MPS staccherà un dividendo di 0,25 euro per azione, si tratta del primo da 13 anni, il prossimo 20 maggio. Nel frattempo il MEF ha ceduto con una vendita-lampo un’altra tranche del Montepaschi, approfittando del trend di Piazza Affari per mettere un tassello da ulteriori 650 milioni nel maxi-piano di privatizzazioni del governo. Una parte della politica, però, non sembra convinta di questo passaggio da parte del Tesoro. Il Senatore Antonio Misiani in quota Pd, per esempio, ha espresso alcuni dubbi sul caso e così abbiamo approfondito con lui la questione. Ecco quale è la sua prospettiva.
Il Tesoro cede sul mercato un altro 12,5% di Mps. Si compie così una nuova tappa del processo di uscita dal capitale dell’istituto senese, dopo che lo scorso novembre era stata ceduta una quota del 25% ricavando 920 milioni di euro. Come commenta questa azione?
La fuoriuscita dello Stato da MPS è un impegno assunto con l’Unione Europea. Quello che ci lascia molto perplessi sono due elementi. Il primo è la tempistica delle due operazioni di cessione. La prima fatta a novembre, senza che incombesse alcuna reale urgenza. La seconda decisa e attuata a meno di due mesi dallo stacco di dividendi importanti, entrate a cui il MEF ha deciso di rinunciare senza spiegare il perché. Il secondo nodo di fondo è l’assenza di chiarezza da parte del governo sulle prospettive della banca.
Secondo lei quale futuro ha in mente il MEF per MPS? Quale, a suo avviso, potrebbe essere la scelta migliore?
Nessuno sa quali siano le reali intenzioni del MEF. Sarebbe ora che il governo, a partire dal ministro Giorgetti, lo esplicitasse e lo discutesse, innanzitutto con gli stakeholder del territorio. Perché un conto è decidere di uscire da MPS facendo cassa e basta. Un conto ben diverso è lavorare per favorire la nascita di un terzo polo bancario italiano. Una prospettiva secondo molti auspicabile per il Paese, che grazie al grande lavoro svolto da Lovaglio e dalla sua squadra potrebbe vedere il Monte in una posizione non più da comprimario, ma da protagonista.
MPS staccherà un dividendo di 0,25 euro per azione (il primo da 13 anni, frutto dell’eccellente gestione del management della banca) il prossimo 20 maggio. Lei si è indirettamente chiesto perché il Tesoro, dopo aver ceduto il 25% a novembre, ha scelto di vendere un ulteriore 12,5% proprio ieri, rinunciando a una quota importante dei dividendi. Quale interpretazione dà alla questione?
È una domanda che va rivolta a Giorgetti e al governo. L’impressione di tanti è che il governo sedicente sovranista con questa e altre operazioni di privatizzazione – Poste in primis – voglia fare solo cassa, senza alcun disegno serio di politica industriale. Così però si mette (forse) una toppa nell’immediato, ma nel medio lungo periodo si indebolisce la posizione dell’Italia.