Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il voto proporzionale e l’apertura dei seggi in tutto il territorio nazionale relegano tradizionalmente le Europee a un mero test politico interno: “Questa volta però – ha dichiarato a True-News.it il politologo Lorenzo Castellani – alcuni temi importanti potrebbero animare la campagna elettorale”.
In questo momento, le elezioni europee appaiono come un semplice prolungamento delle elezioni regionali. Le quali, a loro volta, stanno rappresentando da sud a nord una riproposizione dello scontro delle legislative del 2022. Una campagna elettorale perenne a cui l’Italia è oramai abituata. Nuovi equilibri all’interno delle coalizioni, resa dei conti tra alleati e tra fronti opposti, screzi e dissidi tra la maggioranza e le opposizioni: quando si aprono ufficialmente dei comizi, sono questi i veri argomenti sul piatto nel confronto tra i partiti.
Le Europee però, almeno sulla carta, dovrebbero avere ben altra fisionomia: “Si vota per un parlamento che non è uguale a quelli tradizionali – è il commento su True-News.it del politologo Lorenzo Castellani – è un organismo sovranazionale dove in ballo ci sono temi che riguardano la visione futura del continente e non solo”. Temi che forse, almeno in Italia, soltanto in parte saranno realmente al centro del dibattito.
Perché le Europee hanno l’aspetto di un nuovo “semplice” test politico
L’importanza data sul piano interno alle Europee non rappresenta un fatto nuovo. Già nella prima Repubblica infatti, il voto per il parlamento di Strasburgo è stato visto più volte come un affidabile indicatore per capire l’orientamento degli elettori. Basti pensare al clamore suscitato dal risultato delle Europee del 1984, tenute pochi giorni dopo la morte del segretario comunista Enrico Berlinguer e passate alla storia come le prime in cui il Pci è riuscito a sopravanzare la Democrazia Cristiana.
Del perché il voto europeo spesso si è trasformato in un mero test interno ci sono almeno due ragioni. In primis, si tratta delle uniche elezioni, al di fuori delle legislative, in cui le consultazioni coinvolgono l’intero territorio nazionale. Non si vota cioè per una singola amministrazione e i risultati non hanno quindi un semplice risvolto locale. È possibile in tal senso paragonare le europee alle elezioni di medio termine negli Usa, dove il voto coinvolge l’intera federazione per il rinnovo del Congresso.
L’altra ragione invece è legata al sistema elettorale: “Vige il sistema proporzionale – ha spiegato ai nostri microfoni Castellani – non ci sono quindi coalizioni e tutti i partiti corrono da soli”. Dunque, le elezioni sono un’occasione fondamentale per dimostrare il proprio singolo peso politico. I risultati potrebbero influenzare gli equilibri non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra le formazioni all’interno di una stessa coalizione.
Quei temi che potrebbero dare una nuova fisionomia alla campagna elettorale
L’Europa però, sempre secondo Castellani, potrebbe questa volta fare la sua concreta comparsa nella corsa per accaparrarsi i seggi di Strasburgo: “Da un lato non c’è dubbio – ha aggiunto il politologo – che le Europee saranno un test per capire gli attuali equilibri politici, ma è anche vero che i temi principali riguardanti le politiche di Bruxelles non saranno del tutto assenti”.
Si andrà quindi verso una campagna elettorale divisa a metà: da un lato i principali leader italiani butteranno un occhio verso il contesto interno, dall’altro però animeranno e non poco il confronto sui temi più sentiti in ambito europeo. E questo perché nel dibattito politico sul futuro dell’Europa, sono oggi presenti non pochi argomenti percepiti come importanti dall’elettorato: “Pensiamo ad esempio alla Difesa – ha sottolineato ancora Castellani –. La guerra in Ucraina e il caos in Medio Oriente hanno aumentato l’attenzione su questo tema, anche le ultime esternazioni di Macron e di altri capo di governo europei stanno suscitando ampie contrapposizioni tra i cittadini e tra i partiti”.
Non solo, ma occorre evidenziare come le ultime Europee si sono tenute nel 2019 e dunque un anno prima dello tsunami sociale ed economico rappresentato dal Covid: “Quest’anno quindi – ha proseguito il politologo – il confronto sul Pnrr, sulla spesa dei fondi europei e sui progetti finanziati da Bruxelles sarà molto serrato”. Da non dimenticare anche il tema immigrazione, attualmente tenuto in disparte ma sempre pronto a essere percepito come prioritario non appena gli sbarchi con l’avvento della bella stagione torneranno ad aumentare.
Di cosa si parlerà in Europa dopo l’ultimo consiglio
Difesa, Pnrr e immigrazione sono del resto i temi principali di cui si sta discutendo in queste ore a Bruxelles, lì dove all’interno dei palazzi istituzionali comunitari i leader dei 27 stanno tenendo uno degli ultimi consigli Ue prima del voto.
L’assistenza all’Ucraina, con l’aggiunta di ulteriori 5 miliardi di Euro di aiuti a Kiev già decisa nei giorni scorsi dai ministri degli Esteri dell’Ue, e la discussione sulla capacità di reazione difensiva del Vecchio Continente, costituiranno i principali temi di dibattito tra i capi di governo. Un dibattito destinato a uscire fuori dalle stanze del consiglio per raggiungere subito dopo le piazze, virtuali e non, dei comizi.
Nell’ordine del giorno del consiglio europeo odierno c’è anche la tematica legata all’agricoltura, a sua volta riallacciabile a quella delle politiche green. Un altro punto che non mancherà, per via della recente protesta dei trattori, di arrivare anche all’interno dell’oramai imminente campagna elettorale.