C’è un’Europa che si arricchisce con i sussidi verdi di Joe Biden. E dunque con l’Inflation Reduction Act (Ira) dell’amministrazione americana, il maxi-piano da 370 miliardi di dollari con cui la Casa Bianca intende promuovere un’agenda di investimenti, sussidi e prestiti per favorire la crescita delle tecnologie pulite negli States attraverso una vera e propria “ingegneria industriale”.
L’Ira di Biden, la gioia europea
Il Financial Times segnala che almeno 6 miliardi di dollari sono già andati a aziende dell’Unione Europea che, di conseguenza, saranno spronate a investire negli Stati Uniti. Condizione del piano di Biden è infatti che le aziende che costruiscono tecnologie pulite, accumulatori, batterie, auto elettriche, infrastrutture per la transizione green abbiano un riferimento produttivo americano.
Il Ft ricorda che nell’ultima tornata di finanziamenti da 6 miliardi di dollari, tre bandi da 500 milioni l’uno sono stati vinti da aziende europee. La testata della City di Londra cita, ad esempio, il produttore siderurgico svedese Ssab, che ha ottenuto un bando da mezzo miliardo di dollari per decarbonizzare un impianto in Mississippi; il produttore tedesco di materiali per l’edilizia Heidelberg Materials, che ha incorporato la nostra Italcementi, che costruirà un impianto di cattura e stoccaggio del carbonio in Indiana, riceverà una cifra analoga. Dello stesso ammontare la cifra concessa alla National Cement Company of California, di proprietà del gruppo francese di materiali Vicat, per un progetto analogo.
Il nodo idrogeno
“Oltre 1,6 miliardi di dollari di premi riguardano l’idrogeno e si aggiungono al credito d’imposta dell’IRA fino a 3 dollari al chilogrammo di idrogeno pulito, nonché ai sussidi per la produzione di energia pulita”, ricorda il Ft. E per questo motivo spicca il fatto che Orsted, gigante danese dell’eolico offshore, abbia un atteggiamento diverso tra le due sponde dell’Atlantico. Il gruppo in Europa si ritira da parti del mercato e annuncia 800 esuberi; in America, incassa 100 milioni di sussidi dell’Ira.
Rischi o opportunità per il piano di Biden?
E non finisce qui. L’elenco delle aziende che potrebbero beneficiare dei sussidi “verdi” di Biden è notevole. In Europa si pensi a gruppi come i colossi delle reti, della generazione rinnovabile, della produzione di componenti e infrastrutture. Il rischio, da un lato, è che questo assorbimento di risorse produttive sposti oltre Atlantico il baricentro della produzione di molte aziende. Tanto che c’è chi parla già di un rischio di “guerra economica” lanciata da Biden all’Europa. “La politica industriale, quella finanziaria, la battaglia dei dazi, il tema dell’equità nei rapporti economici transatlantici sono oggi fronti aperti tra Bruxelles e Washington. Destinati a condizionare il futuro di una relazione speciale e inevitabile. Ma che appare oggi sempre più sperequata”, si notava su InsideOver.
Sul lungo periodo la finestra d’opportunità non è da scartare. Per le aziende più che per gli Stati, va detto. Secondo Daniel Gros, direttore dell’Institute for European Policymaking all’Università Bocconi, l’Ira infatti “non crea ostacoli insormontabili per le aziende europee e italiane nel mercato per prodotti verdi Usa. La cosa più importante è che questo mercato crescerà moltissimo grazie all’Ira”, nota Gros. La speranza? Che a spingere la ripresa europea sia l’espansione del mercato americano delle tecnologie pulite. Anche nel green sono gli Usa a dare le carte. E questa svolta decisa da Biden sarà un successo per le aziende europee, che già comprensibilmente si buttano sul business. Per capire se lo sarà anche per l’Europa, ci sarà da vedere.