invece, una donna a fare figli oggi?
Chiediamolo alle mamme. Che spesso hanno poche parole a questo riguardo. È un fatto curioso. Quando chiedo a una donna le ragioni per le quali ha scelto di diventare madre, non me le dà mai. Una delle nostre regole però è non giudicare mai alcuna posizione. Lunàdigas infatti non ha mai detto “senza figli è meglio”, ma “senza figli anche”.
La natalità è un problema allarmante per l’Italia. Secondo lei, i decreti risolveranno il calo demografico?
Io sono convinta di no.