Antonio Gozzi è stato bocciato al fotofinish dalla delibera dei saggi di Confindustria che, nella serata del 14 marzo, ha posto fine alla sua candidatura a Viale dell’Astronomia.
Le notizie confuse del 14 marzo e la svolta serale
Per tutta la giornata si erano rincorse voci, confermate da più fonti autorevoli, che il tanto agognato quorum del 20% dei membri del Consiglio Generale a favore della candidatura di Gozzi fosse stato superato e che il presidente di Federacciai e titolare di Duferco potesse giocarsela per la successione a Carlo Bonomi con Emanuele Orsini e Edoardo Garrone.
In serata, invece, la svolta a sorpresa. I tre saggi indicati di dare il vaglio definitivo delle candidature hanno consentito a Orsini, vicepresidente uscente e ex presidente di FederlegnoArredo, e Garrone, patron dell’azienda energetica Erg, di giocarsi la poltrona oggi di Bonomi. Fuori, invece, Gozzi.
Chi ha deciso sullo stop alla corsa di Gozzi
A decidere, lo ricordiamo, un triumvirato di figure esterne all’attuale vertice associativo: la presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù Mariella Enoc; l’ex presidente di Confindustria Trentino Ilaria Vescovi; l’ex presidente di Confindustria Bergamo e ex vicepresidente di Confindustria nazionale e dell’aeroporto di Bergamo Andrea Moltrasio.
Per tutta la giornata fonti, anche qualificate, confermavano che i consensi di Gozzi potessero arrivare anche al 25% del Consiglio Generale. E nei giorni scorsi era emersa la voce che i saggi potessero prendere tempo fino al fine settimana per decidere chi ammettere al Consiglio Generale del 21 marzo, in cui i candidati presidenti avrebbero dovuto presentare i loro programmi per le elezioni alla guida di Confindustria.
In serata, invece, un’accelerazione con l’invio di una lettera che riassume la decisione, all’unanimità, di Enoc, Vescovi e Moltrasio: in definitiva, Garrone e Orsini dentro e Gozzi fuori. Una scelta che segna la fine di una candidatura forse eccessivamente sottovalutata dal sistema mediatico nonostante fosse “montata” settimana dopo settimana acquistando consensi trasversali. E che inevitabilmente farà discutere.
I dilemmi sullo stop della corsa di Gozzi a Confindustria
Sono diversi i punti, infatti, su cui questa decisione può essere commentata. In primo luogo, cosa ha portato alla non certificazione del quorum del 20% da parte di Gozzi? Si parla di questioni di superamento dei limiti temporali o di alcune sottoscrizioni di firme pro-Gozzi non valide, ma è difficile, senza i dati alla mano, prendere posizione per tesi di questo tipo.
Al contempo, è bene sottolineare come la bocciatura dell’imprenditore di Chiavari nel giorno in cui ha comunicato il superamento della soglia mostri un palese cortocircuito narrativo sulla questione del futuro di Confindustria.
Fino a oggi i saggi erano visti come la prospettiva di salvezza per un’ammissione di Gozzi al round finale, ove avrebbe potuto giocarsi la corsa alla presidenza in una volata a tre. Molte ricostruzioni davano un Gozzi che sarebbe stato tagliato fuori con la conta al 20% non superata e chiamato a dover dipendere dal ripescaggio d’ufficio dei “saggi” per giocarsi la presidenza. Invece, Enoc, Vescovi e Moltrasio hanno deciso diversamente. E chiedersi perché è d’obbligo.
I saggi non premiano Gozzi
Del resto, nell’ultimo giro di consultazioni, quello napoletano dell’11 marzo, il Quotidiano Nazionale ha segnalato come gli stessi saggi abbiano potuto constatare un dato sistemico inerente la crescita del sostegno alla candidatura Gozzi. Un dato di fatto che aveva alimentato rumors circa la possibile ammissione d’ufficio al voto finale in virtù della trasversalità del titolare della Duferco tra territori e associazioni.
Così non è stato. E sono smentiti i pronostici di chi, proprio nella giornata del 14 marzo, dava per fatta la certificazione di Gozzi. Sarà interessante capire le motivazioni reali di quanto accaduto prima di prendere una posizione netta. Ma anche ricordare che i saggi con la loro scelta non hanno semplificato la corsa al futuro di Confindustria. Il testa a testa Orsini-Garrone si svolgerà nel contesto di una competizione tra anime che vedrà a macchia di leopardo il consenso dividersi a ogni livello associativo, territoriale e di categoria.
La sfida finale Orsini-Garrone
Tra Orsini, che punta sulla forza del sistema che conosce e ha saputo gestire anche governando venti contrari, e Garrone, imprenditore innovativo dell’energia e protagonista della transizione green, l’ago della bilancia sarà insomma il pacchetto di voti che non convogliando su Gozzi sarà a disposizione di chi saprà, maggiormente, parlare di industria e manifattura. Ovvero del cuore del sostegno concreto alla corsa di Gozzi alla presidenza di Viale dell’Astronomia. In quest’ottica, a due come a tre, la corsa a Confindustria rifletterà la necessità di unire in forma plurale animi diversi.
Resta il grande dubbio sulla scelta finale dei saggi. E l’aspettativa che comunicazioni più chiare che spieghino le due ammissioni e l’esclusione dal voto finale aiutino a fare chiarezza sulle modalità di scelta dei saggi. Il cui parere resta la vera spada di Damocle per ogni candidato. E casi come quello di Gozzi, che ha faticato per superare la soglia del 20% dei voti per poi infrangersi sul parere della commissione di triumviri, lo confermano. In attesa della sfida finale Orsini-Garrone, un colpo di scena dopo l’altro anima una corsa a Confindustria rare volte così contesa e partecipata nelle scorse tornate.