La definisce “una delle caratteristiche più importanti che deve avere la telemedicina”. Quale? “La sicurezza del dato”. Diabetologo, dal 2020 Responsabile Diabetologia Clinica nel Dipartimento Universitario Endocrino-Metabolico dell’IRCCS MultiMedica e prima ancora per 10 anni Responsabile del servizio di Diabetologia presso l’Istituto clinico Humanitas, il dottor Cesare Berra e il suo team hanno sperimentato approcci di telemedicina nella gestione del paziente cronico diabetico durante la pandemia e anche prima dell’ingresso del Covid sullo scenario globale. Da queste esperienze trae alcuni punti fermi sullo sviluppo di pratiche e frontiere tecnologiche future per la sanità, pubblica e privata. Il primo? “Il problema non è la piattaforma”, dice Berra a True Pharma, “ma trasmettere ai pazienti la possibilità di collegarsi e di avere tecnologia collegata” e la “formazione adeguata del personale medico-infermieristico e dei medici di medicina generale” per una gestione omni comprensiva del paziente cronico. Tutti problemi ovviabili – secondo lo specialista – perché “le risorse ora sono state stanziate ma il resto è da costruire, a cominciare dal capire quali piattaforme verranno utilizzate in futuro”. Un giudizio tout-court sulla remotizzazione di visite, consulti e relazione medico-paziente? “Di certo non può essere completamente sostitutiva dell’approccio ambulatoriale ma è un ulteriore ausilio e possibilità per gestire tanti aspetti” in particolare di fronte “all’aumento di pazienti che necessitano di approccio specialistico anche alla luce dei nuovi farmaci a disposizione”.
Telemedicina, si parte dall’esperienza del lockdown
L’esempio arriva proprio dall’esperienza di un anno e mezzo in pandemia. A cominciare dal primo lockdown, con tanti ambulatori chiusi e le risorse impegnate per far fronte all’emergenza, gli specialisti del gruppo MultiMedica hanno messo in piedi un sistema di monitoraggio da remoto, partendo da quanto già sperimentato in precedenza. La chiave di volta è l’utilizzo degli FGM (Flash Glucose Monitoring): sono i sensori per il monitoraggio applicati a livello del braccio/spalla che, al contrario dei CGM (Continuous Glucose Monitoring) per il monitoraggio in continuo, offrono una risposta “on demand” la definisce Berra. Su richiesta, da interrogare per caricare i dati su un cloud, con un maggior livello di dettaglio.
Contrariamente al pensiero comune che vorrebbe questi dispositivi appannaggio esclusivo, quasi “riservati”, di pazienti giovani con diabete mellito di tipo 1, “durante la pandemia li abbiamo utilizzati su pazienti anziani fragili in terapia multi-iniettiva, coloro che hanno un elevato bisogno di continuità di cura, perché chiaramente il paziente in terapia insulinica è quello con maggior richiesta di aiuto” spiega il responsabile della Diabetologia Clinica di MultiMedica. “Abbiamo contattato uno per uno i pazienti, diversi over 75, e grazie all’aiuto di parenti e caregiver siamo riusciti a collegare un centinaio di soggetti che potevano scaricare i dati delle loro glicemie e abbiamo potuto valutarne l’andamento da remoto”.
Ok alla telemedicina, ma c’è bisogno di tecnologia
Cruciale il riferimento a parenti e caregiver, “perché c’è un tema di scarico dati e di bisogno di tecnologia” dice il dottor Berra, con riferimento a pazienti che possiedono il dispositivo – la cui prescrizione in Lombardia è già trasferibile dal Servizio Sanitario Nazionale ad alcune condizioni per una parte importante della popolazione diabetica – ma magari non un computer. È proprio questo uno dei temi cruciali per il clinico. “Far legare il paziente all’utilizzo di una piattaforma dedicata ad un tipo specifico di sensore” che, d’altro canto, offre grandi opportunità cliniche. “Ci permette dal punto di vista della sicurezza di avere un elevato livello del dato percepito” ed è proprio questa “una delle caratteristiche più importanti da associare alla telemedicina: la sicurezza dei dati – chiude Berra . Perché farla senza dato oggettivo, a livello di numeri, tempi, orari, può diventare anche pericoloso”. I mesi trascorsi nel 2020-21? “Fondamentali nel dare sicurezza e far sentire la presenza della diabetologia ai pazienti a casa e nell’acquisire esperienza su una potenziale frontiera del futuro”.